Faisalabad: cristiani, non estremisti islamici, dietro il raid alla Grace Ministry Church
Faisalabad (AsiaNews) - "Io e il mio collega non siamo stati affatto feriti da estremisti islamici. In realtà, siamo stati raggiunti da colpi di arma da fuoco esplosi da un cristiano di nome Shamshad Bhatti (conosciuto come Kaka), e dai suoi fratelli Irshad Bhatti, Kamran Bhatti e dalla sorella Arooj Chanda, aiutati da un gruppo di persone. Al centro del contendere, vi sarebbe la proprietà di un terreno occupato abusivamente dai Bhatti". È quanto afferma ad AsiaNews Sajid Masih, in un breve colloquio tenuto oggi nel letto dell'ospedale di Faisalabad dove è ricoverato da giorni in condizioni gravi (nella foto); egli non sarebbe in pericolo di vita, ma rischia l'amputazione del braccio raggiunto dai proiettili. Masih aggiunge che cristiani e musulmani della zona "vivono in pace" e i leader religiosi "promuovono l'armonia" fra le due comunità.
La vicenda risale alla mezzanotte del 18 febbraio scorso ed è stata denunciata, in un primo momento, dal Pakistan Christian Post (Pcp) e poi rilanciata dalle agenzie internazionali. All'indomani dell'assalto, si era parlato di azione violenta compiuta da un gruppo estremista islamico; tuttavia, si è trattato di una disputa interna alla comunità cristiana per una questione economica. Una dozzina di persone hanno fatto irruzione nella Grace Ministry Church di Faisalabad, ferendo in modo grave Sajid Masih, 35enne padre di quattro figlie. Nell'attacco è rimasto coinvolto anche Boota Masih, che ha riportato la frattura della gamba; egli è stato percosso con violenza, quindi spinto dal tetto fino a precipitare sul pavimento della chiesa.
Prima dell'assalto, i Bhatti avevano ricevuto l'invito ad abbandonare la proprietà nei pressi della Grace Ministry Church. La famiglia, infatti, sarebbe coinvolta in un traffico illegale di alcol e droga e avrebbe occupato in modo abusivo i terreni nei pressi della comunità protestante. I quattro fratelli Bhatti, insieme a un gruppo di complici, hanno attaccato il luogo di culto guidato dal reverendo Altaf Khan, capo della Chiesa presbiteriana in Pakistan. In precedenza la famiglia Bhatti avrebbe inoltre contratto un debito con il pastore, mai saldato. Per questo, il rev. Altaf ha deciso di allontanarli; in risposta, i fratelli hanno rivendicato la proprietà della struttura. Ad oggi è in corso una vertenza legale presso il tribunale civile di Faisalabad.
Il rev. Altaf conferma il possesso "di tutti i documenti" relativi alla proprietà. Egli aggiunge che in passato "vivevamo in pace con i Bhatti", ma un gruppo di famiglie musulmane "li ha sobillati, spronandoli a contendere alla Ministry Church il possesso dei terreni". Il capo della comunità presbiteriana conferma che leader cristiani e musulmani "promuovono una cultura di pace e armonia", ma alcuni elementi "mettono in giro voci false" per provocare "scontri a sfondo confessionale". Ancor più duro il commento di p. Khalid Rasheed Asi, vicario generale della diocesi di Faisalabad: "condanno con forza - afferma ad AsiaNews - l'episodio, ma faccio un appello agli organi di informazione a non pubblicare notizie senza prima aver verificato con attenzione gli eventi". Il sacerdote sottolinea gli sforzi compiuti per promuovere "la pace e il dialogo interreligioso a Faisalabad", ma "questi racconti falsi possono guastare il clima di pace in città... Grazie a Dio non vi sono stati incidenti a sfondo confessionale".
01/12/2015