Crisi dei trasporti marittimi: migliaia di navi ferme al largo di Singapore
Singapore (AsiaNews) – Migliaia di navi “fantasma” sono ancorate a qualche decina di miglia ad est dal porto di Singapore. Non hanno carico, né equipaggio: con la crisi economica e la conseguente diminuzione di esportazioni e commerci si sono trovate senza carichi da portare e sono state lasciate là nella speranza che presto riprendano i commerci.
A bordo ci sono pochi uomini, per impedire incidenti o che qualche pirata rubi la nave. Ci sono navi da carico, cargo, petroliere: il loro numero è superiore alle flotte commerciali di Stati Uniti e Gran Bretagna insieme, il loro tonnellaggio è ancora maggiore, sono tante che coprono l’orizzonte. Sono abituate a fare spola senza sosta tra Cina, Europa e Stati Uniti, ma ora sono senza lavoro. Sono molto numerosi i portacontainer: il commercio con la Cina avviene soprattutto tramite container. Ma ormai il gigante cinese vede le sue esportazioni ridotte del 17,5% e le importazioni a meno 43,1% (gennaio 2008-gennaio 2009).
I pescatori della zona dicono che ogni giorno si aggiungono altre imbarcazioni; alcune rimangono solo per alcune settimane, ma la gran parte non si muove. Battono bandiera di Panama, Bahamas e altri Stati di comodo, ma con probabilità appartengono a grandi ditte occidentali.
Tenere ferme queste navi è una grandissima perdita economica: equipaggio, manutenzione, interessi passivi. Nel 2008 affittare una nave-cisterna da 80mila tonnellate costava 50mila dollari al giorno, ora ne chiedono circa 5.500. E questo è il periodo quando partono le ordinazioni e i rifornimenti per il Natale. Il costo di nolo di una nave da carico-secco (bluk dry cargo, usate per il trasporto di minerali e alimenti come i cereali) è precipitato dai 300mila dollari dell’estate 2008 a circa 10mila dollari e significa che la domanda di questi generi è davvero crollata.
Martin Stopford, direttore aziendale di Clarksons, leader britannico per le navi mercantili, dice che il commercio tramite container è cresciuto dell’11% nel 2006 e nel 2007; è sceso del 4,7% nel 2008 e per il 2009 si stima un ulteriore calo dell’8%. Dice che ora spesso il prezzo offerto per il nolo è persino inferiore al costo vivo sostenuto per la navigazione.
Sono in crisi anche le ditte costruttrici di navi commerciali. Le principali sono asiatiche: dal 2004 la Corea del Sud ha avuto il 40% delle commissioni mondiali di navi, il Giappone il 24% e la Cina il 14%. Ma dalla commissione al varo della nave passano 3 anni. A tutt'oggi i costruttori stanno completando le navi ordinate nel 2006 e 2007, ma i committenti non le vogliono più e cercano di rinegoziare ordini e pagamenti: al momento dell’ordine danno solo una caparra del 10% del prezzo e almeno la metà è corrisposta all’atto della consegna della nave. La situazione è grave anche perché proprio nel 2005 vi è stato il record degli ordini, quando gli scambi commerciali tra occidente ed oriente erano in continua crescita.
Esperti osservano che tutto questo tonnellaggio all’ancora dimostra il perdurare del crollo dei commerci e significa che la recessione continua e rischia di tramutarsi in depressione.
27/09/2019 08:49