Missionari del Pime fra le vittime del tifone Morakot
Taipei (AsiaNews) – Il tifone Morakot ha colpito Taiwan con una violenza inaspettata, la più potente in oltre mezzo secolo. In poche ore il tifone ha riversato sull’isola oltre 3 metri di pioggia, sommergendo case e strade, distruggendo ponti e strutture. Ieri il governo di Taipei ha confermato che sono morte 292 persone e che altre 395 sono dispersi. Il presidente Ma Ying-jeou, criticato con forza per la lentezza con cui i soccorsi sono giunti alle popolazioni, ha detto che il bilancio finale dei morti potrebbe superare le 500 vittime.
Più di 25 mila persone sono senza tetto, avendolo dovuto abbandonare. A tutt’oggi, mentre diverse strade e case vengono riparate, almeno 6 mila sfollati vivono in tende o alloggi di fortuna.
L’alluvione di acqua e fango ha distrutto 136.400 case e inferto danni all’agricoltura per 14,4 miliardi di dollari di Taiwan (circa 300 milioni di euro).
P. Paolo Spanghero, missionario del Pime, è parroco in una zona della montagna taiwanese nel sud, fra le più colpite dal tifone. Ecco quanto pochi giorni fa ha scritto ai suoi confratelli:
Carissimi,
come sapete siamo stati visitati dal tifone (in cinese: taifong,"il vento grande"). Ma più che il vento e stata la pioggia a tradirci. Le montagne infatti ci riparano dal primo, ma raccolgono una quantità smisurata della seconda. Si sperava che l'immenso gorgo di nuvole impazzite e gravide d'acqua passasse in fretta attraverso l'isola come fa di solito. Invece questa volta ha rallentato fino quasi a fermarsi e...si sono aperte le cateratte del cielo. Nella mia zona sono scesi in certe valli anche 2metri di pioggia nello spazio di un giorno e una notte. Risultato: l'80% dei ponti e delle strade distrutti o impraticabili, mangiati anche lunghi tratti di strade statali giù nelle valli. Villaggi interi spazzati via da roccia e fango che diventano come fiumi liquidi e mortali che invadono tutto. Quel che è più doloroso è il bilancio di vite umane. In un villaggio a 12km in linea d'aria da qui [il villaggio di Hsiaolin] 500 persone sono state seppellite nelle loro case distrutte. I pochi superstiti non vogliono che si scavi nella nuova collina che si e' formata. Vogliono farne un cimitero unico e un memoriale. Ma se non scavano gli uomini, c'è la possibilità (quasi certa) che una futura inondazione la distrugga e disperda i resti fino al mare.
La zona della mia parrocchia è stata colpita duramente come le altre adiacenti. Nonostante che i morti (trovati) si contino a decine, e tanti siano i dispersi, nessuno dei miei cristiani è morto o ha riportato ferite gravi. Alcuni però hanno visto la morte da vicino. É crollato il ponte principale che univa le due rive della cittadina (si vede bene con il Google Earth,quando il ponte c'era) e l'unica strada è interrotta a monte e a valle. A valle è stata letteralmente mangiata dal fiume per 3 km. Ora si passa tra le gallerie di una vecchia stradina fatta dai giapponesi 80 anni fa, e per un tratto molto precario aperto sul greto fangoso del fiume, a pochi metri dalle acque ancora minacciose. I militari ci hanno portato acqua da bere, luce e telefono e hanno evacuato con gli elicotteri quasi tutti gli abitanti (aborigeni) delle montagne alte, completamente isolati, a cominciare dai vecchi, i malati e i feriti. Manca ancora l'acqua per lavare e lavarsi (dicono che la riavremo domani).Comunque abbiamo ancora scorte di acqua piovana nei secchi. Il più duro (per me e per le 4 suore) è stato passare 5 giorni senza luce facendo tesoro delle candele usate della chiesa (mai buttarle via !) e senza neanche ventilatori. Non sono mai andato a letto così presto, con la mia candela, recitando il breviario in un'umidità da jungla amazzonica. Eravamo senza acqua e soprattutto senza notizie, neppure dei villaggi adiacenti, irraggiungibili.
Certi aborigeni sperduti o scappati nei boschi hanno usato segnali di fumo per farsi scorgere dagli elicotteri. Altri hanno usato cartelloni tra una riva e l'altra di torrenti ruggenti e inguadabili per comunicare i bisogni urgenti. É così che solo giorni dopo abbiamo saputo che a 5 km da qui, in una frazione ancora isolata e piena di sorgenti calde (che rendono il terreno ancora più friabile) sono morti seppelliti vivi in 32. Hanno trovato solo 6 cadaveri. Il fango e le pietre raggiungono il secondo piano. Una équipe coreana ha portato cani e equipaggiamenti per annusare i morti ma le piogge quotidiane li rendono inservibili. Nella zona vivono 4 famiglie cattoliche cinesi, tutte salve, due per miracolo.
La cittadina di Chishan,a 35 km da qui, allo sbocco di una vallata parallela con la mia e dove c'e' il seminario Redemptoris Mater, è stata anche lei in gran parte invasa dall'acqua e dal fango ed è tutt'ora quasi del tutto isolata. Il seminario non ha ricevuto danni ed è ora usato dalla diocesi come centro di raccolta di aiuti. I problemi che si profilano sono immensi. Il futuro dell'economia dell'intera zona montana, centrata sul turismo sulla coltivazione del tè d'alta montagna e sull'industria delle sorgenti calde è un grosso punto di domanda. Le montagne si stanno sfaldando, non è più sicuro abitarvi o costruire case o strade. Tra un tifone e l'altro, la natura non ha più il tempo di guarire le enormi ferite dei boschi precipitati. Molti dei mie cristiani ora non hanno lavoro.
Carissimi, non vorrei dare l'impressione che tutto sia negativo. Come sempre, ogni tifone (o tragedia) che colpisce il bersaglio porta nell'animo taiwanese il senso di una lezione dal cielo, come una lavata di capo (specie per i governanti) e mette in cuore la voglia di ricominciare. Per noi cristiani, Morakot è stata una parola di Dio che ci ha detto la verità (ossia ha rivelato la nostra fragilità).Ma il Signore è stato buono con noi lasciandoci in vita e incolumi tra tante sofferenze e perdite. Per l'Assunta, il 15 agosto scorso, siamo riusciti a dir messa nella chiesa principale, umida ma pulita dopo l'inondazione (solo 5-7cm di acqua e fango). Per domani [23 agosto], siamo addirittura riusciti a trovare dei fiori per adornare l'altare. Un saluto a tutti i confratelli.
Nel Signore
P. Paolo Spanghero (Luo Baolu, shenfu)
12/04/2010