02/08/2005, 00.00
INDONESIA
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Gus Dur contro la minaccia del fondamentalismo in Indonesia

di Mathias Hariyadi

L'ex presidente indonesiano si schiera contro l'estremismo del Consiglio nazionale degli ulema e condanna gli attacchi alla minoranza perseguitata  degli Ahmadi. I cristiani chiedono rispetto per il pluralismo religioso, "ricchezza culturale" della nazione.

Jakarta (AsiaNews) – L'ex presidente indonesiano Abdurrahman Wahid, meglio conosciuto come Gus Dur, torna a schierarsi in difesa dell'armonia interreligiosa in Indonesia e contrastare la pericolosa minaccia di una graduale islamizzazione del paese musulmano più popoloso al mondo. Gus Dur, ex presidente anche del Nahdlatul Ulama (NU, una delle più grandi organizzazioni musulmane dell'Indonesia) ha invitato la popolazione a non prendere in considerazione le fatwa (editto religioso) emanate la scorsa settimana dal Mui (Consiglio indonesiano degli ulema) tutte volte a bandire ogni interpretazione dell'islam basata su "pluralismo, liberalismo e secolarismo". In particolare l'ex presidente critica la nuova e violenta  fatwa - la prima è del 1980 - contro la minoranza musulmana degli Ahmadi, ritenuti eretici dall'islam ortodosso e oggetto di recenti violenze da parte dei fondamentalisti.

"Chiedo alla società indonesiana di non considerare seriamente la fatwa del Mui contro gli Ahmadi – ha dichiarato pubblicamente Gus Dur – solo la Corte Suprema può decidere se i loro insegnamenti sono da considerare eretici o no". Gli Ahmadi si dichiarano musulmani, ma non riconoscono Maometto come ultimo dei Profeti.

A questo proposito l'ex presidente ha inviato una lettera al presidente della Corte Suprema chiedendogli di convocare una sessione straordinaria per discutere la questione. "Lo scopo – spiega Gus Dur – è chiarire al pubblico che l'Indonesia è uno stato secolare  e non islamico".

"Ogni editto – continua – deve basarsi sull'interesse nazionale e principi morali universali e non su dogmi islamici". Molti dei membri del Mui sono conosciuti nel paese come "estremisti", che usano il Consiglio per interessi personalistici.

L'attivista, al momento una delle figure più influenti del paese, ha duramente criticato l'attacco alla comunità Ahmadi a Bogor, West Java. Qui il 15 luglio scorso circa 10 mila persone del gruppo estremista, Indonesian Muslim Solidarity, hanno assaltato un complesso della Congregazione Ahmadiyah dell'Indonesia (JAI) e le autorità locali hanno costretto i loro fedeli a lasciare gli edifici dove si riunivano.

Membri della comunità Ahmadi hanno espresso preoccupazione alla notizia della nuova fatwa, che chiede al Governo di dichiarare illegale la comunità e smantellarne le strutture. Un attivista Ahmadi ha commentato in forma anonima: "Non posso dire nulla al momento, la sola cosa che posso fare è tener la bocca chiusa". In Indonesia su una popolazione di oltre 241 milioni di abitanti, gli Ahmadi sono 200 mila. 

Per affrontare la questione, molto sentita all'interno della società indonesiana, Gus Dur ha fondato la cosiddetta "Associazione della società civile", composta da leader di diverse religioni con posizioni moderate e liberali. L'Associazione ha chiesto al Mui di cancellare la fatwa. Uno dei membri, Ulil Abshar Abdalla, giovane intellettuale, spiega che "bandire le attività degli Ahmadi è una violazione dei diritti umani". "È chiaro – continua - che il Mui ha abusato dell'islam per bandire una fede in nome della religione".

L'"Associazione della società civile", inoltre, chiede al Governo di agire contro quegli estremisti (tra cui il Mui e i suoi membri) che "anche non usando la forza fisica cercano di eliminare pensieri religiosi differenti all'interno dell'islam".Interpellato anche il Dipartimento per gli Affari religiosi, affinché incontri le varie organizzazioni musulmane e quelle per i diritti umani nel paese.

Preoccupazione anche dalla comunità cristiana. P. Edi, un sacerdote cattolico, chiede ai leder religiosi di comportarsi in modo corretto e "preservare il pluralismo religioso come ricchezza culturale" della società indonesiana.

Ultimo tassello di un quadro che si fa minaccioso per la libertà religiosa in Indonesia è messo in evidenza dagli analisti: a capo della più grande organizzazione islamica indonesiana, la Muhammadiyah, è salito di recente Dien Samsuddin, vice capo del Mui e noto per le sue posizioni estremiste.

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