Damasco cancella la legge di emergenza; ma arresta un dissidente
Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Il nuovo governo siriano ha approvato ieri tre progetti di legge che porranno fine allo stato di emergenza nel Paese, in vigore da 48 anni. Ma la fine dello stato di emergenza è accompagnato dall’approvazione di una legge che obbliga i cittadini siriani a chiedere e ottenere il permesso statale per manifestare pubblicamente. E nella notte un dissidente democratico storico, Mahmoud Issa, è stato preso dai mukhabarat, i servizi segreti siriani, nella sua casa di Homs. Non si sa dove sia stato condotto. Issa ha già trascorso in carcere almeno 11 anni per “attività contro lo Stato”. Il suo arresto, secondo gli attivisti pro-democrazia, getta un ombra pesante sulla reale volontà di riforme di Bashar al-Assad.
Homs è la città in cui le dimostrazioni anti-regime sono state più forti, negli ultimi giorni. Attivisti per i diritti umani affermano che ieri tre manifestanti sono stati uccisi nella città in cui le proteste continuano, a dispetto degli avvertimenti del governo. In totale più di 200 persone hanno perso la vita nelle proteste nate a Deraa, nel su del Paese, e dilagate nelle maggiori città.
Rami Abdelrahman, responsabile dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, ha dichiarato che “la fine dello stato di emergenza era attesa da molto tempo, ma ci sono altre leggi che dovrebbero essere cancellate: quella che garantisce l’immunità alle forze di sicurezza, e quella che permette ai tribunali militari di giudicare i civili. E dovrebbero essere liberati migliaia di prigionieri politici”.
La fine annunciata della legislazione di emergenza è vista con perplessità anche dagli Stati Uniti. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner, ha dichiarato che la nuova legge sul diritto a manifestare “può essere altrettanto restrittiva quanto quella di emergenza abrogata”. E ha aggiunto che il governo siriano “deve mettere in piedi riforme più ampie…e smettere di usare la violenza contro manifestanti pacifici”. Da parte di al-Assad, ha concluso “come riformatore abbiamo visto molte parole e non molte azioni”.