Mongolia Interna: nuove proteste e scontri con la polizia, decine di feriti
I nuovi scontri scoppiano dopo che il governo locale assegna terre a un imprenditore han, che uccide il bestiame per cacciare i pastori mongoli. Decine di feriti. Ma Pechino cerca una soluzione per evitare le proteste nella regione, grande fornitrice di carbone.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Oltre 1.000 etnici mongoli hanno protestato chiedendo la restituzione dei terreni espropriati, a Bairin Right Banner e a Sharmurun Som (in cinese: BalinYouqi e Xilanulum Sumu) il 18 luglio, anche se solo il 23 luglio la notizia è stata diffusa dal Centro di informazione per i diritti umani dei mongoli meridionali (Smhric). Nella Mongolia Interna la tensione rimane alta, dopo le proteste dello scorso maggio che hanno causato morti e feriti.
I dimostranti lamentano che il governo locale ha consentito a imprenditori di appropriarsi in modo illegale delle terre dei residenti. Le proteste sono esplose dopo che un imprenditore di etnia Han è stato accusato di avere ingaggiato oltre 200 picchiatori per uccidere il bestiame dei pastori mongoli, investendolo con autoveicoli e bulldozer, e pestare a sangue i pastori che si opponevano all’esproprio.
Circa 300 poliziotti in tenuta antisommossa sono intervenuti per sciogliere la protesta e ci sono stati scontri con decine di feriti.
Il Smhric riferisce di una petizione on-line nella quale i mongoli protestano che “siamo stati impoveriti. Abbiamo perso la nostra terra presa dai cinesi. Siamo stati privati delle nostre risorse naturali. Il nostro bestiame muore. Molti di noi sono senzatetto nella nostra stessa terra”. “Siamo trattati senza rispetto. Dobbiamo alzarci in piedi e difendere i nostri diritti”.
Nella zona ci sono forti contrasti tra gli etnici mongoli, originari della regione, e i cinesi di etnia han immigrati di recente ma che spesso detengono posizioni di potere politico ed economico. A maggio sono esplose diffuse proteste dopo la morte di un etnico mongolo in scontri con i dipendenti di una compagnia mineraria.
Pechino è intenzionata a non consentire alcuna protesta e, dopo che studenti e pastori sono scesi insieme in piazza per domandare maggior tutela per i loro diritti e per l’ambiente (minacciato dal forte sfruttamento minerario e industriale), nella regione sono state mandate molte forze dell’ordine per rinforzare il controllo sociale.
A giugno il tribunale ha condannato a morte l’autista di un autocarro che aveva investito e ucciso il pastore Murgen. Ma questo non ha placato il risentimento della popolazione, che non accetta lo sfruttamento e l’esproprio delle praterie da sempre usate per la pastorizia.
Dopo le recenti proteste, il 20 luglio i media statali hanno annunciato nuove disposizioni, che prevedono la partecipazione di rappresentanti dei pastori alla ideazione dei piani di sviluppo delle ditte minerarie. Inoltre il 24 luglio Liu Zhuozhi, ex vicepresidente della regione, è stato espulso dal Partito comunista per corruzione. Liu è ritenuto uno dei promotori dell’intenso sfruttamento minerario della regione, principale fornitrice di carbone per la Cina, che ha portato all’attuale aperto contrasto.
Gli etnici mongoli sono circa 6 milioni e sono appena il 20% dei 24 milioni di residenti della Mongolia Interna.
I dimostranti lamentano che il governo locale ha consentito a imprenditori di appropriarsi in modo illegale delle terre dei residenti. Le proteste sono esplose dopo che un imprenditore di etnia Han è stato accusato di avere ingaggiato oltre 200 picchiatori per uccidere il bestiame dei pastori mongoli, investendolo con autoveicoli e bulldozer, e pestare a sangue i pastori che si opponevano all’esproprio.
Circa 300 poliziotti in tenuta antisommossa sono intervenuti per sciogliere la protesta e ci sono stati scontri con decine di feriti.
Il Smhric riferisce di una petizione on-line nella quale i mongoli protestano che “siamo stati impoveriti. Abbiamo perso la nostra terra presa dai cinesi. Siamo stati privati delle nostre risorse naturali. Il nostro bestiame muore. Molti di noi sono senzatetto nella nostra stessa terra”. “Siamo trattati senza rispetto. Dobbiamo alzarci in piedi e difendere i nostri diritti”.
Nella zona ci sono forti contrasti tra gli etnici mongoli, originari della regione, e i cinesi di etnia han immigrati di recente ma che spesso detengono posizioni di potere politico ed economico. A maggio sono esplose diffuse proteste dopo la morte di un etnico mongolo in scontri con i dipendenti di una compagnia mineraria.
Pechino è intenzionata a non consentire alcuna protesta e, dopo che studenti e pastori sono scesi insieme in piazza per domandare maggior tutela per i loro diritti e per l’ambiente (minacciato dal forte sfruttamento minerario e industriale), nella regione sono state mandate molte forze dell’ordine per rinforzare il controllo sociale.
A giugno il tribunale ha condannato a morte l’autista di un autocarro che aveva investito e ucciso il pastore Murgen. Ma questo non ha placato il risentimento della popolazione, che non accetta lo sfruttamento e l’esproprio delle praterie da sempre usate per la pastorizia.
Dopo le recenti proteste, il 20 luglio i media statali hanno annunciato nuove disposizioni, che prevedono la partecipazione di rappresentanti dei pastori alla ideazione dei piani di sviluppo delle ditte minerarie. Inoltre il 24 luglio Liu Zhuozhi, ex vicepresidente della regione, è stato espulso dal Partito comunista per corruzione. Liu è ritenuto uno dei promotori dell’intenso sfruttamento minerario della regione, principale fornitrice di carbone per la Cina, che ha portato all’attuale aperto contrasto.
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03/10/2020 08:19
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