08/10/2013, 00.00
CINA – GIAPPONE – STATI UNITI
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Default Usa: Pechino e Tokyo chiedono a Washington garanzie sul debito

Vice-ministro cinese delle Finanze: gli Stati Uniti devono preservare “l’affidabilità creditizia dei titoli di Stato”. Timori per la “sicurezza” degli investimenti di Pechino, che possiede 1.280 miliardi di titoli del tesoro Usa. Preoccupazioni condivise anche dal Giappone, che invita il governo americano a risolvere lo stallo.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Lo stallo politico negli Stati Uniti sulla legge di bilancio e, ancor più grave, sull'aumento del tetto del debito, che vede opposti il presidente Barack Obama e l'ala dura dei Repubblicani arriva fino a Pechino e irrita le alte sfere del governo cinese. Il maggior possessore al mondo di buoni del tesoro Usa chiede a Washington di "garantire la sicurezza" dei propri investimenti. Preoccupazioni condivise anche dal Giappone che, assieme alla Cina, detiene più di 2,4 trilioni di dollari di titoli e teme una profonda destabilizzazione dei mercati mondiali. Del resto per molti governi e investitori lo stallo sul tetto del debito è di gran lunga più problematico dell'attuale impasse causata dalla chiusura degli uffici federali, in seguito al mancato accordo al Congresso sul nuovo bilancio.

Sulla vicenda è intervenuto ieri in modo pesante il vice-ministro delle Finanze di Pechino Zhu Guangyao, che lancia un monito a Washington: "Come maggiore economia del mondo ed emittente della principale valuta di riserva al mondo - ha dichiarato l'alto funzionario cinese - è importante che gli Usa preservino l'affidabilità creditizia dei loro titoli di Stato". Un elemento fondamentale, ha aggiunto, tanto per gli Stati Uniti che per "l'economia globale"; per questo Pechino auspica che "prima del 17 ottobre gli Usa facciano passi credibili" per evitare il default e garantire così "la sicurezza degli investimenti cinesi".

Stando ai dati del Tesoro americano del luglio 2013, la Cina ha 1.280 miliardi di dollari investiti in buoni del tesoro ma la cifra potrebbe essere anche più consistente se si pensa che spesso il Paese investe attraverso intermediari. Il Giappone è il secondo maggior creditore con 1.135 miliardi di dollari. Non stupisce quindi l'intervento in materia del ministro delle Finanze Taro Aso, che non nasconde la gravità di un eventuale default e invita gli Stati Uniti a "risolvere la situazione di stallo sul suo tetto del debito senza indugi". Un default Usa potrebbe infatti indurre gli investitori ad abbandonare il dollaro facendo così salire il valore dello yen.

Qualsiasi inadempienza degli Stati Uniti nell'onorare il loro debito obbligazionario, rischia di danneggiare lo status del dollaro quale riserva finanziaria mondiale, con conseguenze su scala globale devastanti per gli investitori. Barack Obama e il fronte repubblicano restano fermi sulle rispettive posizioni. I senatori democratici vogliono arrivare al voto entro la fine della settimana; un passaggio cruciale che possa garantire al presidente l'autorità per innalzare a 16,7 trilioni di dollari il debito Usa.

Intanto il presidente cinese Xi Jinping manifesta ottimismo e rassicura i leader presenti al forum Apec Asia-Pacific Economic Co-operation forum) sulla tenuta del Dragone. In un intervento a margine del forum, il capo di Stato cinese afferma di nutrire "piena fiducia" nell'economia del Paese, nonostante i segni di rallentamento. Egli definisce la crescita cinese "sana e robusta" ed è pronto a sacrificare qualche punto percentuale per dar corso a "riforme strutturali" che siano funzionali in un'ottica di lungo periodo. 

 

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