03/01/2005, 00.00
IRAQ
Invia ad un amico

La guerra di Bin Laden contro il petrolio iracheno

di Maurizio d'Orlando
Ma nel 2005 i prezzi del petrolio dovrebbero essere meno sotto pressione.

Milano (AsiaNews) - Gli attacchi dei ribelli alle infrastrutture petrolifere irachene sono costati al Paese 8 miliardi di dollari, secondo quanto dichiarato ieri da Thamer Abbas Ghadban, ministro del petrolio dell'Iraq. Si tratta di introiti persi a causa delle mancate esportazioni a partire dall'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti, nel marzo 2003. Per valutare le dimensioni del problema, tale cifra corrisponde ad un po' più della metà del costo stimato dei danni provocati dal recente maremoto nell'Oceano Indiano.

"Vogliamo dire al popolo iracheno che è in atto una guerra a tutto campo contro le infrastrutture petrolifere del Paese" ha dichiarato Ghadban ai cronisti durante un sopralluogo alla raffineria Dura, nei pressi della capitale Bagdad, colpita da colpi di mortaio la scorsa settimana. "Le esportazioni sono limitate al sud, non ci sono esportazioni dal nord" ha aggiunto. La media delle esportazioni dal terminale nei pressi di Bassora è di circa 1,8 milioni di barili/giorno.

Con circa 112 miliardi di barili di riserve petrolifere l'Iraq è il secondo Paese al mondo dopo l'Arabia Saudita, in termini di riserve accertate ed estraibili. Secondo molti esperti petroliferi, con limitato dispendio per la prospezione, sarebbe possibile pervenire ad un totale di 250 miliardi di riserve. Per quanto riguarda l'attuale capacità di produzione, prima della guerra era di circa 3milioni di barili giorno. Osama bin Laden, in un messaggio audio distribuito da Al Quaeda, ha ordinato ai suoi seguaci di sabotare le installazioni petrolifere in Iraq e nel Golfo Persico.

Ghadban ha ricordato che al sabotaggio è dovuta la mancanza di carburante che continua ad affliggere il Paese nonostante le sue ricchezze petrolifere. Per poter fare il pieno del serbatoio del proprio veicolo molti iracheni devono far la coda anche per un intero giorno. La raffineria Dura, oltre a produrre il carburante per i veicoli nella zona centrale del Paese, rifornisce anche il combustibile alla maggiore centrale termoelettrica di Bagdad. Di conseguenza, molti quartieri della capitale rimangano senza elettricità ed al buio durante la notte ed i residenti devono ricorrere a dei generatori autonomi d'emergenza.

Ghadban ha poi affermato che gli attacchi sono continuati durante il fine settimana con il bombardamento dell'oleodotto che trasporta il greggio dai giacimenti di Kirkuk nel nord dell'Iraq alla raffineria Baiji ed alla centrale termoelettrica di Mussayab nel sud della capitale. A subire le conseguenze del sabotaggio delle installazioni petrolifere ordinato da Osama bin Laden non sono però solo gli iracheni. Negli ultimi vent'anni l'Opec ha infatti perso la capacità di regolare i prezzi mondiali del petrolio perché non dispone più di un adeguato cuscino di capacità produttiva di riserva immediatamente disponibile. Nei paesi dell'Opec, il totale di tale capacità produttiva addizionale era di circa 15 milioni di barili giorno, mentre ora si è ridotta a soli due milioni di barili giorno. Questo spiega da un lato la strategia di Osama bin Laden e dall'altro la continua inquietudine dei mercati per l'impossibilità di rimpiazzare nell'immediato un eventuale blocco delle esportazioni irachene.

Secondo una delle maggiori società di consulenza nel settore petrolifero, la Wood Mackenzie di Edimburgo, nella seconda metà del 2005 la situazione dovrebbe migliorare quando, con la messa in produzione di nuovi giacimenti, la capacità produttiva addizionale di riserva dell'Opec dovrebbe salire a tre milioni di barili giorno. A meno dunque di nuove turbolenze politiche, i prezzi petroliferi nel 2005 dovrebbero essere meno in tensione.

Secondo uno studio del Fondo monetario internazionale (IMF) e dell'Agenzia internazionale dell'energia (IEA), l'impatto degli alti prezzi del petrolio nel 2004 ha ridotto la crescita nei Paesi industrializzati dell'Ocse dello 0,4 %. Secondo quanto riportato in un'intervista concessa alla Reuters da Faith Birol, capo economista della suddetta Agenzia internazionale dell'energia (IEA), l'impatto degli alti prezzi del petrolio è stato maggiore nei Paesi in via di sviluppo. Secondo Birol la relativa riduzione della crescita economica è stata in India pari a 1 % del PIL e nei Paesi africani 1,6 %.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Il petrolio scende sotto i 60 dollari al barile
12/12/2014
Scende il prezzo del petrolio, è lotta fra Opec e Usa. Ma i mercati si rallegrano
28/11/2014
Sauditi, russi e iraniani per l’aumento del prezzo del petrolio. Ma non sanno come
07/09/2016 08:59
Continua a scendere il prezzo del petrolio. L’Opec non riduce la produzione
11/12/2015
La guerra del prezzo del petrolio contro i Paesi non Opec
22/12/2014


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”