Hanoi: confermata in appello la condanna al dissidente Cu Huy Ha Vu
di Kelly Ann-Nguyen
Centinaia di persone hanno manifestato per la liberazione dell’attivista. Per i giudici è colpevole di propaganda contro lo Stato e il partito: sette anni di galera e tre ai domiciliari. Giro di vite del regime comunista per frenare il dissenso interno. Cattolici preoccupati per le condizioni di p. Van Ly.
Hanoi (AsiaNews) – Il sostegno manifestato da centinaia di vietnamiti, riuniti davanti al Tribunale supremo del popolo ad Hanoi, non è bastato: i giudici hanno infatti confermato in appello la condanna a sette anni di prigione per Cu Huy Ha Vu, 53enne avvocato e figlio di uno dei leader della rivoluzione. La sentenza di primo grado risale all’aprile scorso e ha sollevato le proteste di vietnamiti e attivisti per i diritti umani in tutto il mondo. Per la corte egli avrebbe “denigrato il partito, le istituzioni statali e le sue politiche”. In passato Vu ha sostenuto la battaglia dei cattolici a difesa della libertà religiosa.
Ieri alle 8.30 del mattino ad Hanoi è iniziato il processo di appello, presieduto dal giudice della Corte suprema Nguyen Son. All’esterno centinaia di manifestanti (nella foto) hanno solidarizzato con l’attivista vietnamita, ma l’intervento della polizia ha disperso la folla. L’udienza si è protratta fino alle 7 di sera, quando il tribunale ha emesso il verdetto: confermata la condanna a sette anni di prigione, più altri tre agli arresti domiciliari.
La vicenda di Cu Huy Ha Vu – figlio del poeta e rivoluzionario Cu Huy Can, uomo di fiducia di Ho Chi Minh – ha sollevato “una ondata mai vista prima” di sostegno popolare. Un anno fa egli – sebbene non sia cristiano – ha difeso a spada tratta i fedeli arrestati per aver partecipato a un funerale, celebrato in un cimitero che sorge su un terreno conteso fra cattolici e governo (cfr. AsiaNews 07/05/2011 Arrestati 59 cattolici di Con Dau: accompagnavano un funerale). In tribunale, l’attivista si è difeso sostenendo di non essersi “mai opposto al Partito comunista”, ma di aver rivendicato l’importanza di un “sistema multipartitico”.
Da settimane le autorità vietnamite hanno impresso un giro di vite contro dissidenti e manifestanti. Nel mirino della polizia è finito anche p. Nguyen Van Ly, arrestato di nuovo mentre si trovava all’interno dell’arcidiocesi di Hue. Le forze dell’ordine hanno condotto in carcere il sacerdote e attivista a bordo di un’autoambulanza, per le precarie condizioni di salute in cui versa.
Fermato per la prima volta nel 1977, p. Ly ha trascorso 17 anni in prigione per la sua battaglia a favore dei diritti umani e della libertà religiosa in Vietnam. Egli è stato colpito da infarto nel 2009, ma le autorità non gli hanno concesso cure mediche adeguate. Sebbene parzialmente paralizzato per le conseguenze della malattia, al sacerdote non è stato risparmiato il carcere da dove è uscito nel marzo scorso perché affetto da tumore al cervello.
Fonti cattoliche riferiscono che le sue condizioni sono critiche. Tuttavia le autorità hanno ordinato l’ennesimo arresto, perché avrebbe distribuito “manifesti antigovernativi” durante il periodo di libertà.
Ieri alle 8.30 del mattino ad Hanoi è iniziato il processo di appello, presieduto dal giudice della Corte suprema Nguyen Son. All’esterno centinaia di manifestanti (nella foto) hanno solidarizzato con l’attivista vietnamita, ma l’intervento della polizia ha disperso la folla. L’udienza si è protratta fino alle 7 di sera, quando il tribunale ha emesso il verdetto: confermata la condanna a sette anni di prigione, più altri tre agli arresti domiciliari.
La vicenda di Cu Huy Ha Vu – figlio del poeta e rivoluzionario Cu Huy Can, uomo di fiducia di Ho Chi Minh – ha sollevato “una ondata mai vista prima” di sostegno popolare. Un anno fa egli – sebbene non sia cristiano – ha difeso a spada tratta i fedeli arrestati per aver partecipato a un funerale, celebrato in un cimitero che sorge su un terreno conteso fra cattolici e governo (cfr. AsiaNews 07/05/2011 Arrestati 59 cattolici di Con Dau: accompagnavano un funerale). In tribunale, l’attivista si è difeso sostenendo di non essersi “mai opposto al Partito comunista”, ma di aver rivendicato l’importanza di un “sistema multipartitico”.
Da settimane le autorità vietnamite hanno impresso un giro di vite contro dissidenti e manifestanti. Nel mirino della polizia è finito anche p. Nguyen Van Ly, arrestato di nuovo mentre si trovava all’interno dell’arcidiocesi di Hue. Le forze dell’ordine hanno condotto in carcere il sacerdote e attivista a bordo di un’autoambulanza, per le precarie condizioni di salute in cui versa.
Fermato per la prima volta nel 1977, p. Ly ha trascorso 17 anni in prigione per la sua battaglia a favore dei diritti umani e della libertà religiosa in Vietnam. Egli è stato colpito da infarto nel 2009, ma le autorità non gli hanno concesso cure mediche adeguate. Sebbene parzialmente paralizzato per le conseguenze della malattia, al sacerdote non è stato risparmiato il carcere da dove è uscito nel marzo scorso perché affetto da tumore al cervello.
Fonti cattoliche riferiscono che le sue condizioni sono critiche. Tuttavia le autorità hanno ordinato l’ennesimo arresto, perché avrebbe distribuito “manifesti antigovernativi” durante il periodo di libertà.
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