Le donne, prime vittime della politica del figlio unico
di Wang Songlian
Aborti forzati, sterilizzazione, congegni intrauterini, multe: in occasione della Giornata della donna,, un lungo articolo analizza la situazione della politica di pianificazione familiare in Cina. Una legge ingiusta e crudele, che nel corso dei decenni ha coperto centinaia di milioni di omicidi e va fermata subito.
Pechino (AsiaNews) – I palliativi o i “casi eccezionali” non serviranno per fermare gli abusi e le violenze collegate alla famigerata legge sul figlio unico in vigore in Cinae che colpisce anzitutto le donne. Essa deve essere abolita, prima che i disastri sociali e demografici che sta creando divengano troppo grandi. È l’opinione di Wang Songlian, attivista del Chinese Human Rights Defender, che in questo intervento in occasione della Giornata delle donne chiede al governo cinese di tornare indietro sulla politica di pianificazione familiare.
Ideata dallo stesso Mao Zedong, ma messa in atto da Deng Xiaoping, la legge lanciata nel 1979 impone alle coppie urbane di avere un solo figlio; quelle rurali possono arrivare a due, ma soltanto in alcuni casi decisi dalle autorità. Secondo Deng essa è indispensabile per tenere sotto controllo la sovrappopolazione ma – applicata con metodi brutali, aborti forzati e violenze diffuse – è stata più volte denunciata da dissidenti interni e criticata persino da una parte della classe politica. Si stima che sotto questa legge siano stati praticati centinaia di milioni di aborti.
Nel frattempo, nell’ambito della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, alcuni deputati dell’Heilongjiang hanno dichiarato che il governo centrale “sta pensando” a eliminare una parte di questa politica in cinque province, ma non hanno aggiunto alcun particolare. Tuttavia, come spiega Wang nel lungo articolo che pubblichiamo in forma integrale, “non servono le eccezioni, le tangenti o le multe: va abolita immediatamente, prima che sia troppo tardi”. Il Chrd ha pubblicato mesi fa un rapporto dal titolo “Non ho alcuna scelta sul mio proprio corpo” (v. 22/12/2010 La legge del figlio unico schiavizza il corpo delle donne).
“Ma è ancora praticata”? Questa è una reazione comune che ritrovo quando parlo della politica della pianificazione familiare in Cina. Mentre la popolazione cinese diventa sempre più benestante, sempre più coppie si possono permettere di pagare una multa salata (o una tangente) ai funzionari comunisti per aggirare la legge. Il governo ha anche introdotto alcune eccezioni all’obbligo di avere “un figlio unico”. Tutto questo crea però molta confusione, e alcune speculazioni, sullo status attuale della politica: la popolazione è ancora costretta a seguirla?
La risposta è un sonoro “sì”. Secondo alcune stime, almeno il 60 % delle coppie cinesi in età riproduttiva – parliamo all’incirca di 420 milioni di persone, uomini e donne – hanno il permesso di avere un solo figlio. Dato l’enorme numero di persone coinvolte, la messa in pratica di questa politica da parte della Cina continua a essere una preoccupazione. Non importa a quante coppie sia permesso avere più di un figlio: il governo continua a privare i propri cittadini del diritto di riprodursi.
La politica è indirizzata ad entrambi i sessi, ma dato che sono le donne ad avere più responsabilità, nell’ambito del controllo delle nascite sono colpite dalla legge in maniera sproporzionata. Alcuni governi locali oggi chiedono che le donne firmino accordi che le obbligano a sottostare a vari aspetti della politica, come test ginecologici periodici che controllino gravidanze o aborti; oppure scoprire le prove di una rimozione di impianti contraccettivi intra-uterini (Iud).
Le donne devono chiedere un “permesso di nascita” prima che venga concesso loro di dare la vita. Quindi, quando hanno raggiunto la propria quota, vengono “persuase” dai rappresentanti comunisti a inserirsi degli Iud o a essere sterilizzate. Le donne non sposate, o quelle che hanno già dato la vita a un figlio, possono essere costrette a effettuare degli aborti forzati.
Sotto la pressione di sorveglianza e coercizione, le coppie non hanno molta scelta se non quella di seguire ciò che il governo dice. Come ha scritto una donna, “se non lo fai, quelli dell’Ufficio per la pianificazione familiare non ti lasceranno andare via. Arriveranno a rapire la tua famiglia, ti faranno entrare in una stanza dalla quale uscirai soltanto con uno Iud inserito”.
Le peggiori violazioni dei diritti umani, insieme a uno sforzo maggiore nell’applicazione della legge sulla pianificazione familiare, tendono a verificarsi durante delle campagne (di solito nelle zone rurali del Paese) che i governi locali ordinano per combattere una diffusa tendenza a sfuggire alla legge. Il 7 aprile dello scorso anno a Puning – una città della provincia meridionale del Guangdong – ha lanciato la “Seconda azione speciale per la sterilizzazione” dopo essere stata criticata nel corso di un incontro provinciale per gli scarsi risultati ottenuti nell’applicazione della legge sul figlio unico.
I rappresentanti della municipalità sono stati avvertiti: se non avessero raggiunto gli standard richiesti, sarebbero stati licenziati. Per raggiungere le proprie quote, questi hanno arrestato i parenti più anziani di quelle coppie con un secondo figlio che lavorano fuori città: questi arresti sono stati usati come mezzo di ricatto per costringere le coppie a tornare e sottoporsi a delle sterilizzazioni forzate. Entro il 12 aprile (5 giorni dopo il meeting) sono state arrestate 1.377 persone. E la metà delle sterilizzazioni richieste (9.559) erano state compiute.
Come è tipico nel corso di queste campagne, i dirigenti locali fissano degli obiettivi arbitrari per i funzionari di basso livello. Gli uomini e le donne nel mirino della legge sono visti come statistiche, non come individui le cui scelte andrebbero rispettate. Le garanzie limitate previste dalla Legge per la pianificazione familiare e della popolazione vengono ignorate, e i dirigenti assicurano che raggiungono i propri scopi con “metodi locali” come arresti, minacce, percosse, demolizione delle case e confisca dei beni appartenenti alle coppie e alle loro famiglie.
È raro che i dirigenti vengano ritenuti responsabili degli abusi commessi in nome della legge per la pianificazione popolare. E quando le vittime cercano giustizia – in tribunale o attraverso il sistema delle petizioni – vengono ignorate o rischiano grosso.
Chen Guangcheng, attivista cieco di Linyi (nello Shandong) è stato condannato a 4 anni e 3 mesi di detenzione per aver portato avanti delle campagne pubbliche contro le violenze previste dalla legge. Dal suo rilascio, avvenuto all’inizio del settembre 2010, il governo locale ha messo lui e la sua famiglia agli arresti domiciliari senza alcuna motivazione giuridica. E nessun dirigente è stato punito per gli abusi che Chen ha documentato.
La messa in pratica della pianificazione familiare è estremamente irregolare: è soggetta a varie direttive dettate dalla politica locale, così come è aperta all’interpretazione dei funzionari. Per esempio se una madre o un padre rifiutano di farsi sterilizzare, in alcuni casi l’hukou (certificato di residenza) dei figli viene trattenuto. In altri casi si va incontro a minacce o violenza.
In alcune parti della nazione, i genitori possono pagare una multa o corrompere i funzionari per evitare la sterilizzazione. Ad altri non viene neanche chiesto di subire questa procedura: sono loro stessi che chiedono di pagare la multa, chiamata in maniera ufficiale “tassa per il mantenimento sociale”.
Anche se esistono degli standard precisi per applicare le multe, esistono ampi spazi di interpretazione: questo crea delle applicazioni scorrette della legge ed enormi possibilità di corruzione. I membri della crescente classe media cinese potrebbero anche essere in grado di comprarsi una via d’uscita dalla politica; i residenti rurali e i poveri non sono in grado di farlo.
I cambiamenti nella politica di pianificazione familiare sono al di là da venire. Mentre si ritiene molto spesso che sia grazie a questa che si è ridotta in maniera drastica la popolazione cinese, in altri posti si è ottenuto lo stesso risultato senza gli abusi ai diritti umani o le distorsioni demografiche create dalla legge sul figlio unico. La politica, infatti, ha creato una sproporzione enorme fra i due sessi, così come oggi mancano giovani lavoratori in grado di curarsi degli anziani.
Misure d’appoggio – come aumentare il numero di situazioni “eccezionali” in cui viene permesso un secondo figlio – sono inadeguate e ingiuste, e non faranno nulla per limitare gli abusi collegati a questa politica. Servono oggi dei cambiamenti fondamentali: la politica di pianificazione familiare nella sua forma attuale deve essere abolita e rimpiazzata da una legge basata sulla libera scelta e su un sistema sanitario e e riproduttivo di altissimo livello.
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