Decreto 92: stretta di Hanoi sulla libertà religiosa, seguendo il modello cinese
Hanoi (AsiaNews) - Leader religiosi e semplici fedeli, cristiani e buddisti, sono "preoccupati" per le conseguenze del Decreto 92, approvato dal governo vietnamita e in vigore dal primo gennaio 2013, che pone "pesanti restrizioni" alla libertà di culto nel Paese. Come sottolineato da un alto funzionario del governo, i vertici del partito comunista sembrano guardare per il futuro al "modello cinese" in materia di fede. Un cambiamento radicale rispetto alla politica promossa nel recente passato - vedi i dialoghi fra Santa Sede e Hanoi - che aveva incontrato anche il consenso del Vaticano nel quadro della diplomazia nella regione (cfr. AsiaNews 13/11/2012 Il rapporto fra Hanoi e Santa Sede, modello di dialogo fra Cina e Vaticano).
Un giovane cattolico di Hanoi, che chiede l'anonimato, ricorda il recente incontro fra una delegazione cinese e alti funzionari del governo vietnamita. Nell'occasione, la vice-presidente de Parlamento Tong Thi Phong ha sottolineato che "il Vietnam prenderà sempre più come modello la politica della Cina in materia di religione". E, aggiunge il fedele, "non capisco il senso di queste dichiarazioni" visto che la legislazione di Pechino in materia di culto "è la più draconiana al mondo".
Preoccupazioni emergono anche dalle parole di un sacerdote della capitale, che bolla come "arretrato" il Decreto 92 e invita il governo a "rispettare i diritti dei cittadini", a partire proprio dal principio della libertà religiosa. Gli fa eco Peter Sang, un fedele della parrocchia di Thai Ha, secondo cui l'esecutivo "è alla ricerca di un modo per controllare e limitare la libertà di religione". Egli ricorda anche la pratica, spesso usata in passato, di assoldare violenti e teppisti per colpire quanti rivendicano la propria fede e desiderano seguire il proprio culto.
Il Decreto 92, che ha già messo in allarme la comunità buddista, è formato da cinque capitoli e 46 articoli. Il terzo regola le "organizzazioni religiose" e il quarto le "attività religiose"; sono questi due gli elementi che destano maggiore preoccupazione fra i fedeli. Essi presentano infatti una terminologia "vaga" ed esprimono concetti "ambigui", che lasciano un ampio margine di interpretazione e possono essere sfruttati per lanciare accuse "generiche". Ai religiosi è imposto al contempo un "programma educativo" sulla storia del Vietnam e la sua legislazione, promosso e tenuto da esponenti dei dicasteri degli Interni, della Giustizia e dell'Istruzione. Infine, i membri del clero devono redigere un'apposita domanda nel caso di viaggi all'estero per conferenze e chiedere il "permesso" delle autorità nel caso di trasferimenti in una zona diversa del Paese.
Per ora non risultano commenti ufficiali da parte del Vaticano, sulle normative che entreranno in vigore dal prossimo anno in materia di culto. Certo è che esse appaiono come un passo indietro rispetto ai progressi del recente passato, che avevano spinto il prefetto di Propaganda Fide a citare il modello Santa Sede - Hanoi come base per dialoghi futuri con la Cina. Il card Fernando Filoni (cfr. AsiaNews 25/10/2012 Card. Filoni: La Lettera del Papa alla Chiesa di Cina attende risposta) aveva auspicato "un nuovo modo di dialogare, anche più aperto e ad un livello più equivalente" con Pechino: "Ad esempio, Santa Sede e Vietnam - ha commentato il porporato - hanno trovato un modus operandi et progrediendi".