Dissidente birmano: amnistia e tutele, per il rientro degli esuli in Myanmar
New Delhi (AsiaNews) - L'invito al ritorno degli esuli birmani rivolto dal presidente Thein Sein non verrà raccolto, perché "non vi sono miglioramenti concreti" nel mondo del lavoro, nelle strutture sanitarie, nel campo dell'istruzione; piuttosto, continua a regnare un clima di "sospetto e sfiducia" che è comprensibile vista la situazione del Paese. È critico il giudizio affidato ad AsiaNews da Tint Swe, leader birmano in esilio e rappresentante della Lega nazionale per la democrazia (Nld) in India, che non raccoglie l'appello. Anzi, il suo è un atteggiamento di ragionevole sfiducia: "Non dobbiamo aspettarci - aggiunge il medico e attivista - un rientro in massa degli esuli nel Paese, considerato il quadro" politico, sociale ed economico del Myanmar.
Nei giorni scorsi il presidente birmano si è rivolto a quei milioni di concittadini della diaspora che per "motivi diversi" (senza specificare) hanno abbandonato il Paese, invitandoli a rientrare in patria e a contribuire in modo attivo al progresso della nazione. In passato moltissimi intellettuali, attivisti, professionisti sono espatriati per sfuggire alla tirannia di un regime militare corrotto e repressivo, che ha soffocato la vita economia e sociale. Thein Sein assicura "l'assistenza necessaria" da parte dello Stato, per risolvere "ogni difficoltà" dovesse sorgere nell'avvio dell'impresa o dell'attività lavorativa.
Interpellato da AsiaNews Tint Swe, membro del disciolto Consiglio dei ministri del governo di coalizione nazionale dell'Unione della Birmania (NCGUB), composto esuli fuggiti nel 1990 dopo le elezioni vinte dalla Nld e mai riconosciute dalla giunta del generalissimo Than Shwe, sottolinea che "si tratta del secondo appello di questo tipo" lanciato dal capo di Stato. E aggiunge che "poche esuli sembrano attratti" dall'invito, sebbene gli osservatori esprimano giudizi positivi, perché "non vi sono differenze rispetto al primo". Egli distingue due diverse categorie di birmani all'estero: "alcune migliaia" di attivisti politici e "decine di migliaia" di lavoratori migranti e rifugiati. "In questo secondo gruppo - afferma - vi sono quanti si sono sistemati in un altro Paese e per loro, se anche lo volessero, non vi è possibilità di tornare". Per quanto concerne i rifugiati, continua Tint Swe, non vi sono "miglioramenti nelle opportunità di impiego, nella sanità, nell'istruzione" quindi non vi sono motivi davvero validi per tornare.
Per quanto concerne gli attivisti politici, invece, essi preferiscono la posizione di "attesa" perché persiste una situazione di "insicurezza" ed è necessario capire gli scenari futuri. "I membri del movimento studentesco Generazione 88 - spiega - invocano un ritorno 'dignitoso' dei dissidenti politici. Molti chiedono un provvedimento di amnistia generale e una legge che garantisca la sicurezza". Un passo "fondamentale", aggiunge Tint Swe, perché molte organizzazioni fra cui Ncgub e il movimento sindacale libero birmano (Ftub) "sono organizzazioni dichiarate fuorilegge" e alcuni membri del Parlamento in esilio "hanno subito condanne in contumacia a 25 anni di galera e le pene sono tuttora esecutive".
Intanto la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi assicura un "cauto" sostegno alla proposta del senatore Usa John McCain, che intende sospendere le sanzioni economiche degli Stati Uniti contro il Myanmar. La Nobel per la pace, collegata in videoconferenza a un evento promosso dal George W. Bush Institute a Washington, spiega che la sospensione, "piuttosto che la cancellazione", sarebbe un segnale forte del governo americano a favore delle riforme democratiche nella ex Birmania. Tuttavia, resta aperta la possibilità di percorrere altre strade "se le aspirazioni del popolo" non saranno soddisfatte.(DS)
15/02/2019 11:58
31/08/2016 08:56