Migliaia di rifugiati karen in Thailandia a rischio fame
I rifugiati Karen – circa 10mila secondo le ultime stime – lamentano alloggi inadeguati e mancanza di cibo; molti sopravvivono con solo un pugno di riso e, non potendo lavorare in Thailandia, sono costretti a lottare per racimolare una piccola somma di denaro. Un profugo karen a Mae Sot rivela che “per i benefattori è difficile pure donare cibo” perché le autorità di Bangkok “non approvano” la politica del sostegno. Tra gli sfollati, molti sono vecchi, donne o bambini e sono ad alto rischio di malnutrizione.
In Thailandia i karen hanno a disposizione tende di fortuna erette fra gli alberi, in mezzo alla boscaglia; altri trovano riparo in alcune aziende agricole della provincia. La maggioranza vorrebbe tornare nei villaggi di origine, in Myanmar, ma i terreni lungo il confine sono cosparsi di mine anti-uomo e il viaggio presenta rischi troppo elevati. La scorsa settimana una bambina di sette anni è rimasta gravemente ferita, dopo che la sua bici è passata sopra una mina.
L’inviato speciale Onu per il Myanmar Tomas Ojea Quintana spiega che il numero crescente di rifugiati birmani nel Sud-est asiatico è una prova della crisi interna del regime ed è diventato un problema “che interessa l’intera regione”.
Sulla questione dei profughi è intervenuta anche Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld), che si dice “solidale” con i propri concittadini in fuga dal Paese. “Sono davvero dispiaciuta – afferma la Nobel per la pace – che le condizioni della nostra nazione siano tali da costringere i birmani a diventare rifugiati”. La donna si augura che i rifugiati possano “tornare un giorno nelle proprie case in tutta sicurezza”; intanto invita i Paesi che li ospitano a “badare a questi rifugiati con compassione e comprensione”.