13/06/2008, 00.00
COREA DEL SUD
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La protesta dei camionisti paralizza la Corea del Sud

Gli autotrasportatori manifestano contro il caro-gasolio e chiedono un aumento nei sussidi per il carburante nelle tariffe e l’introduzione di un salario minimo. A rischio il sistema delle esportazioni nel Paese. La crisi assume sempre di più aspetti globali, dopo le paralisi in Europa e la protesta in Thailandia.

Seoul (AsiaNews/Agenzie) – Questa mattina migliaia di camionisti nel Paese hanno incrociato le braccia per protestare contro l’aumento indiscriminato dei carburanti, minacciando inoltre di paralizzare i principali porti sud-coreani e l’esportazione delle merci. Alla mezzanotte di ieri più di 5mila autotrasportatori hanno fermato i loro mezzi, chiedendo al governo di aumentare i sussidi per la benzina, innalzare le tariffe per i trasporti e introdurre un salario minimo.

“La crisi dovuta all’aumento del carburante – sottolinea Chung Hee-seon, rappresentante del sindacato trasportatori coreano – ha messo in ginocchio il nostro comparto; auspichiamo misure adeguate come, ad esempio, un innalzamento del tariffario”. Se le richieste non verranno accolte, le dimensioni della protesta “cresceranno perché il 90% dei 13mila aderenti al sindacato ha votato a favore dello sciopero”, ai quali “si aggiungeranno altri del settore che non aderiscono alla nostra sigla sindacale”.

La serrata rischia di causare un danno economico enorme al sistema commerciale sud-coreano: secondo l’associazione internazionale per il commercio, un fatto analogo nel maggio 2003 – quando 6mila camionisti spensero i motori per due settimane – ha causato una perdita di 540 milioni di euro nell’export. Il Governo, nel frattempo, ha predisposto l’utilizzo di 100 mezzi militari e l’uso di treni merci.

La protesta dei camionisti sud-coreani contro il caro-gasolio è solo l’ultima di una serie di manifestazioni: Spagna e Portogallo hanno rischiato la paralisi, in Francia hanno incrociato le braccia i pescatori. Casi analoghi si sono registrati in Thailandia, mentre nuove agitazioni sono previste all’orizzonte in Italia e Regno Unito. 

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