La questione armena e le tensioni fra Ankara e Parigi
di NAT da Polis
Il parlamento francese ha varato la proposta di comminare prigione e multe a chi non riconosce il genocidio armeno. Il governo di Erdogan ritira l’ambasciatore, accusa la Francia di “genocidio”, blocca la collaborazione militare, pensa al boicottaggio economico. Anche la comunità armena e il patriarca armeno di Istanbul sono freddi sulla mossa francese. Diviene più difficile l’entrata di Ankara nella Ue.
Istanbul (AsiaNews) - Il periodo della presidenza di Nicolas Sarkozy si è sempre contraddistinto per i non facili rapporti franco-turchi. Stavolta la causa non è la liceità della Turchia in Europa, ma il genocidio armeno perpetrato dall’impero ottomano nel 1915 e mai riconosciuto dalla Turchia laica kemalista e dalla Turchia neo-ottomana di Erdogan.
La scintilla è scoppiata con la decisione dell’Assemblea nazionale francese di adottare un provvedimento con cui si criminalizza il rifiuto dell’olocausto armeno, passibile di condanna fino ad un anno di carcere e di una ammenda di 45mila euro. Per la storia, la Francia aveva già riconosciuto il genocidio armeno sin dal 2001.
Brusche e roboanti le reazioni del primo ministro turco Tayyip Erdogan, che ha parlato di politica discriminatoria, razzista, xenofoba. Infuriato, il premier ha dichiarato che “la Francia ha aperto una ferita, che sarà difficile da guarire”. Erdogan ha anche consigliato alla Francia di guardare ai “genocidi” di cui essa sarebbe responsabile, citando l’Algeria e il Ruanda.
Prima dell’approvazione del disegno di legge, davanti al parlamento francese si erano radunati migliaia di turchi per manifestare contro la decisione. E come prima risposta, Erdogan ha annunciato il ritiro dell'ambasciatore turco da Parigi, per consultazioni; ha sospeso la cooperazione militare con la Francia, revocando permessi ed agevolazioni militari; congelato gli accordi bilaterali, i contatti politici ed economici tra i due Paesi.
Compassato e convenzionale, il ministro francese degli Esteri Alain Juppé ha esortato Ankara a non reagire in modo eccessivo, chiedendogli di stare calmo. "Abbiamo molto lavoro da fare insieme" ha aggiunto, anche in vista dell’approvazione definitiva del provvedimento da parte del Senato francese, prevista per il febbraio 2012, poco prima delle elezioni presidenziali. Va detto che nel maggio scorso, lo stesso Senato ha rifiutato di criminalizzare il rifiuto del genocidio .
Le reazioni turche rientrano nel cliché della Turchia di Erdogan e del suo partito al governo, l’Akp, dettate dalla nuova posizione ufficiale, che sostiene la politica dell’impero ottomano, considerando inevitabili gli eventi del 1915, per quanto spiacevoli. Per tale motivo, vi sono vari incontri e proteste con organizzazioni accademiche e commerciali a Parigi. Intanto nel fronte interno, Erdogan è riuscito a ricompattare le opposizioni dei due partiti di opposizione CHP e MHP contro la Francia.
La comunità armena di Istanbul - in particolare alcuni ambienti vicini al quotidiano Agos, che è stato diretto fino al 2007 da Hrant Dink, assassinato dai ultra nazionalisti turchi - considera il disegno di legge francese un disastro per la libertà di pensiero e ha dichiarato che “quello che ci interessa è la dimensione umana del genocidio”.
Anche Patriarcato armeno di Istanbul ha diramato un comunicato - giudicato subdolo ed intriso di sentimenti religiosi – tanto da far supporre al giornalista (armeno) Mark Esagian che esso è forse stato sollecitato dall’alto.
I liberali turchi e i circoli di sinistra bollano il provvedimento come “una stoltezza” di Sarkozy, che mira a raccogliere il voto armeno alle prossime elezioni presidenziali. Essi sottolineano anche che il tentativo del governo turco di colpire la Francia sul terreno della “libertà di pensiero”, è inappropriato, se si considera la triste situazione in cui la Turchia si trova su questa materia. E hanno aggiunto che “il riferimento ad Algeria e Ruanda , fatto da Erdogan, non può legittimare la posizione ufficiale della Turchia, che purtroppo non ha ancora la maturità e coraggio, sia individuale che collettiva, di affrontare il proprio passato”.
Analisti turchi prevedono che il disegno di legge passerà anche al Senato e verrà pure approvato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, perché non è contrario al diritto europeo.
Vale la pena riportare alcune osservazioni e commenti negli ambienti diplomatici di Bruxelles, che mettono in relazione le dichiarazioni di Egemen Bajis, ministro dei rapporti della Turchia con l’Unione europea (Ue), su un eventuale sabotaggio dei prodotti francesi, e la recente crisi fra Ue e Gran Bretagna.
Tali fonti pensano che l’isolamento nel contesto europeo della Gran Bretagna - da sempre sostenitrice di Ankara – di sicuro non gioverà, anzi rallenterà la marcia della Turchia nell’Ue.
La scintilla è scoppiata con la decisione dell’Assemblea nazionale francese di adottare un provvedimento con cui si criminalizza il rifiuto dell’olocausto armeno, passibile di condanna fino ad un anno di carcere e di una ammenda di 45mila euro. Per la storia, la Francia aveva già riconosciuto il genocidio armeno sin dal 2001.
Brusche e roboanti le reazioni del primo ministro turco Tayyip Erdogan, che ha parlato di politica discriminatoria, razzista, xenofoba. Infuriato, il premier ha dichiarato che “la Francia ha aperto una ferita, che sarà difficile da guarire”. Erdogan ha anche consigliato alla Francia di guardare ai “genocidi” di cui essa sarebbe responsabile, citando l’Algeria e il Ruanda.
Prima dell’approvazione del disegno di legge, davanti al parlamento francese si erano radunati migliaia di turchi per manifestare contro la decisione. E come prima risposta, Erdogan ha annunciato il ritiro dell'ambasciatore turco da Parigi, per consultazioni; ha sospeso la cooperazione militare con la Francia, revocando permessi ed agevolazioni militari; congelato gli accordi bilaterali, i contatti politici ed economici tra i due Paesi.
Compassato e convenzionale, il ministro francese degli Esteri Alain Juppé ha esortato Ankara a non reagire in modo eccessivo, chiedendogli di stare calmo. "Abbiamo molto lavoro da fare insieme" ha aggiunto, anche in vista dell’approvazione definitiva del provvedimento da parte del Senato francese, prevista per il febbraio 2012, poco prima delle elezioni presidenziali. Va detto che nel maggio scorso, lo stesso Senato ha rifiutato di criminalizzare il rifiuto del genocidio .
Le reazioni turche rientrano nel cliché della Turchia di Erdogan e del suo partito al governo, l’Akp, dettate dalla nuova posizione ufficiale, che sostiene la politica dell’impero ottomano, considerando inevitabili gli eventi del 1915, per quanto spiacevoli. Per tale motivo, vi sono vari incontri e proteste con organizzazioni accademiche e commerciali a Parigi. Intanto nel fronte interno, Erdogan è riuscito a ricompattare le opposizioni dei due partiti di opposizione CHP e MHP contro la Francia.
La comunità armena di Istanbul - in particolare alcuni ambienti vicini al quotidiano Agos, che è stato diretto fino al 2007 da Hrant Dink, assassinato dai ultra nazionalisti turchi - considera il disegno di legge francese un disastro per la libertà di pensiero e ha dichiarato che “quello che ci interessa è la dimensione umana del genocidio”.
Anche Patriarcato armeno di Istanbul ha diramato un comunicato - giudicato subdolo ed intriso di sentimenti religiosi – tanto da far supporre al giornalista (armeno) Mark Esagian che esso è forse stato sollecitato dall’alto.
I liberali turchi e i circoli di sinistra bollano il provvedimento come “una stoltezza” di Sarkozy, che mira a raccogliere il voto armeno alle prossime elezioni presidenziali. Essi sottolineano anche che il tentativo del governo turco di colpire la Francia sul terreno della “libertà di pensiero”, è inappropriato, se si considera la triste situazione in cui la Turchia si trova su questa materia. E hanno aggiunto che “il riferimento ad Algeria e Ruanda , fatto da Erdogan, non può legittimare la posizione ufficiale della Turchia, che purtroppo non ha ancora la maturità e coraggio, sia individuale che collettiva, di affrontare il proprio passato”.
Analisti turchi prevedono che il disegno di legge passerà anche al Senato e verrà pure approvato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, perché non è contrario al diritto europeo.
Vale la pena riportare alcune osservazioni e commenti negli ambienti diplomatici di Bruxelles, che mettono in relazione le dichiarazioni di Egemen Bajis, ministro dei rapporti della Turchia con l’Unione europea (Ue), su un eventuale sabotaggio dei prodotti francesi, e la recente crisi fra Ue e Gran Bretagna.
Tali fonti pensano che l’isolamento nel contesto europeo della Gran Bretagna - da sempre sostenitrice di Ankara – di sicuro non gioverà, anzi rallenterà la marcia della Turchia nell’Ue.
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