15/02/2005, 00.00
corea del nord
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Kim Jong-il prepara la successione del figlio o rafforza se stesso?

di Pino Cazzaniga
Ipotesi diverse ma analisi comune sul fatto che qualcosa sta accadendo a Pyongyang.

Seoul (AsiaNews) - Domani, 16 febbraio Kim Jong-il compie 63 anni; ieri, i massimi ufficiali dell'esercito si sono radunati a Pyongyang per rinnovare il giuramento di assoluta fedeltà al "caro leader". Difficile non vedere un rapporto tra i due fatti e non collegarli a quei cambiamenti al vertice della Corea del Nord, dei quali sono certi numerosi analisti. Divergenze ci sono solo tra l'analisi che dei fatti si fa nella Corea del Sud ed in Europa.

A Seoul si pensa che il leader della Corea del nord, Kim Jong-il, stia preparando la via al potere per suo figlio, come ha fatto prima di lui suo padre Kim Il-sung. "Se io non porto a termine il sacro compito nazionale (della rivoluzione), esso deve essere completato da mio figlio e anche dal mio nipote se mio figlio fallisce". Così avrebbe dichiarato il defunto dittatore secondo quanto ha ricordato lo speaker della rete televisiva nazionale nord-coreana il 27 gennaio. A tutti è noto che la prima successione dinastica in uno Stato comunista è stata voluta e realizzata dal Kim Il-sung.

Ci sono, tuttavia, due elementi insoliti nel commento politico che riferiamo: innanzitutto per la prima volta viene usata la parola "nipote"; inoltre la successione dinastica è presentata come parte integrante degli insegnamenti del "grande leader", cioè ideologizzata. Naturalmente l'uditorio cui era destinato l'indottrinamento non poteva essere che il popolo del nord. Un regime che nella propaganda si fa paladino dell' anti-feudalesimo, con una tale dichiarazione diventa oggetto di derisione nella società internazionale del secolo 21mo. Per correre tale rischio ci devono essere stati motivi adeguati. Non mancano segni concreti che permettono ai governi interessati e agli specialisti di individuarli.

Sono state formulate due interpretazioni che potremmo indicare come sud-coreana e europea. Per l'intelligence e gli analisti della Corea del sud quella dichiarazione puo' essere effettivamente considerata come l'inizio del processo per preparare la successione del potere per il figlio. Alcuni fatti recenti paralleli ad alcuni avvenuti degli anni ' 70 lo proverebbero. Nel 1971 la rivista del partito comunista nord-coreano "Il lavoratore" ha pubblicato un editoriale sulla necessità della successione ereditaria simile nel contenuto all'indottrinamento politico del gennaio scorso. Tre anni dopo Kim Jong-il veniva indicato dal padre come suo successore. Nel 1976 il numero 2 nella gerarchia comunista nord-coreana, Kim Young-ju, fratello minore del grande leader, possibile concorrente al potere, scomparve dalla scena politica. E così nel 1980 l'assemblea generale del partito ha nominato Kim Jong-il ufficiale successore.

La storia si ripete. Fino a qualche mese fa il candidato alla successione era Jang Song-thaek, cognato di Kim Jong-il, e numero 2 del partito. In aprile è stato rimosso dal suo posto. Gli esperti di Seoul dicono che dei tre figli di Kim Jong-il il probabile eletto e' Kim Jong-chol (24). Il padre lo ha mandato a studiare a Berna (Svizzera) negli anni '90, e l'anno scorso gli ha comandato di sottoporsi a un intenso corso per imparare a governare il partito.

Diversa è l'interpretazione dell'inglese Glyn Ford, parlamentare europeo e incaricato dei rapporti tra EU e Asia dell'est. Per lui la dichiarazione del 27 gennaio è uno dei segnali di una lotta al vertice in corso dalla primavera dell'anno scorso. Da essa Kim Jong-il sarebbe uscito rinvigorito nel potere. In aprile Jang Song-thaek sarebbe stato eliminato non tanto per sgomberare la strada della successione per il figlio ma perché troppo potente nell'ambiente militare. A maggio c'è stata la tremenda esplosione del treno nella stazione di Ryong Chon ritenuta da alcuni come un tentativo di assassinare Kim. Vi era passato poche ore prima reduce dalla Cina. In quell'occasione sono stati arrestati 10 tecnocrati filo-cinesi. In dicembre c'è stato un rimpasto al vertice che ha eliminato il 40% dei responsabili dei vari segretariati. Il 23 settembre il commentatore politico televisivo ha esortato il popolo a difendere il sistema monolitico del partito. "Il partito, ha detto, non puo' continuare ad esistere se permette le fazioni". In un contesto di lotta per il potere l'esortazione è particolarmente rivelante.

Quale che sia l'analisi esatta, gli analisti ritengono che qualcosa stia cambiando al vertice. In meglio o in peggio? L'annuncio da parte del ministero degli esteri nord-coreano di boicottare la conferenza a sei per la soluzione del problema nucleare non favorisce certo la risposta positiva, mentre nel Paese decine di famiglie piangono, segretamente, qualcuno dei loro cari che, verso la metà di gennaio, sono stati giustiziati per aver tentato di andare profughi in Cina, da dove sono stati impietosamente rimandati in patria.

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