Egitto, sale il bilancio degli scontri in piazza Tahrir: 30 morti e mille feriti
Dopo una breve sosta sono riprese questa mattina le proteste in piazza Tahrir. Oltre 4mila i partecipanti. Alcuni di loro hanno scagliato bottiglie molotov scatenando la reazione violenta dei militari. L’esercito accusato di aver sparato sulla folla con proiettili veri. Prime vittime anche ad Alessandria d’Egitto. Per protesta si dimette il ministro della Cultura.
Il Cairo (AsiaNews) – Sale a 30 morti e oltre mille feriti il bilancio degli scontri fra esercito e manifestanti che dal 19 novembre occupano piazza Tahrir. Questa mattina oltre 4mila persone in gran parte appartenenti ai partiti musulmani sono scese in piazza in protesta contro il Consiglio supremo del’esercito. Esso è accusato di voler restare al potere, nonostante le ripetute richieste di dimissioni in vista delle elezioni del prossimo 28 novembre. Secondo fonti locali è stato il lancio di bombe molotov contro un gruppo di militari a scatenare le violenze. In molti però sostengono che a provocare gli incidenti sono state le forze di sicurezza. I soldati hanno sparato ad altezza d’uomo non con proiettili di gomma, ma veri, sul modello di quanto avvenuto durante la manifestazione dei cristiani copti del 9 ottobre, costata 27 morti e oltre 500 feriti. Scontri violenti sono avvenuti anche ad Alessandria, dove sono morte quattro persone. Al momento il Consiglio supremo dei militari rifiuta ogni responsabilità e definisce arrestati e uccisi come rivoltosi. Ciò ha scatenato la reazione del ministro della Cultura Emad Abu Ghazi, che oggi si è dimesso.
Ahmad Sami, medico volontario della Tahrir Doctor Organization, fa notare che almeno sei persone mostrano ferite da proiettili veri sparati da pistole e fucili. Esse certificano le reali intenzioni dei militari. Il medico racconta un ospedale da campo è stato allestito in Mohamed Mahmoud street, vicino a piazza Tahrir, dove è avvenuta la maggior parte degli scontri che non hanno risparmiato la piccola struttura. Decine di pazienti sono stati intossicati dal fumo dei gas lanciati dalle forze dell’ordine.
A otto mesi dalla rivoluzione dei gelsomini, anche i giornali più filo governativi iniziano a domandarsi quale sarà il futuro del Paese. Essi guardano con timore al Consiglio supremo dei militari, che da garante della sicurezza si è trasformato in repressore del dissenso popolare.
Questa mattina, il quotidiano Al- Ahram, considerato il giornale più vicino all’attuale governo, ha pubblicato le immagini degli scontri, campeggiate dal titolo “La polita dirottata dalla violenza”. Un altro giornale, Al Shouruk, in questi mesi molto pacato nei giudizi sul governo in carica, ha dato spazio alle reazioni dei candidati alla presidenza, che hanno criticato con forza la reazione esagerata delle forze di sicurezza. Il principale editorialista del giornale Fahmy Howeidy, che fino a pochi giorni fa invitava i cittadini ad avere pazienza e confidare nel ruolo del’esercito, si è scagliato contro il governo. “Nessuno – ha affermato - si aspettava una situazione del genere a otto mesi dalla caduta di Mubarak. Fino ad oggi il Consiglio supremo dei militari aveva dato l’impressione di voler proteggere i valori della rivoluzione, ora li sta invece schiacciando”.
Intanto, il governo ha rilasciato Bothaina Kamel, unica candidata donna alle elezioni del 28 novembre, fermata ieri dalla polizia durante le manifestazioni. Per placare le proteste i militari potrebbero cancellare IL disegno di legge costituzionale, che li vedrebbe al potere anche dopo iL rilsultato del voto. In questo modo essi tentano di soddisfare le richieste dei partiti islamici, protagonisti delle manifestazioni di questi giorni. (S.C.)
Ahmad Sami, medico volontario della Tahrir Doctor Organization, fa notare che almeno sei persone mostrano ferite da proiettili veri sparati da pistole e fucili. Esse certificano le reali intenzioni dei militari. Il medico racconta un ospedale da campo è stato allestito in Mohamed Mahmoud street, vicino a piazza Tahrir, dove è avvenuta la maggior parte degli scontri che non hanno risparmiato la piccola struttura. Decine di pazienti sono stati intossicati dal fumo dei gas lanciati dalle forze dell’ordine.
A otto mesi dalla rivoluzione dei gelsomini, anche i giornali più filo governativi iniziano a domandarsi quale sarà il futuro del Paese. Essi guardano con timore al Consiglio supremo dei militari, che da garante della sicurezza si è trasformato in repressore del dissenso popolare.
Questa mattina, il quotidiano Al- Ahram, considerato il giornale più vicino all’attuale governo, ha pubblicato le immagini degli scontri, campeggiate dal titolo “La polita dirottata dalla violenza”. Un altro giornale, Al Shouruk, in questi mesi molto pacato nei giudizi sul governo in carica, ha dato spazio alle reazioni dei candidati alla presidenza, che hanno criticato con forza la reazione esagerata delle forze di sicurezza. Il principale editorialista del giornale Fahmy Howeidy, che fino a pochi giorni fa invitava i cittadini ad avere pazienza e confidare nel ruolo del’esercito, si è scagliato contro il governo. “Nessuno – ha affermato - si aspettava una situazione del genere a otto mesi dalla caduta di Mubarak. Fino ad oggi il Consiglio supremo dei militari aveva dato l’impressione di voler proteggere i valori della rivoluzione, ora li sta invece schiacciando”.
Intanto, il governo ha rilasciato Bothaina Kamel, unica candidata donna alle elezioni del 28 novembre, fermata ieri dalla polizia durante le manifestazioni. Per placare le proteste i militari potrebbero cancellare IL disegno di legge costituzionale, che li vedrebbe al potere anche dopo iL rilsultato del voto. In questo modo essi tentano di soddisfare le richieste dei partiti islamici, protagonisti delle manifestazioni di questi giorni. (S.C.)
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