Mons. Savio Hon: Prego per mons. Jin Luxian e spero di andare al suo funerale
Città del Vaticano (AsiaNews) - Siamo tutti molto addolorati per la morte di mons. Aloysius Jin Luxian, che oggi è stato chiamato al cielo. E' un vescovo riconciliato e riconosciuto dal Santo Padre; io prego per lui e avrei grande desiderio di andare al suo funerale.
Ho conosciuto mons. Jin agli inizi degli anni '90, quando lui mi ha invitato a insegnare nel seminario di Sheshan e sono molto legato a lui. Anzitutto perché egli ha avuto con me un rapporto molto amichevole, anzi paterno. Poi perché stimo molto le sue qualità di uomo molto aperto, impegnato nella formazione dei fedeli, dei seminaristi, delle religiose e dei preti. Ogni giorno, dopo pranzo, spendeva sempre un po' di tempo con i suoi sacerdoti. Vanno ricordate anche le sue capacità linguistiche e di traduttore, che egli ha affinato perfino nel periodo di prigionia.
E' stato un pastore molto attivo. In questi anni ha contribuito non poco alla crescita della comunità cristiana di Shanghai, soprattutto quella ufficiale.
Va ricordato il suo impegno per la stampa della Bibbia in cinese, di testi liturgici, di spiritualità, teologia. Egli ha anche costruito un centro di formazione e di ritiri spirituali; ha aperto e mantenuto alcuni fondamentali servizi per gli anziani di Shanghai, il restauro delle chiese... La diocesi è divenuta sempre più importante ed avendo molte possibilità finanziarie, non manca di esprimere solidarietà verso le altre diocesi sorelle: accolgono per esempio tanti sacerdoti che vengono da altri luoghi, sostenendo conventi di suore in altre parti della Cina.
A suo tempo aveva anche riflettuto sul futuro della diocesi e pensato alla successione. Già nel 2005 egli aveva proposto come candidato vescovo mons. Giuseppe Xing Wenzhi. Per questo egli aveva consultato il suo confratello clandestino, il vescovo Fan Zhongliang, come pure il governo, ottenendo il permesso. Ha pure ricevuto l'autorizzazione della Santa Sede.
Purtroppo nel 2010 il vescovo Xing, per motivi personali, ha chiesto di non essere più il successore di questa diocesi.
E il vescovo Jin si è mosso per un altro candidato. Ha chiesto alla comunità, ha ricevuto la luce verde del governo, e ha ottenuto il mandato pontificio per mons. Taddeo Ma Daqin. Quando la Santa Sede ha dato il permesso, essendoci ancora due vescovi, mons. Ma è stato nominato vescovo ausiliare, ma siccome i due vescovi erano molto anziani, era chiara l'intenzione di indicarlo come successore.
Il governo ha recepito questa intenzione, tanto da riconoscerlo come "vescovo coadiutore di Shanghai". In seguito la cosiddetta "conferenza dei vescovi cinesi" ha cancellato questo suo titolo, ma la Santa Sede ha precisato che nessuna conferenza episcopale, in nessuna parte al mondo, ha questo potere di cancellare il mandato pontificio. Tanto più in questo caso, in cui la "conferenza" non è riconosciuta. Per questo rimane fermo per noi che mons. Ma Daqin è il vescovo di Shanghai. E questo è in qualche modo stato concordato dal governo.
Leggendo la storia della diocesi in questi 60 anni, in un percorso non facile per religiosi e per sacerdoti, dobbiamo dire che mons. Jin ha cercato di fare del bene alla Chiesa, ma tale intenzione spesso non è stata capita nemmeno dalla sua comunità gesuita. Ad ogni modo egli ha avuto il coraggio di chiedere perdono e riconciliazione al Santo Padre. Nella lettera pastorale per la diocesi di Shanghai egli ha spesso sottolineato l'importanza dell'amore, del perdono, della purificazione interna della Chiesa.
Anche papa Francesco, che conserva una statuetta della Madonna di Sheshan [il santuario vicino a Shanghai], ha un ricordo molto vivo e personale dei suoi confratelli gesuiti in Cina.
Ho saputo che quando era a Buenos Aires, conservava un pizzico delle ceneri di un padre missionario, che dopo la morte è stato cremato, per ricordare e condividere questa epopea di sofferenza e missione.
Papa Francesco è stato eletto il 13 marzo scorso. Poche ore dopo è stato eletto a presidente della Cina Xi Jinping. Entrambi hanno problemi simili. Xi Jinping deve affrontare la corruzione. Il papa, da vescovo di Buenos Aires, ha scritto un libro ("Guarire dalla corruzione"), in cui egli sottolinea che per cancellare la corruzione, occorre partire dal cambiamento del cuore di ognuno. Per questo è importante "guarire" tutti dalla corruzione. Invece se si "lotta" contro la corruzione, si attribuisce il male solo a chi sta fuori.
Anche la lettera pastorale di mons. Jin parlava della politica come amore altissimo e per questo occorre una purificazione costante.
Da quello che mons. Jin ha fatto, posso dire che egli è una persona che io non dimenticherò mai.
Nel tempo abbiamo coltivato questa amicizia. Ho pregato per lui, per la sua salute e ci siamo scritti per il suo 96mo compleanno. L'ultima volta che ci siamo visti è stato nel 2010, quando egli mi ha invitato per un forum internazionale su Matteo Ricci. E mi ha invitato anche per l'anno dopo a celebrare l'inizio della causa di beatificazione di Xu Guangqi, il mandarino di Shanghai, amico di Matteo Ricci. Mons. Jin ha scritto anche una lettera su Xu Guangqi, mostrando che la sua fede cristiana lo ha reso un vero servitore del bene pubblico, libero dalla corruzione.
Purtroppo, l'anno dopo, il 2011, la diocesi è stata costretta a rimandare questo processo di beatificazione.
* Segretario della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli