Damasco: tentativi di dialogo governo-opposizione, ma la polizia continua a sparare
di Naman Tarcha
A Damasco si sono incontrati rappresentanti del governo, dei partiti e personalità indipendenti. Ma molti oppositori non sono venuti, perché a dispetto del dialogo la repressione continua. Rientrano alla spicciolata i profughi dalla Turchia, mentre si attende a Damasco l’arrivo del ministro degli Esteri turco nei prossimi giorni.
Damasco (AsiaNews) – A Damasco ieri è partito un primo tentativo di dialogo nazionale, dopo oltre quattro mesi di manifestazioni e scontri che hanno registrato un bilancio pesante in vite umane. L’iniziativa è stata promossa dall’autorità di Dialogo nazionale formata dal presidente Bashar al-Assad, ed ha avuto luogo nel Centro congressi Sahara. Altre tre commissioni sono incaricate di esaminare e presentare proposte per le riforme da attuare. All’incontro sono state invitate personalità pubbliche ed esponenti del governo e dell'opposizione, ed hanno partecipato circa 180 persone, di cui 40 erano del governo. Erano presenti rappresentanti di partiti, organizzazioni sindacali e personaggi indipendenti, intellettuali, accademici ed attivisti per i diritti umani, tra i quali Tayeb Tizini, Mohammed Habash, Padre Elias Zahlawi, Kadri Jamil, Omar Ausi, Abbas al Nuri, Imad al Shuaibi, e Rasha Serob. Ma molti altri non hanno ritenuto di partecipare mentre erano ancora in corso scontri in varie città della Siria.
Il vice presidente Farouk al-Shara, inaugurando i lavori ha affermato che “un dialogo non inizia mai in una atmosfera rilassata, ma è l’unica via per il bene del Paese; non è un favore né una concessione da parte del governo, ma è un dovere, quando si basa sul principio che il popolo è la fonte del potere”, sottolineando che “la Siria è decisa ad attuare le riforme e superare i conflitti che qualcuno vorrebbe alimentare”.
Lo scrittore e forte oppositore Tizini ha ribadito la necessità di “gettare le basi per costruire lo Stato di diritto e lavorare per la creazione di un nuovo Paese democratico e civile”, ricordando che mentre era in corso la riunione, a Homs e a Hama si stava ancora sparando.
Lo scrittore e prete cattolico Zahlawi ha sottolineato che la Siria è sottoposta a feroci interferenze esterne, e ha invitato a “porre fine agli arresti illegittimi, riformare la Costituzione siriana, e consentire la formazione di nuovi partiti”. L’esponente dell’opposizione e leader islamico Muhammad Habash ha invitato il Presidente siriano a “modificare la Costituzione, con un emendamento gli articoli 8 e 84, per mettere fine al sistema del partito unico. La consigliera del presidente siriano Bouthaina Shaaban ha affermato che “il dialogo è l'unica via d'uscita dalla crisi del paese”, assicurando che “non c’erano argomenti tabù”.
L’attivista per i diritti umani siriano Najib Dadam ha affermato che in Siria è in corso una rivolta contro una realtà che non soddisfa più i bisogni della gente. La gente non accetta più uno Stato con un partito unico e senza diritti, e ha accusato il regime siriano di cercare una soluzione per restare. “Le forze di opposizione sono schierate con il popolo, rifiutano qualsiasi interferenza esterna e vorrebbero una soluzione politica della crisi". Nei giorni scorsi si sono svolte dimostrazioni popolari a sostegno del regime ad Aleppo e Latakia, simili a quelle già avvenute a Damasco, con il dispiegamento nelle strade di bandiere siriane gigantesche, lunghe chilometri; oltre a manifestazioni contro il governo.
Nel frattempo a Jisr al-Shoughour da giorni sta rientrando in patria alla spicciolata una parte delle migliaia di profughi che erano fuggiti in Turchia temendo di restare coinvolti nell’operazione militare organizzata dall’esercito siriano. Dei 15340 cittadini siriani espatriati in Turchia 6624 sarebbero rientrati, affermano fonti turche. Nei campi profughi ne restano 8806. Questa settimana è atteso a Damasco il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, in una visita annunciata all’interno del suo tour nei paesi del Medio oriente.
Il vice presidente Farouk al-Shara, inaugurando i lavori ha affermato che “un dialogo non inizia mai in una atmosfera rilassata, ma è l’unica via per il bene del Paese; non è un favore né una concessione da parte del governo, ma è un dovere, quando si basa sul principio che il popolo è la fonte del potere”, sottolineando che “la Siria è decisa ad attuare le riforme e superare i conflitti che qualcuno vorrebbe alimentare”.
Lo scrittore e forte oppositore Tizini ha ribadito la necessità di “gettare le basi per costruire lo Stato di diritto e lavorare per la creazione di un nuovo Paese democratico e civile”, ricordando che mentre era in corso la riunione, a Homs e a Hama si stava ancora sparando.
Lo scrittore e prete cattolico Zahlawi ha sottolineato che la Siria è sottoposta a feroci interferenze esterne, e ha invitato a “porre fine agli arresti illegittimi, riformare la Costituzione siriana, e consentire la formazione di nuovi partiti”. L’esponente dell’opposizione e leader islamico Muhammad Habash ha invitato il Presidente siriano a “modificare la Costituzione, con un emendamento gli articoli 8 e 84, per mettere fine al sistema del partito unico. La consigliera del presidente siriano Bouthaina Shaaban ha affermato che “il dialogo è l'unica via d'uscita dalla crisi del paese”, assicurando che “non c’erano argomenti tabù”.
L’attivista per i diritti umani siriano Najib Dadam ha affermato che in Siria è in corso una rivolta contro una realtà che non soddisfa più i bisogni della gente. La gente non accetta più uno Stato con un partito unico e senza diritti, e ha accusato il regime siriano di cercare una soluzione per restare. “Le forze di opposizione sono schierate con il popolo, rifiutano qualsiasi interferenza esterna e vorrebbero una soluzione politica della crisi". Nei giorni scorsi si sono svolte dimostrazioni popolari a sostegno del regime ad Aleppo e Latakia, simili a quelle già avvenute a Damasco, con il dispiegamento nelle strade di bandiere siriane gigantesche, lunghe chilometri; oltre a manifestazioni contro il governo.
Nel frattempo a Jisr al-Shoughour da giorni sta rientrando in patria alla spicciolata una parte delle migliaia di profughi che erano fuggiti in Turchia temendo di restare coinvolti nell’operazione militare organizzata dall’esercito siriano. Dei 15340 cittadini siriani espatriati in Turchia 6624 sarebbero rientrati, affermano fonti turche. Nei campi profughi ne restano 8806. Questa settimana è atteso a Damasco il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, in una visita annunciata all’interno del suo tour nei paesi del Medio oriente.
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