Elezioni presidenziali in Russia, aumentano pressioni su opposizione e Ong
di Nina Achmatova
Escluso dalla corsa al Cremlino il leader dell’opposizione Yavlinski. Ancora non autorizzato il corteo del 4 febbraio. Organizzatori: “Pronti a manifestare anche senza permesso”.
Mosca (AsiaNews) – A due settimane dalla prossima grande manifestazione anti-governativa a Mosca, il potere centrale mostra evidenti segnali di nervosimo. Mentre con l’esclusione di due rivali alle presidenziali del 4 marzo, il candidato forte Vladimir Putin pare avere la strada più libera per una rielezione al primo turno, non diminuisce la pressione sul movimento di protesta e sugli osservatori indipendenti.
La Commissione elettorale centrale ha giudicato il fondatore del partito d’opposizione Yabloko (Mela in italiano), Grigori Yavlinski, inammissibile al voto perché il 26% delle firme raccolte per presentarsi non sarebbero valide. Insieme a lui è stato escluso anche l’indipendente governatore della regione di Irkutsk, Dmitry Mezentsev.
“È una decisione presa da Putin e non dalla Commissione elettorale”, ha denunciato il leader di Yabloko, Sergey Mitrokhin. Secondo il politico, è stato deciso che il ruolo del candidato democratico dovesse essere giocato dall’oligarca Prokhorov, manovrato dal Cremlino, e così Yavlinsky (utile per dare una parvenza di pluralismo alla consultazione) è diventato superfluo.
Secondo altri, al Cremlino davano fastidio i numerosi osservatori ai seggi, a cui Yabloko avrebbe avuto diritto con Iavlinski come candidato. Il partito “della mela”, però, non si è dato per vinto e ha promesso di unirsi alla Ong Golos per sorvegliare il corretto svolgimento del voto. Questa è stata la prima a smascherare i casi di irregolarità e brogli, a favore de partito putiniano Russia Unita, nelle ultime legislative del 4 dicembre, che hanno scatenato le più vaste proteste anti-governative degli ultimi 15 anni.
Proprio per il suo impegno, l’organizzazione è vittima di una campagna tesa a bloccarne l’attività in vista delle presidenziali. Dopo minacce di morte e pressioni di ogni genere, la sua direttrice, Liliana Shibanova, ha denunciato l’ultima intimidazione: l’Ong è stata invitata a lasciare i locali della sua sede, a causa di lavori urgenti, casualmente, dal 25 gennaio al 6 marzo.
“Si tratta di evidenti segni di nervosismo del Cremlino – ha commentato ad AsiaNews Denis Bilunov, membro dell’organizzazione Solidarnost e tra i primi promotori delle manifestazioni di dicembre – come anche il fatto che inizialmente non hanno voluto autorizzare la manifestazione del 4 febbraio a Mosca”. L’amministrazione comunale ha cercato per giorni di cambiare il percorso e far spostare l’evento fuori dal centro, ma la determinazione degli organizzatori sembra abbia portato a un compromesso. La marcia dovrebbe tenersi dalla metro Oktjabraskaja fino a piazza Balotnaja, già teatro della grande manifestazione del 10 dicembre.
La Commissione elettorale centrale ha giudicato il fondatore del partito d’opposizione Yabloko (Mela in italiano), Grigori Yavlinski, inammissibile al voto perché il 26% delle firme raccolte per presentarsi non sarebbero valide. Insieme a lui è stato escluso anche l’indipendente governatore della regione di Irkutsk, Dmitry Mezentsev.
“È una decisione presa da Putin e non dalla Commissione elettorale”, ha denunciato il leader di Yabloko, Sergey Mitrokhin. Secondo il politico, è stato deciso che il ruolo del candidato democratico dovesse essere giocato dall’oligarca Prokhorov, manovrato dal Cremlino, e così Yavlinsky (utile per dare una parvenza di pluralismo alla consultazione) è diventato superfluo.
Secondo altri, al Cremlino davano fastidio i numerosi osservatori ai seggi, a cui Yabloko avrebbe avuto diritto con Iavlinski come candidato. Il partito “della mela”, però, non si è dato per vinto e ha promesso di unirsi alla Ong Golos per sorvegliare il corretto svolgimento del voto. Questa è stata la prima a smascherare i casi di irregolarità e brogli, a favore de partito putiniano Russia Unita, nelle ultime legislative del 4 dicembre, che hanno scatenato le più vaste proteste anti-governative degli ultimi 15 anni.
Proprio per il suo impegno, l’organizzazione è vittima di una campagna tesa a bloccarne l’attività in vista delle presidenziali. Dopo minacce di morte e pressioni di ogni genere, la sua direttrice, Liliana Shibanova, ha denunciato l’ultima intimidazione: l’Ong è stata invitata a lasciare i locali della sua sede, a causa di lavori urgenti, casualmente, dal 25 gennaio al 6 marzo.
“Si tratta di evidenti segni di nervosismo del Cremlino – ha commentato ad AsiaNews Denis Bilunov, membro dell’organizzazione Solidarnost e tra i primi promotori delle manifestazioni di dicembre – come anche il fatto che inizialmente non hanno voluto autorizzare la manifestazione del 4 febbraio a Mosca”. L’amministrazione comunale ha cercato per giorni di cambiare il percorso e far spostare l’evento fuori dal centro, ma la determinazione degli organizzatori sembra abbia portato a un compromesso. La marcia dovrebbe tenersi dalla metro Oktjabraskaja fino a piazza Balotnaja, già teatro della grande manifestazione del 10 dicembre.
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