Mar cinese meridionale: Pechino e Hanoi vicine all’accordo, ma è crisi con Manila
Cina e Vietnam avrebbero raggiunto una soluzione per dirimere “in modo pacifico” la controversia sui confini. Maggiore collaborazione e rafforzati i rapporti bilaterali. Forti tensioni fra Pechino e Manila: minacce dalla Cina, dopo che le Filippine hanno innalzato una struttura militare sulle Spratly.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Cina e Vietnam avrebbero raggiunto un accordo, per dirimere “in modo pacifico” le divergenze sui confini nel Mar cinese meridionale. Restano invece distanti le posizioni fra Pechino e Manila: secondo un recente rapporto, le Filippine hanno costruito una struttura militare in una delle isole Spratly al centro della contesa. La Cina annuncia serie “conseguenze” per il futuro, mentre i giornali vicini al partito comunista accusano il governo filippino di “mancanza di sincerità”. Il fronte rimane aperto e la tensione è destinata ad aumentare, visto che non emergono spiragli di trattativa fra i due fronti.
Nguyen Phuong Nga, portavoce del ministero vietnamita degli Esteri, ha sottolineato che “dopo sette round di negoziati”, Hanoi e Pechino hanno raggiunto un “consenso preliminare su una serie di questioni”, fra cui la risoluzione delle dispute nel Mar cinese meridionale “in modo pacifico, secondo le leggi internazionali”. Dunque Cina e Vietnam si atterranno alla Dichiarazione di condotta (Doc) del 2002 – che regola i confini delle nazioni coinvolte – e ribadiscono l’intenzione di non “complicare” la situazione o “usare la forza” per dirimere le controversie.
Pechino e Hanoi hanno inoltre deciso – secondo un’opzione più volte proposta dalla Cina – di risolvere problematiche relative ai due Paesi attraverso colloqui bilaterali; elementi che riguardano tutte le nazioni dell’area, saranno invece trattate a livello collegiale.
Intanto resta aperto il fronte di crisi fra Pechino e Manila. La Cina contesta alle Filippine la costruzione di una piccola struttura militare su uno degli atolli che formano le isole Spratly, al centro della controversia internazionale insieme alle Paracel. I cinesi avvertono la controparte filippina di possibili “conseguenze”, per aver invaso una porzione di territorio “sulla quale è la Cina a vantare la sovranità”.
Pechino accusa il governo di Manila di violare la Doc del 2002 e giudica la recente proposta delle Filippine al vertice Asean, di trasformare i territori al centro della controversia in una “zona di pace, libertà, amicizia e collaborazione”, solo un “trucco” per ingannare le altre nazioni coinvolte. Di contro, le Filippine ribadiscono l’intenzione di voler rispettare le leggi internazionali e di cercare una soluzione pacifica, anche “in seno alle Nazioni Unite”.
Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella che avanza le maggiori rivendicazioni in materia di confini marittimi nel mar Cinese meridionale, che comprendono le isole Spratly e Paracel, disabitate, ma assai ricche di risorse e materie prime. L’egemonia nell’area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento delle materie prime, fra cui petrolio e gas naturale.
A contrastare le mire espansionistiche di Pechino vi sono il Vietnam, le Filippine, la Malaysia, il Sultanato del Brunei e Taiwan, cui si uniscono la difesa degli interessi strategici degli Stati Uniti nell’area.
Nguyen Phuong Nga, portavoce del ministero vietnamita degli Esteri, ha sottolineato che “dopo sette round di negoziati”, Hanoi e Pechino hanno raggiunto un “consenso preliminare su una serie di questioni”, fra cui la risoluzione delle dispute nel Mar cinese meridionale “in modo pacifico, secondo le leggi internazionali”. Dunque Cina e Vietnam si atterranno alla Dichiarazione di condotta (Doc) del 2002 – che regola i confini delle nazioni coinvolte – e ribadiscono l’intenzione di non “complicare” la situazione o “usare la forza” per dirimere le controversie.
Pechino e Hanoi hanno inoltre deciso – secondo un’opzione più volte proposta dalla Cina – di risolvere problematiche relative ai due Paesi attraverso colloqui bilaterali; elementi che riguardano tutte le nazioni dell’area, saranno invece trattate a livello collegiale.
Intanto resta aperto il fronte di crisi fra Pechino e Manila. La Cina contesta alle Filippine la costruzione di una piccola struttura militare su uno degli atolli che formano le isole Spratly, al centro della controversia internazionale insieme alle Paracel. I cinesi avvertono la controparte filippina di possibili “conseguenze”, per aver invaso una porzione di territorio “sulla quale è la Cina a vantare la sovranità”.
Pechino accusa il governo di Manila di violare la Doc del 2002 e giudica la recente proposta delle Filippine al vertice Asean, di trasformare i territori al centro della controversia in una “zona di pace, libertà, amicizia e collaborazione”, solo un “trucco” per ingannare le altre nazioni coinvolte. Di contro, le Filippine ribadiscono l’intenzione di voler rispettare le leggi internazionali e di cercare una soluzione pacifica, anche “in seno alle Nazioni Unite”.
Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella che avanza le maggiori rivendicazioni in materia di confini marittimi nel mar Cinese meridionale, che comprendono le isole Spratly e Paracel, disabitate, ma assai ricche di risorse e materie prime. L’egemonia nell’area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento delle materie prime, fra cui petrolio e gas naturale.
A contrastare le mire espansionistiche di Pechino vi sono il Vietnam, le Filippine, la Malaysia, il Sultanato del Brunei e Taiwan, cui si uniscono la difesa degli interessi strategici degli Stati Uniti nell’area.
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