Cristiani pakistani: giornata di digiuno e preghiera per la liberazione di Asia Bibi
di Jibran Khan
Promosso dal vescovo di Islamabad, l'evento è in programma il 30 gennaio. Lo stesso giorno i fondamentalisti islamici hanno indetto una “protesta nazionale” contro modifiche alla legge sulla blasfemia. Mons. Anthony: vogliamo promuovere “pace e armonia” e la liberazione della donna cristiana.
Lahore (AsiaNews) – Il 30 gennaio i cristiani pakistani celebreranno una “giornata di digiuno e preghiera” per la pace nel Paese e la salvezza di Asia Bibi, 45enne madre di cinque figli condannata a morte per blasfemia. Una risposta alla marcia dei fondamentalisti islamici, che hanno indetto sempre per quel giorno una “protesta nazionale” contro eventuali modifiche alla “legge nera” e per l’esecuzione della donna cristiana. Nei giorni scorsi decine di migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città del Pakistan, sottolineando di essere pronte a “sacrificare la vita” per difendere l’onore del profeta Maometto.
Mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad e Rawalpindi, lancia un appello attraverso AsiaNews invitando i cristiani di tutto il Paese a osservare una giornata di digiuno e preghiera per il prossimo 30 gennaio. Il prelato chiarisce che l’iniziativa intende promuovere “pace e armonia”, e sensibilizzare le coscienze per ottenere la “liberazione di Asia Bibi”, richiusa in carcere in attesa dell’appello e minacciata di morte dai fondamentalisti islamici. “È un momento critico – sottolinea il vescovo – per i cristiani in Pakistan. Finora due elementi hanno dominato il pensiero della nostra società civile: la megalomania (ritenere di essere i migliori) e la paranoia (che il mondo stia cospirando contro di noi)”. Mons. Anthony aggiunge di aver incontrato Ashiq Masih, marito di Asia, e i figli. La più giovane, Esha, ha confessato a bassa voce al prelato: “ora è chiaro che ci hanno tolto ogni diritto alla vita e al sostentamento”.
La Masihi Foundation, organizzazione per i diritti umani con base a Lahore che perora la causa di Asia Bibi, chiede che il processo di appello si svolga in carcere – a Sheikhpura, dove si trova al momento, o a Multan – per “ragioni di sicurezza”. Gli attivisti sono pronti a fornire una scorta privata, nel caso di trasferimento nel carcere femminile di Multan.
Se i cristiani invitano al digiuno e alla preghiera, i fondamentalisti trascinano le folle nelle piazze per sostenere la “legge nera”. Il 23 gennaio si sono tenute manifestazioni in tutte le principali città, tra cui Lahore, Karachi, Bahwalpur, Multan e Rawalpindi. A Lahore circa 1500 persone hanno intonato slogan e minacce, affermando di essere pronti a “sacrificare la vita” per difendere l’onore del profeta Maometto.
L’ala estremista conferma la manifestazione nazionale in programma il prossimo 30 gennaio, giorno in cui partirà anche la marcia verso la capitale Islamabad. I radicali vogliono ottenere rassicurazioni dal governo perché la legge sulla blasfemia non sia abrogata e Asia Bibi venga giustiziata. Alla manifestazione parteciperà anche la Pakistan Muslim League (PML-Q), che ha confermato la presenza dei membri del partito.
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