10/11/2012, 00.00
PAKISTAN - GRAN BRETAGNA
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Malala Day: una petizione per assegnare il Nobel per la pace a Malala Yousafzai

Decine di migliaia di persone in tutto il mondo sostengono l'iniziativa, per premiare il coraggio e dell'attivista che ha sfidato la follia talebana. A 30 giorni dall'agguato, il segretario generale Onu indice per oggi una Giornata mondiale a lei dedicata. Intanto migliorano le condizioni di salute.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - Decine di migliaia di persone in tutto il mondo hanno sottoscritto una petizione on-line, che chiede di candidare al Nobel per la pace Malala Yousafzai, la 15enne attivista pakistana ferita in modo grave dai talebani per la sua lotta a favore dello studio femminile. Intanto su iniziativa del segretario generale Onu Ban Ki-moon si celebra oggi il Malala Day, una giornata dedicata alla giovane che - secondo gli ultimi bollettini medici - sta lentamente recuperando dagli interventi chirurgici ai quali è stata sottoposta per salvarle la vita. A 30 giorni esatti dall'attacco dei fondamentalisti (avvenuto il 9 ottobre scorso), il massimo esponente delle Nazioni Unite ha voluto rendere onore alla ragazza quale "fonte di ispirazione per l'istruzione femminile in tutto il mondo".

Ieri l'inviato speciale Onu per l'istruzione globale ha visitato il Pakistan, dove ha incontrato il presidente Asif Ali Zardari; il diplomatico delle Nazioni Unite ha consegnato al capo di Stato una petizione sottoscritta da oltre un milione di persone, le quali chiedono che "diventi realtà l'istruzione delle ragazze in Pakistan".

Intanto decine di migliaia di persone hanno sottoscritto le petizione on-line, che sostiene la nomina della giovane attivista pakistana al premio Nobel per la pace del prossimo anno. Anche il governo britannico invita ad appoggiare la campagna, perché Malala rappresenta quanti si vedono negato il diritto allo studio. L'adesione ricevuta dall'iniziativa ha sorpreso anche il padre della giovane, Ziauddin, che conferma "il buon recupero" fisico della figlia, ancora incredula per le migliaia di messaggi, cartoline e doni ricevuti da ogni angolo del mondo. "L'hanno aiutata - aggiunge il genitore - a sopravvivere e lottare con forza".

Malala Yousafzai - vincitrice di un premio nazionale giovanile - il 9 ottobre scorso è rimasta vittima di un attentato talebano nella Swat Valley, area montagnosa della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l'Afghanistan roccaforte degli estremisti islamici contrari. È stata colpita mentre si trovava a bordo dello scuolabus che l'avrebbe accompagnata a casa, dopo aver concluso le lezioni del mattino. La giovane era diventata famosa nel 2009 all'età di 11 anni, per aver tenuto un blog sul sito in lingua locale della Bbc in cui denunciava gli attacchi dei fondamentalisti islamici pakistani contro le ragazze e gli istituti scolastici femminili, per impedire loro di studiare ed emanciparsi. All'interno del suo diario virtuale, Malala testimoniava la crudeltà dei talebani e le violenze attraverso cui mantengono il potere, terrorizzando le popolazioni locali.

La frontiera nord-occidentale è considerata una roccaforte dei talebani, tanto che in alcune aree vigono la Shariah e le Corti islamiche, chiamate a giudicare controversie, oltre che comportamenti e regole di morale. Sono centinaia le scuole - anche cristiane - chiuse nella sola Swat Valley, mettendo in pericolo l'istruzione di decine di migliaia di studentesse e il lavoro di circa 8mila insegnanti donne.

L'educazione delle nuove generazioni è una delle vie che il governo deve percorrere per vincere la povertà e garantire un vero sviluppo alla nazione, come sottolineato in un dossier (cfr. L'educazione può fermare i talebani in Pakistan). Tra le poche realtà presenti per qualche tempo nell'area, un gruppo di suore carmelitane originarie dello Sri Lanka che, con coraggio e determinazione, erano impegnate nella promozione dell'istruzione femminile (cfr. AsiaNews 22/06/2012Carmelitane singalesi per educare le ragazze in Pakistan); tuttavia, le religiose hanno dovuto abbandonare dopo un anno e mezzo per le minacce dei fondamentalisti islamici.

 

 

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