Liaoning: sacerdoti a difesa del vescovo per non farlo andare a un’ordinazione illecita
di Jian Mei
Mons. Pei Junmin ha ricevuto l’ingiunzione di partecipare all’ordinazione episcopale a Shantou il prossimo 14 luglio. Il candidato non ha alcun mandato papale. I suoi sacerdoti lo difendono dalla deportazione a forza.
Shenyang (AsiaNews) – I sacerdoti delle diocesi del Liaoning si sono radunati oggi nella casa del vescovo di Shenyang per proteggerlo da una possibile deportazione. Al vescovo, mons. Paolo Pei Junmin, è stato infatti imposto di andare a ordinare p. Giuseppe Huang Bingzhang a Shantou il prossimo 14 luglio, in una ordinazione senza il mandato papale. È possibile che mons. Pei venga trascinato a forza a parteciparvi.
Alcune fonti citano anche il 15 o il 17 luglio come data di questa ordinazione. Se essa avviene, sarà il primo caso dopo la dura dichiarazione della Santa Sede sulle scomuniche legate all’ordinazione di Leshan del 29 giugno (04/07/2011 La Santa Sede condanna l’ordinazione episcopale di Leshan).
Mons. Pei, vescovo di Liaoning, è in comunione con il papa ed è riconosciuto dal governo. Egli era anche stato costretto a partecipare all’ordinazione illecita di Chengde, nel novembre scorso (20/11/2010 Chengde: otto vescovi uniti al papa partecipano all’ordinazione illecita).
La pressione del governo sui vescovi cinesi è fortissima. Un altro giovane vescovo, che ha preferito l’anonimato, ha detto ad AsiaNews che egli si sente stanco, come “avere una pietra sul petto”, soprattutto nel dover far fronte a sempre più ordinazioni illecite. “Sono in timore e trepidazione ogni giorno – ha detto - temendo di ricevere l’ordine a parteciparvi. Sono davvero esausto”
Oggi i sacerdoti di Liaoning hanno diffuso un messaggio in cui chiedono preghiere per la loro diocesi che deve affrontare difficoltà senza precedenti, quali il fatto che il loro vescovo viene forzato a partecipare all’ordinazione illecita di p. Huang, eletto lo scorso 11 maggio.
Tutti i sacerdoti della diocesi si sono radunati nella casa del vescovo per un incontro di emergenza e per discutere il problema. Essi hanno firmato una dichiarazione comune in cui si critica le autorità cinesi di forzare il loro vescovo a partecipare all’ordinazione di Shantou.
Al momento essi stanno proteggendo il vescovo dall’essere portato via di forza dalle autorità governative per l’ordinazione. La dichiarazione spiega anche che i sacerdoti sperano che il Signore darà alle autorità del governo sufficiente grazia per riconoscere la verità.
Alcune fonti citano anche il 15 o il 17 luglio come data di questa ordinazione. Se essa avviene, sarà il primo caso dopo la dura dichiarazione della Santa Sede sulle scomuniche legate all’ordinazione di Leshan del 29 giugno (04/07/2011 La Santa Sede condanna l’ordinazione episcopale di Leshan).
Mons. Pei, vescovo di Liaoning, è in comunione con il papa ed è riconosciuto dal governo. Egli era anche stato costretto a partecipare all’ordinazione illecita di Chengde, nel novembre scorso (20/11/2010 Chengde: otto vescovi uniti al papa partecipano all’ordinazione illecita).
La pressione del governo sui vescovi cinesi è fortissima. Un altro giovane vescovo, che ha preferito l’anonimato, ha detto ad AsiaNews che egli si sente stanco, come “avere una pietra sul petto”, soprattutto nel dover far fronte a sempre più ordinazioni illecite. “Sono in timore e trepidazione ogni giorno – ha detto - temendo di ricevere l’ordine a parteciparvi. Sono davvero esausto”
Oggi i sacerdoti di Liaoning hanno diffuso un messaggio in cui chiedono preghiere per la loro diocesi che deve affrontare difficoltà senza precedenti, quali il fatto che il loro vescovo viene forzato a partecipare all’ordinazione illecita di p. Huang, eletto lo scorso 11 maggio.
Tutti i sacerdoti della diocesi si sono radunati nella casa del vescovo per un incontro di emergenza e per discutere il problema. Essi hanno firmato una dichiarazione comune in cui si critica le autorità cinesi di forzare il loro vescovo a partecipare all’ordinazione di Shantou.
Al momento essi stanno proteggendo il vescovo dall’essere portato via di forza dalle autorità governative per l’ordinazione. La dichiarazione spiega anche che i sacerdoti sperano che il Signore darà alle autorità del governo sufficiente grazia per riconoscere la verità.
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