La polizia spara sui contadini: decine di morti e feriti
New Delhi (AsiaNews) - Migliaia di poliziotti e sostenitori del governo hanno occupato le terre contese tra contadini e Stato, nella zona di Nandigram, 150 km. a sud di Calcutta nel Bengala occidentale, dopo un massacro che è costata la vita a 14 persone.
Gli scontri sono esplosi ieri quando polizia e funzionari del governo hanno cercato di entrare nella zona, che da due mesi è presidiata dai contadini che hanno fatto blocchi stradali e demolito ponti, uniti sotto la bandiera del Bhumi Uchched Pratirodh (Comitato per impedire l’acquisizione della terra agricola). La polizia dice di aver ha solo “reagito” all’aggressione dei contadini, armati di falcetti. Oltre a 14 morti , vi sono almeno 45 feriti.
Kshiti Goswami, ministro del Dipartimento dei lavori pubblici e membro della sinistra del Partito socialista rivoluzionario, ha detto che “è il giorno più nero nei 30 anni di governo della sinistra nel Bengala occidentale. E’ un giorno atroce e sfortunato”.
Nel Nandigram, in segno di protesta contro il massacro, migliaia di contadini hanno cantato canti religiosi e molti musulmani –principale fede della zona- hanno letto versetti del Corano. Solo dopo ore Amit Kiran Deb, Segretario capo del governo, ha ammesso 11 morti. Un’altra fonte parla di 14 vittime. Ma Abdus Samad, leader islamico, dice che “decine di persone sono disperse” e che teme “siano state uccise”.
Anup Bhusan Bhora, Direttore generale della polizia, ha detto che la polizia è intervenuta “solo per restaurare la legge e l’ordine. Abbiamo fatto uso della forza solo e soltanto per difenderci”. Bhora ha parlato di 39 feriti, tra cui 14 poliziotti, e di 20 persone arrestate.
A New Delhi il Comitato centrale del Partito comunista marxista indiano dice che “è increscioso che siano state perse vite sotto il fuoco della polizia. Ma il biasimo va rivolto agli elementi organizzati che hanno utilizzato bombe e fucili contro la polizia”.
Intanto cresce la protesta. Il Trinamul Congress, principale partito d’opposizione al governo centrale, ha proclamato per domani uno sciopero di protesta contro le uccisioni.
Nel 2006 il governo comunista ha deciso di requisire 14 mila acri di terra agricola per realizzare una Zona Economica Speciale (Sez), allettando investimenti esteri con una politica di esenzione dalle imposte. La indonesiana Salim Group vuole realizzarci un complesso chimico. Ma i contadini si oppongono, perché – dicono – la terra nutre loro e i figli, mentre l’indennizzo pubblico finirebbe presto. Nel Bengala occidentale il Partito comunista, al governo da 30 anni, ha fondato il suo potere sul sostegno dei contadini, a favore dei quali ha realizzato un’ampia riforma agraria. Ora gli stessi contadini non accettano che il governo si “riprenda” la loro terra. Nelle proteste, esplose a gennaio, erano già morti 6 contadini e un poliziotto. Il Capo ministro Buddhadeb Bhattacharya ha in seguito dichiarato che il governo non avrebbe mai realizzato una zona industriale senza consultare la popolazione. Ora è intervenuta la polizia.
Anche nell’Orissa un grande progetto industriale è stato fermato per le proteste dei contadini contro l’esproprio delle terre. Il programma prevede un impianto di 12 miliardi di dollari della acciaieria sudcoreana Posco Co. Ltd. La settimana scorsa nella zona ci sono stati scontri tra popolazione e funzionari, con almeno 50 feriti.