Giovane migrante muore sul lavoro, i colleghi manifestano contro la polizia
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - La polizia cinese continua in queste ore a controllare il distretto di Fengtai, a Pechino, dove dallo scorso 8 maggio è in corso una rara protesta pubblica contro le autorità, accusate di voler coprire la verità sulla morte di Yuan Liya. La donna, migrante 22enne proveniente dall'Anhui, lavorava come commessa in un centro commerciale della capitale: il 3 maggio è stata ritrovata morta, ma i suoi colleghi negano che possa aver commesso suicidio.
Gli agenti di polizia in un primo momento hanno negato tutto, dicendo che "non ci sono segni che possa essere una morte sospetta". Il municipio ha pubblicato un post su internet per dire che "non ci sono segni di avvelenamento, molestia sessuale o omicidio: si è gettata da sola", e ha aggiunto che "la famiglia è d'accordo con noi". Ma i colleghi di Yuan non hanno creduto a questa versione e hanno iniziato a manifestare in maniera pacifica per chiedere la verità.
In risposta, le autorità hanno inviato agenti in tenuta anti-sommossa e camion blindati per fronteggiare i circa mille manifestanti. Oggi, dice una fonte locale, "la sicurezza è ancora più stretta. Non credo che qualcuno riuscirà a fare nulla". Molti utenti della Rete hanno espresso scetticismo: "Hanno eliminato subito tante cause diverse. Qualcuno sta orchestrando da dietro le quinte".
Le manifestazioni pubbliche sono in continuo aumento nel Paese, dove si calcolano decine di migliaia di proteste sociali ogni anno. Gli stessi quadri del Partito comunista hanno più volte ammesso che l'instabilità sociale - che nasce dallo squilibrio economico e dalla corruzione della leadership - è una "seria minaccia alla sopravvivenza" dell'attuale sistema di potere.