Egitto, il parlamento bolla Israele come primo nemico dello Stato
Il Cairo (AsiaNews) - Il parlamento egiziano dominato dagli estremisti islamici ha votato nei giorni scorsi una mozione che bolla Israele come primo nemico dell'Egitto. I deputati chiedono l'espulsione dell'ambasciatore israeliano al Cairo e la fine delle forniture di gas e petrolio a prezzi di favore. Il documento è stato redatto e approvato dalla Commissione per gli affari arabi e ha un valore solo simbolico. Il Consiglio superiore dei militari (Scaf), lo ha infatti rigettato. In attesa delle elezioni presidenziali, lo Scaf è a tutt'oggi l'unico organo di potere autorizzato ad approvare o cancellare le leggi. La mozione è un gesto di protesta nei confronti dei raid israeliani su Gaza iniziati lo scorso 9 marzo e costati circa 25 morti, considerati dai parlamentari egiziani una grave violazione dei diritti umani.
Nonostante sia solo un atto senza valore legale, fonti di AsiaNews sottolineano che il documento è un esempio della "retorica presuntuosa" di Fratelli musulmani e salafiti. Grazie alla vittoria alle elezioni, essi stanno cercando in tutti i modi di diffondere la loro ideologia, soffocata per 40 anni dal regime militare egiziano. Nella mozione si legge che "dopo la rivoluzione, il Paese non sarà mai più amico dell'entità sionista, primo nemico dell'Egitto e della nazione araba".
"Gli estremisti islamici sono dei populisti - affermano le fonti - a loro interessa mantenere alto il consenso degli elettori, soprattutto in un periodo di crisi economica. Essi additano Israele come il responsabile di tutti i mali del Paese".
Da gennaio l'Egitto soffre una grave crisi energetica, causata dall'instabilità politica del Paese, dai tagli del governo per contenere l'espansione del debito pubblico e dai continui attacchi di gruppi terroristi contro i gasdotti del Sinai. In diverse città la fornitura è interrotta da mesi. Ogni giorno la popolazione è costretta a fare diverse ore di coda per riempire una tanica di benzina o per ricaricare una bombola di gas. Per evitare scontri la polizia presidia i distributori più affollati. Fratelli musulmani e salafiti sostengono che tale situazione è frutto degli accordi economici con Israele. In virtù del trattato di pace firmato nel 1979, l'Egitto fornisce gas e benzina allo Stato ebraico a l'80% in meno del normale prezzo di mercato.
Secondo gli esperti, l'atteggiamento degli estremisti islamici rischia di compromettere la svolta democratica dell'Egitto. I militari sostengono ancora la linea di Mubarak sulla politica estera e ricevono miliardi di dollari dagli Stati Uniti, principale alleato di Israele. In caso di una nuova vittoria dei Fratelli musulmani alle elezioni presidenziali, lo Scaf potrebbe annullare il risultato e insediare un suo uomo di fiducia. (S.C.)
20/08/2013