L’Associazione Patriottica minaccia 10 ordinazioni episcopali senza mandato del papa
di Paul Wang
Lo dichiara Antonio Liu Bainian, presidente onorario dell’Ap. Lo scorso 11 maggio vi è stata un’elezione episcopale a Shantou (Guangdong) con un candidato unico, legato al Partito comunista, per spodestare il vescovo della diocesi, approvato dalla Santa Sede.
Hong Kong (AsiaNews) – Il presidente onorario dell’Associazione patriottica, Antonio Liu Bainian esige che il Vaticano “non interferisca nel lavoro dei vescovi autoeletti e autoordinati [ossia senza mandato papale-ndr] e che riconosca e sostenga i vescovi eletti nel loro lavoro di evangelizzazione”. Liu Bainian, soprannominato “il papa della Cina” per la sua pretesa di guidare tutta la Chiesa cinese, ha detto che vi sono ancora almeno 10 candidati all’episcopato che saranno presto eletti secondo il metodo della “autoelezione” e “autoordinazione”, che è il metodo “voluto dalla Chiesa in Cina”.
Le dichiarazioni di Liu Bainian sono state riportate dal Wen Wei Po, un giornale di Hong Kong vicino al Partito comunista cinese, lo scorso 14 maggio.
Esperti considerano le pesanti dichiarazioni come una sfida e una minaccia lanciate al Vaticano di prossime ordinazioni episcopali senza mandato papale, dopo quella avvenuta nel novembre scorso a Chengde (v. 20/11/2010 Chengde: otto vescovi uniti al papa partecipano all’ordinazione illecita).
Le parole di Liu Bainian si stanno avverando già da tempo. Giorni prima, l’11 maggio, a Shantou, con l’elezione di un vescovo da parte di preti, suore e laici, sotto minacce e pressioni, contro la volontà della Santa Sede.
Il comitato elettivo composto da 15 preti, cinque suore, due seminaristi e 50 laici ha votato a larga maggioranza l’unico candidato, il p. Giuseppe Huang Bingzhang. Tale “auto elezioni” ha forti pecche:
1) anzitutto essa è stata segnata da costrizioni. Sacerdoti e laici hanno confessato di essere stati presi da casa e “accompagnati” dalla polizia; inoltre, nella sala dell’elezioni erano presenti molti membri dell’Ap e della polizia che controllavano lo scrutinio e verificavano il voto. Molti hanno dichiarato di aver subito pressioni fortissime per votare il candidato unico; altri hanno detto di essere stati costretti a votare “contro coscienza” per timore di vendette e minacce sui loro parenti. Nonostante ciò, nella votazione, vi sono stati tre voti contrari e tre astenuti. Ma il candidato unico ha presto 66 voti. Su cinque preti che non hanno voluto partecipare all’elezione manipolata, tre sono sotto la sorveglianza della polizia; uno è scomparso (forse si è nascosto); uno è stato arrestato.
2) Il candidato, il p. Huang, era desideroso di diventare vescovo da molto tempo e il Vaticano non lo ha mai visto come un candidato degno. Il p. Huang è definito dai suoi fedeli come “un ambizioso”, “un assetato di potere” e uno troppo vicino al Partito comunista. Dal 1998 egli è membro vicario dell’Assemblea nazionale del popolo (il parlamento cinese); è presidente dell’Ap del Guangdong e dallo scorso dicembre è uno dei vicepresidenti dell’Ap a livello nazionale (v. 09/12/2010 L’Assemblea patriottica cinese vota la sua leadership. Un grave danno per la Chiesa).
3) La diocesi di Shantou ha già il vescovo, nella persona di mons. Zhuang Jianjian, ordinato segretamente con l’approvazione della Santa Sede nel 2006. Ma l’Ap non lo riconosce come vescovo e ha sempre frenato la sua opera pastorale. Da dicembre scorso egli è sempre controllato dalla polizia e la scorsa Settimana santa è stato impedito di svolgere il suo ministero
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