Il martirio di p. Rapin, seme di vita nuova per la missione della Chiesa cambogiana
Phnom Penh (AsiaNews) - Ha lavorato a Kdol Leu solo tre anni, ma la gente ha amato moltissimo p. Pierre Rapin e ancora oggi, dopo quarant'anni, lo ricorda come il pastore buono che, sulle orme di Gesù, ha dato la vita per le sue pecore (cfr. Gv. 10,11).
Pierre nasce il 7 Luglio 1926 nel villaggio agricolo di Boupere in Vandea (Francia). Figlio di contadini, è il terzo di cinque fratelli. Fin da piccolo aiuta i genitori nei campi e nell'allevamento di mucche e galline. Ogni mattina, prima dell'alba, presta il suo aiuto anche nella mungitura. Ama molto il lavoro manuale e si cimenta nella riparazione di oggetti, come come il vecchio pendolo di casa. Egli ha anche una vena artistica, gli piace molto cantare, e con i fratelli non mancano i cori che rallegrano l'atmosfera domestica.
In casa si prega ogni giorno e la messa della domenica è un momento immancabile. Già adolescenti, Pierre e i suoi fratelli si impegnano attivamente nella Gioventù Operaia Cristiana. Quando Pierre ha 18 anni, la sorella Maria decide di consacrarsi come religiosa. Un anno dopo è suo fratello minore, Claude, a dare l'annuncio di volere entrare in seminario. I genitori non si oppongono, perdono delle braccia lavoratrici, ma accolgono volentieri la scelta dei due figli di donarsi completamente al Signore.
All'età di 21 anni, anche Pierre decide di entrare in Seminario. Nove anni dopo, insieme al fratello Claude, viene ordinato sacerdote delle Missioni Estere di Parigi (Mep) e subito destinato come missionario in Cambogia.
La missione in Cambogia
Arrivato a Phnom Penh, p. Rapin si dedica allo studio delle lingue Khmer e vietnamita, dato che la Chiesa in Cambogia era costituita per la stragrande maggioranza da vietnamiti immigrati. Un anno dopo viene mandato nella missione di Piem Chom, ad est, proprio vicino al confine con il Vietnam. Per 10 anni si dedica al servizio di quella comunità cristiana, impegnandosi a fare conoscere il Signore e il Vangelo. Si preoccupa quindi di migliorare le condizione di vita della gente: introduce l'allevamento di galline e la coltivazione di verdure, crea una cooperativa per l'allevamento dei bachi da seta. Cerca di essere il più vicino possibile ai suoi cristiani, andando spesso a visitarli. In una di queste occasioni, si imbatte in una famiglia molto povera e rimane colpito dal piccolo Ke, il quale a causa della miseria non può andare a scuola. P. Rapin chiede alla madre di poterlo accogliere alla missione, e da quel momento sarà per lui come un figlio.
Nel 1969 viene assegnato ad una nuova missione, nel villaggio di Ksach Proceh (oggi Kdol Leu), 40 km a nord di Kompong Cham, sede della diocesi. A Ksach Proceh trova un giovane sacerdote vietnamita, Pietro Le Van Dung, venuto per lo studio della lingua khmer. I cristiani sono circa un migliaio: vietnamiti per la maggioranza, e un centinaio di khmer. Alla domenica, prima della Messa, i due gruppi pregano separati nella propria lingua nativa per poi radunarsi per la celebrazione eucaristica comune in latino.
Come aveva già fatto a Piem Cho, p. Rapin si dedica allo sviluppo umano e spirituale dei cristiani. Visita i malati e le famiglie povere. Con l'aiuto di Ke inizia un allevamento di diverse migliaia di galline di qualità francese, l'idea è di estendere questa attività a tutto il villaggio come sostentamento per le famiglie. Una signora scherzosamente inizia a chiamarlo "Padre Uova di Gallina", soprannome che gli è rimasto fino ad oggi!
C'è anche un'altra comunità cristiana, dall'altra parte del fiume Mekong, di cui p. Rapin è responsabile. Si tratta della zona di Bong Ket, dove si trovano diverse piantagioni di caucciù di proprietà francese. La piccola chiesa, alla domenica, ospita un'assemblea fatta di khmer, vietnamiti e francesi. P. Rapin predica in tre lingue!
La guerra
Non trascorre un anno che in Cambogia scoppia la guerra. Il generale Lon Nol, sostenuto dagli americani impegnati nella guerra nel vicino Vietnam, prende il potere con un colpo di stato ai danni di re Sihanuk, filo-comunista.
Le attività della missione ricevono un contraccolpo, e già nel Maggio 1970 i Khmer Rossi insieme ai Vietkong, nemici di Lon Nol, invadono la zona di Krouchmar dove lavora p. Rapin. Tutti i francesi sono costretti a scappare. Mons. Andre Lesouef, prefetto apostolico di Kompong Cham, raduna i suoi missionari per decidere sul da farsi. Si decide che i preti più giovani debbano andare a Phnom Penh dove la situazione è più tranquilla, mentre ai più anziani viene lasciata libertà di scelta.
P. Rapin torna al villaggio per chiedere consiglio ai suoi cristiani. È indeciso sul da farsi, in un primo momento pensa sia più opportuno andarsene ma, quando i cristiani gli chiedono di restare con loro, cambia idea. Scrive allora un biglietto a p. François Ponchaud, che in quel momento si trova dall'altra parte del fiume e sta organizzando la fuga dei cristiani vietnamiti su di un grosso barcone (il governo nazionalista di Lon Nol è infatti sempre più spietato e appelli come "ammazza il vietnamita" stanno diventando sempre più frequenti). Nel biglietto, p. Rapin scrive: "I cristiani mi hanno chiesto di rimanere, sia fatta la volontà di Dio".
Pochi giorni dopo, i Khmer rossi organizzano un accampamento a Kdol Leu. A giugno un aereo in perlustrazione fotografa dall'alto p. Rapin nella sua casa insieme a soldati Vietkong. L'aereo sorvola il territorio varie volte, i Khmer rossi si insospettiscono e mettono sotto torchio p. Rapin interrogandolo per un'intera settimana.
All'inizio di agosto, l'aviazione governativa inizia a bombardare a tappeto anche la zona di Krouchmar, ritenuto un covo di Vietkong e Khmer rossi. La missione viene colpita più volte: la chiesa, la canonica, la scuola con l'annessa casa delle suore della Provvidenza... tutto viene distrutto. I due sacerdoti vanno a vivere in una capanna e continuano a mantenersi con l'allevamento di galline. Nonostante i Khmer rossi insieme ai Vietkong abbiano preso il controllo della zona, p. Rapin e p. Le Van Dung possono continuare il loro ministero con la gente senza eccessivi problemi.
La messa viene celebrata in casa con vino prodotto da uva selvatica. Una volta, nascosta in un "tronco" di banano, arriva dalla città addirittura una bottiglia di champagne! In alcuni casi i Vietkong acconsentono che i due sacerdoti possano usare la bicicletta per andare a visitare i cristiani più lontani: p. Le Van Dung ottiene il permesso di andare a Chhlong e Kratiè dove i cristiani sono rimasti orfani di p. Cadour, ucciso qualche mese prima. Nel gennaio 1970 vengono a rifugiarsi a Kdol Leu tre suore vietnamite provenienti dalla cittadina di Snuol, vicino al Vietnam. Nonostante la scuola e il convento siano andati distrutti, le religiose ottengono il permesso di insegnare ai bambini in alcune capanne.
All'inizio del 1972 la situazione politica si fa ancora più tesa. Le forze rivoluzionarie requisiscono le Bibbie e obbligano p. Rapin a consegnare il testo scritto di ogni omelia per la censura. Alle suore viene vietata qualsiasi forma di insegnamento. P. Rapin promette ai cristiani: "Rimarrò finché ci sarà anche uno solo di voi!".
La morte
Il 25 Gennaio 1972 muore p. Michel Tan, sacerdote vietnamita responsabile della comunità di Prek Kak, sull'altra sponda del Mekong di fronte a Kdol Leu. Ufficialmente si tratta di crisi cardiaca. Quello stesso giorno, p. Le Van Dung che si era recato a visitare i cristiani di Kratiè, viene prelevato da alcuni soldati Vietkong. P. Le Van Dung capisce che è arrivato il suo ultimo momento e indossa gli abiti sacerdotali. Dopo essere stato alcuni giorni prigioniero in una scuola, viene spostato a circa 2 km fuori dalla città. La notte del 21 marzo viene condotto via con le mani legate. Il giorno dopo un cristiano, che era solito portargli da mangiare, nota un uomo vestito con gli stessi abiti di p. Le Van Dung, ma non è il sacerdote, forse ucciso la notte prima.
Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 1972 scoppia una mina, messa dai Khmer rossi, accanto alla parete della stanza di p. Rapin mentre sta dormendo. Il missionario non muore, ma è gravemente ferito alle gambe. Non avendo perso conoscenza, p. Rapin chiama Ke, che dormiva poco lontano, e gli chiede: "Ke carissimo, cosa è successo? Hanno messo una bomba, non è vero?". "Sì padre - risponde Ke - tu lo sai che lo hanno fatto per ucciderti". "Figlio mio... se quelli che volevano uccidermi verranno catturati, perdonateli, non fategli niente di male! Non serve a niente vendicarsi. Figlio carissimo... abbi fede in Dio... Ho tanto amato i nostri cristiani...".
Al suono dello scoppio, i cristiani si svegliano di soprassalto e si chiedono allarmati cosa sia successo. Alla notizia che è stato colpito p. Rapin, corrono alla sua capanna. Là trovano il padre ferito a terra mentre Ke con sua moglie lo stanno soccorrendo. Tutti vogliono aiutare. Qualcuno raccoglie con delle pezze il sangue di p. Rapin, e le conserverà come le reliquie di un martire.
Arrivati anche i Khmer rossi, obbligano i cristiani a portare p. Rapin all'ospedale di Krouchmar, e Ke insieme ad altri giovani lo trasportano in barella per ben 9 km. Arrivati verso le 7 di mattina, tre di loro rimangono con p. Rapin, gli altri tornano al villaggio per informare la gente. I medici però non sembrano preoccuparsi del missionario, e solo a causa delle pressioni dei cristiani si interessano del caso prescrivendo una lista di 30 medicine! I cristiani si organizzano subito e riescono a raccogliere i soldi per comprarne almeno 20. La situazione di p. Rapin migliora leggermente.
Alle 2 del pomeriggio, i Khmer rossi portano via p. Rapin dicendo che, da loro, il missionario starà meglio, ma vietano a chiunque di accompagnarlo. I cristiani si oppongono con forza: "Se non ci sarà nessuno con lui, il padre sicuramente morirà!". "Voi altri siete solo degli ingrati! - rispondono violentemente alcuni Vietkong - Noi vogliamo aiutarvi e voi sapete solo lamentarvi!". Così i Khmer Rossi mettono p. Rapin su un rimorchio trainato da una bicicletta e lo portano al loro ospedale.
Ma già alle 7 di sera sono di ritorno, per consegnare ai cristiani il cadavere del missionario. Tutti rimangono sorpresi, perché p. Rapin non era grave a quel punto, iniziano a girare voci che sia stato terminato con una iniezione di veleno.
Il corpo di p. Rapin viene portato in una piccola scuola improvvisata a cappella mortuaria. Sono tanti i cristiani che vengono a inginocchiarsi davanti al cadavere del padre che, per loro, ha dato la vita. Il giorno dopo il corpo viene sepolto in un luogo poco distante.
Da quel momento la missione di Ksach Proceh/Kdol Leu rimarrà senza pastore per più di vent'anni. I cristiani vietnamiti si rifugeranno in Vietnam. Rimarranno solo i cristiani khmer costretti alla clandestinità, pregando di nascosto nelle case o nel silenzio delle risaie. Solo nel 1992, mons. Andre Lesouef, rientrato in Cambogia dopo la firma dei trattati di pace, manderà alcuni catechisti a riprendere i contatti con i cristiani di Kdol Leu. Da quel momento parecchi sacerdoti, suore, laici si coinvolgeranno dando ognuno il proprio contributo fino a far risorgere questa comunità che sembrava distrutta.
Oggi la missione di Kdol Leu è viva e in crescita. Il sangue versato da p. Rapin è diventato semente di nuovi cristiani. E le ossa di p. Rapin, già translate nel 2001 in una stupa nel nuovo terreno della missione, riposano nella cappella funeraria a lui dedicata, accanto alla chiesa di Kdol Leu.
Rendiamo grazie a Dio.
P. Luca Bolelli, originario di Bologna, è un sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere, in Cambogia da otto anni.
15/12/2015