La Giornata del malato, riscoprire e vivere lo spirito di "farsi prossimo"
Città del Vaticano (AsiaNews) - La Giornata mondiale del malato che, secondo tradizione, si celebra ogni 11 febbraio, "non intende ridursi ad una mera manifestazione esteriore incentrata su pur encomiabili iniziative, ma vuole giungere alle coscienze". In questo Anno della fede, poi, essa è "una occasione propizia perché riscopriamo e viviamo lo spirito e il farsi prossimo a imitazione del Buon Samaritano", nel suo saper "vedere con compassione" e amore chi ha bisogno di aiuto e di cura, nel sapersi chinare e nel farsi carico delle necessità dell'altro prendendosene amorevolmente cura.
La Giornata vuole infatti essere "per i malati e le loro famiglie, per gli operatori sanitari, per tutti i fedeli cristiani e per tutte le persone di buona volontà un momento particolare di riflessione, di rinnovata attenzione e impegno da parte di tutti verso i problemi inerenti la cura della vita, della salute e della sofferenza". In tal senso il recente messaggio di Benedetto XVI, come evidenziato questa mattina in Vaticano da da mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari (per la Pastorale della salute), che ha illustrato contenuti e programma della prossima Giornata, che quest'anno sarà celebrata in forma solenne al santuario mariano di Altötting, in Germania.
Il messaggio del Papa, centrato sul Buon samaritano "mette l'accento sulla conclusione della parabola, quando Gesù dopo aver condotto il suo interlocutore a riconoscere chi sia stato ad agire come "prossimo" nei riguardi della persona ferita e abbandonata in strada, conclude con un mandato perentorio: 'Va' e anche tu fa' lo stesso'".
"Un 'mandato' incisivo, perché con quelle parole il Signore indica ancora oggi quale deve essere l'atteggiamento e il comportamento di ogni suo discepolo nei confronti degli altri, specialmente se bisognosi di cura".
"Ne deriva la chiamata e il dovere di ogni cristiano di essere un Buon Samaritano, che è ogni uomo che si ferma accanto alla sofferenza di un altro uomo, è ogni uomo sensibile alla sofferenza altrui, che si commuove per la disgrazia del prossimo è ogni uomo che cerca e vuole essere 'le mani di Dio'".
Nei 20 anni trascorsi dalla istituzione della Giornata, ha osservato mons. Jean-Marie Mupendawatu, segretario del medesimo Pontificio consiglio, la situazione conosce ancora le problematiche denunciate allora da Giovanni Paolo II, con "problemi specifici per i differenti continenti ma accomunati tra loro dalla disattenzione per la centralità del malato: se in Africa, America Latina ed Asia è ancora possibile morire per gravi e persistenti carenze sanitarie altrettanto non si può dire per Europa, America del nord ed Oceania ove, a fronte di una possibilità di cura ad alta tecnologia viene precluso un accesso equo e solidale alle cure sanitarie".
Mons. Mupendawatu, in particolare ha ricordato quanto detto da Benedetto XVI che, a novembre, ha chiamato il mondo sanitario cristiano a testimoniare concretamente l'impegno di una nuova evangelizzazione, dicendo che "È questo un impegno di nuova evangelizzazione anche in tempi di crisi economica che sottrae risorse alla tutela della salute. Proprio in tale contesto, ospedali e strutture di assistenza debbono ripensare il proprio ruolo per evitare che la salute, anziché un bene universale da assicurare e difendere, diventi una semplice «merce» sottoposta alle leggi del mercato, quindi un bene riservato a pochi. Non può essere mai dimenticata l'attenzione particolare dovuta alla dignità della persona sofferente, applicando anche nell'ambito delle politiche sanitarie il principio di sussidiarietà e quello di solidarietà (cfr Enc. Caritas in veritate, 58)."
Per questo, nella strutturazione della Giornata sono previsti anche le visite ai malati ed alle loro famiglie nei luoghi di cura e sofferenza, incontri con i cappellani e gli operatori sanitari e con le associazioni e movimenti di volontariato.