Cattolici indonesiani, educare i giovani alla fede per combattere la corruzione
“La corruzione – ha affermato Amorado – è un virus contagioso nella nostra società. Questa pratica non ha nulla a che fare con la religione o con la prosperità economica, dipende invece dall’etica e dai valori personali di ciascuno”.
Secondo un sondaggio del Political and Economic Risk Consultancy (Perc), agenzia di consulenza di Hong Kong specializzata nello studio della corruzione nei Paesi asiatici, l’Indonesia è il secondo Paese più corrotto dell’Asia dopo la Cambogia. Nella sua esperienza nelle Filippine, Morado ha compreso che tutti i settori sono a rischio corruzione, religioni comprese. “Noi cattolici – ha sottolineato – per poter essere professionali e stimati nel campo economico dobbiamo seguire e diffondere uno spirito di anticorruzione fra i nostri colleghi e amici, ed è bene iniziare questo percorso giudicando ognuno il proprio modo di vivere”.
J.W. Junardy, uomo d’affari rappresentante per l’Indonesia del Global Compact Network Association dell’Onu, sottolinea che Chiesa e mondo cattolico devono essere un esempio da seguire per la gente. Secondo Junardy, la lotta alla corruzione è un argomento rischioso e per essere efficace occorre che ognuno segua un proprio percorso etico. In caso contrario, il rischio è la strumentalizzazione della lotta alla corruzione. Un esempio sono i partiti radicali islamici, che sfruttano l’argomento per raccogliere consensi, proponendo l’applicazione della sharia come unico antidoto.
La corruzione è uno dei più gravi problemi dell’Asia e in Paesi come Indonesia, Cambogia, Cina, Vietnam e Filippine è diffusa non solo nel settore pubblico e delle grandi aziende, ma anche a livello locale e costa agli Stati miliardi di euro. I governi di questi Paesi annunciano ogni anno nuove commissioni per combattere il problema, che però si tramutano a loro volta in espedienti per permettere a una parte politica di portare avanti i propri interessi.
11/06/2021 10:57