Hanoi: inflazione e crediti sotto controllo, per sostenere la crescita economica
Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Ridurre l'inflazione al minimo storico dell'ultimo decennio, per favorire gli investimenti esteri nel Paese, e porre un freno agli effetti di un boom creditizio, che rischia di mettere in crisi il settore bancario. Sono questi gli obiettivi più importanti fissati dal premier vietnamita Nguyen Tan Dung per il futuro della nazione. Il Primo Ministro intende mantenere elevata la competitività del sistema Paese e conquistare la leadership nel processo di delocalizzazione - soprattutto nel manifatturiero -, in atto dalla Cina verso altre realtà emergenti del sud-est asiatico. Per il 2012 "l'inflazione si aggirerà attorno al 7%", sottolinea il capo del governo, e il prossimo anno "sapremo controllarla ancora meglio, fissandola sul 6%", facendo al contempo "nettamente aumentare" gli investimenti dall'estero.
I fattori da monitorare con attenzione, avvertono dall'esecutivo, sono in primo luogo gli scioperi e le proteste dei lavoratori, che "mettono a rischio" l'obiettivo di Hanoi di diventare "un'alternativa" alle aziende del manifatturiero. Restano infatti alti i timori di una flessione della crescita, dopo 25 anni di libero mercato e di iniziative legate allo sviluppo.
Per il prossimo anno in Vietnam, nazione di 89 milioni di persone, si prevede un segno positivo del 5,5%, con una leggera crescita rispetto al dato relativo al 2012 e fissato sul 5,2%. Una cifra che potrebbe suscitare invidia in molte realtà dell'Occidente sviluppato, ma che è il peggiore per il Paese asiatico negli ultimi 13 anni, dove la media di crescita si è attestata - dal 1986 a oggi - sul 7%.
Per analisti ed esperti l'esecutivo è chiamato a "ripulire il sistema bancario" e a mantenere sotto controllo le compagnie statali, per contenere l'inflazione in un momento di scarsa crescita. Le difficoltà attraversate dagli istituti di credito, infatti, hanno limitato le potenzialità degli indici di borsa, che hanno fatto segnare saldoo negativo dello 0,7%, mentre il dato per la regione Asia-Pacifico è di un più 9,4%.
Il campanello d'allarme sul sistema bancario non viene sottovalutato dal premier Nguyen Tan Dung, che annuncia una "ristrutturazione" al costo "più basso possibile" per prevenire "il collasso del sistema". Intanto il Partito unico comunista al potere nel Paese ha già annunciato il proposito di mettere mano alle compagnie statali, quale "obiettivo primario entro il 2015". "Una economia più stabile - ha aggiunto il Primo Ministro - dovrebbe contribuire alla crescita degli investimenti esteri per il prossimo anno e per il 2014". E conferma infine la politica di apertura dell'esecutivo verso "compagnie straniere" che vogliono investire o partecipare al processo di ristrutturazione.