12/05/2009, 00.00
FILIPPINE
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Filippine: quattro milioni di schiavi-bambini, sfruttati per sesso o lavoro

di Santosh Digal
Vengono impiegati nel settore della pesca, agricolo, nelle miniere o nelle abitazioni, come collaboratori domestici per 12 euro al mese. Più di 100mila minori vittime del racket della prostituzione. La Chiesa cattolica chiede misure efficaci al governo per combattere lo sfruttamento.
Manila (AsiaNews) – Vittime del racket della prostituzione, schiavi del sesso a pagamento, costretti a trascorrere più di 15 ore in mare alla ricerca di pescato o nei campi, a coltivare la terra; ancora, bambini sfruttati nelle miniere o impiegati come lavoratori domestici, disponibili 24 su 24 e con turni superiori alle 15 ore giornaliere. Nelle Filippine lo sfruttamento del lavoro minorile è una piaga che coinvolge circa quattro milioni di bambini.
 
Nei mesi di pesca più di 200mila minori, tra i cinque e i 17 anni, vengono sfruttati dall’industria ittica. Un giorno di lavoro può durare anche 15 ore, in condizioni spesso rischiose per l’equilibrio psico-fisico del bambino. Problemi legati alla decompressione, ferite da taglio, malattie della pelle, bruciature, paralisi sono sintomi comuni fra i pescatori-bambini, esposti a problemi fisici, agenti chimici e biologici; ai quali si aggiungono maltrattamenti da parte dei datori di lavoro.
 
Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) vi sono fino a 100mila bambini sfruttati nel mercato della prostituzione: dal sesso a pagamento nelle strade alle case chiuse, dai locali da ballo ai centri massaggi, nelle navi o nei battelli per turisti, la schiavitù sessuale è una prassi comune per poter accumulare i soldi necessari al pagamento della retta scolastica o per aiutare la famiglia, che non ha fonti sufficienti di guadagno. Alla prostituzione, che riguarda più le femmine dei maschi – sebbene il fenomeno sia in controtendenza – è connesso l’aumento di malattie a diffusione sessuale, come Aids e sifilide.
 
Vi sono poi altre forme di schiavitù, altrettanto terribili per i minori: il lavoro nei campi, esposti ad agenti chimici e anticrittogamici, coinvolge circa due milioni di bambini, il 75% dei quali ha meno di 15 anni e sette su 10 sono maschi (fonti dell’Ufficio nazionale di statistica). Altri 18mila lavorano nelle miniere e nelle cave del Paese, la metà dei quali hanno tra i 10 e i 14 anni. Sono infine circa 230mila i minori che lavorano come collaboratori domestici, con turni di lavoro superiori alle 15 ore – notti comprese – e disponibilità 24 ore su 24. Il giorno libero, quando esiste, è uno al mese e il salario non supera gli 800 pesos (poco più di 12 euro).
 
Chiesa cattolica filippina e attivisti per i diritti umani chiedono un fronte comune per sradicare la piaga dello sfruttamento minorile. Il card. Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, si chiede “quali valori prevalgono nel Paese” se si permette la schiavitù dei bambini e non risparmia accuse alla classe dirigente. Il governo promette misure concrete per sradicare il fenomeno, tra le quali un programma quadriennale di borse di studio per i figli di famiglie povere.
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