Kathmandu: la polizia blocca le elezioni di un gruppo tibetano in esilio
Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione sequestrando le urne contenenti i voti. Le autorità nepalesi perseguono la politica “dell’unica Cina” e reprimono attività contrarie agli interessi di Pechino. Attivisti tibetani spiegano che il voto intendeva rinnovare i vertici di un gruppo impegnato nel sociale.
Kathmandu (AsiaNews/Agenzie) – La polizia nepalese ha interrotto le elezioni per la leadership del Chushi Gangdruk, un gruppo tibetano in esilio; la decisione sembra essere frutto delle pressioni esercitate dal governo cinese verso Kathmandu. Il raid è avvenuto il 13 febbraio scorso, in concomitanza con la visita di un funzionario del Dipartimento di Stato Usa nella capitale nepalese: il diplomatico intendeva esprimere il “sostegno continuo” del governo statunitense ai rifugiati tibetani nel regno himalayano.
Nei giorni scorsi era in programma l’elezione dei vertici di un gruppo tibetano in esilio, protagonista in passato della resistenza anti-cinese. Il Chushi Gangdruk nel tempo ha anche promosso attività sociali e di sostengo ai rifugiati in Nepal. Un attivista tibetano precisa infatti che le elezioni riguardavano la scelta dei responsabili delle attività sociali e non avrebbero nessuna deriva anti-cinese. Le forze dell’ordine – in assetto da battaglia, con pistole e bastoni – hanno fatto irruzione nel seggio elettorale sequestrando le urne contenenti i voti.
Il colpo di mano della polizia, lo scorso 13 febbraio, è coinciso con la visita di un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano a Kathmandu. Durate l’incontro con i vertici del governo nepalese, il rappresentante Usa ha ribadito il sostegno di Washington alla causa dei profughi tibetani. Tuttavia, il Nepal ha più volte sottolineato negli ultimi anni che sono proibite attività anti-cinesi sul proprio territorio, in virtù della politica “dell’unica Cina” perseguita dall’esecutivo del regno himalayano. Già in passato la polizia nepalese ha bloccato le elezioni del governo tibetano in esilio, scatenando le proteste degli attivisti che accusano governo e forze dell’ordine di attuare una vera e propria repressione.
Dopo l’invasione di Lhasa del 1950 e l’esilio del Dalai Lama in India (1959), il Nepal ha ospitato migliaia di rifugiati in fuga dal Tibet, consentendo ad essi il sostegno del governo in esilio. Con la caduta della monarchia nepalese nel 2006 e la salita al potere dei partiti maoista (Unified Communist Party of Nepal) e leninista-marxista (Unified Marxist–Leninist) il Paese ha iniziato a stringere accordi economici con Pechino, vietando agli esuli ogni tipo di manifestazione anti-cinese. Già nel 2008 in occasione delle Olimpiadi di Pechino il governo aveva limitato le manifestazioni di dissenso, soffocandole con la forza.
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