25/05/2009, 00.00
TURCHIA
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Erdogan attacca il passato : Fasciste le pulizie etniche del kemalismo

di NAT da Polis
In un chiaro riferimento alle minoranze armene e greche, il premier attacca il nazionalismo cieco che non vuole interrogarsi sul passato. Apprezzamento delle parole di Erdogan da greci, armeni e diplomatici occidentali. Ma tutti si aspettano i fatti, dopo le parole.

Istanbul (AsiaNews) – Il primo ministro turco Tayyp Erdogan ha lanciato un colpo che viene definito “storico” accusando l’establishment kemalista di comportamenti “fascisti” e di “epurazione delle minoranze” alla fondazione della Turchia. Nel Paese vi è una legge che condanna le accuse contro la nazione e ogni verifica storica sul genocidio armeno e greco è tabù.

Il 23 maggio scorso, durante un congresso  del suo partito a Düzce, nell’ovest del paese, il premier ha ribattuto ad alcuni partiti di opposizione che lo accusano di aver concesso a una società israeliana la bonifica dalle mine di un territorio turco al confine con la Siria.

“Questi sono mentalità e comportamenti fascistoidi  del passato” ha detto Erdogan, sottolineando l’importanza per la Turchia degli investimenti stranieri. “É facile dire – ha aggiunto - che si sta perdendo l’identità turca, perché  gli investimenti stranieri nel nostro Paese provengono da fonti che professano una religione  diversa dalla nostra”.

“Per diversi anni  ha continuato - in questo Paese sono  avvenuti vari fatti a danno delle minoranze etniche che vivevano qui. Vi è stata  pulizia etnica nei loro confronti, perche avevano un diversa identità etnica culturale. E’ arrivato  il  momento di interrogarci perché  è avvenuto tutto questo  e che cosa abbiamo ricavato da tutto questo. Sinora non abbiamo mai  fatto una seria analisi”

“In verità - ha concluso - questi comportamenti sono stati  il risultato di una concezione fascista .In questo  stesso errore siamo caduti anche noi”.

Le dichiarazioni di Erdogan seguono di sei mesi quelle fatte dal ministro della Difesa Mehmet Vecdi Gonul. Il 10 novembre scorso, nell’anniversario della morte di Atatürk, egli ha sottolineato che la fondazione della Turchia moderna è avvenuta anche con la sistematica persecuzione delle minoranze  e la conseguente  appropriazione  delle loro risorse economiche, grazie a cui è nata l’  attuale borghesia imprenditoriale turca. Gonul a anche aggiunto: “Di certo, con una presenza forte  di  greci ed armeni negli attuali territori turchi, la Turchia non avrebbe l’odierna identità nazionale”. Quest’ultima frase ha provocato le ire delle minoranze e della comunità internazionale.

Rimane il fatto che, soprattutto con le dichiarazioni di Erdogan, la stampa turca comincia a parlare di “storica autocritica”.

Nel giornale Apogevmatini, della minoranza greca di Istanbul – anch’essa vittima della pulizia etnica - Mihalis Vassilaidis ha detto che “oggi per tutti noi è un giorno di festa”.

Ridvan Akar, del giornale Vatan, ha spesso scritto sulla storia e i metodi di persecuzione subiti dalle minoranze cristiane alla fondazione della Turchia moderna nel 1923. Egli ha commentato così le dichiarazioni del premier: “I diritti delle minoranze, come quelli delle fondazioni religiose sono problemi strutturali dello Stato turco. Sicuramente Erdogan con le sue dichiarazioni  ha fatto un passo avanti. Ma la sincerità delle sue intenzioni dipenderà dai fatti, come quello della restituzione dei diritti a chi fu espulso, il ritorno delle  proprietà confiscate, oppure il loro indennizzo”.

Lo stesso Patriarca ecumenico Bartolomeo I non smette di ricordare ai tutti  suoi interlocutori : “Finalmente si deve capire che noi non siamo una minoranza, ma cittadini di questo paese e come tali dobbiamo essere trattati”

Lakis Vigas, rappresentante delle minoranze nella Direzione generale delle  Fondazioni, ha dichiarato ad AsiaNews: “Si spera che  queste importanti dichiarazioni del primo ministro Erdogan siano fatte proprie anche dalla pubblica amministrazione”.

Le dichiarazioni di Erdogan hanno risvegliato  l’interesse anche degli ambienti  diplomatici che sperano in una effettiva svolta per l'avvicinamento di Ankara all’Ue. Ma anche per questo bisogna attendere dei fatti e non accontentarsi solo delle parole.

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