Blasfemia: Rehman ritira la modifica alla legge. In galera 17enne denunciato dal professore
La parlamentare del PPP, minacciata di morte dai fondamentalisti islamici, pronta a seguire la linea del partito e del governo. Il premier Gilani conferma che non vi saranno modifiche. A Karachi arrestato per blasfemia uno studente: ha profanato il nome di Maometto in un compito in classe. Hrw: fatto “spaventoso”.
Lahore (AsiaNews) – Sherry Rehman, esponente del Pakistan People’s Party (PPP), ha ritirato la proposta di emendamenti alla legge sulla blasfemia e si dice pronta a seguire le indicazioni del partito di governo. Lo conferma il premier Yousuf Raza Gilani, durante un incontro con un gruppo di parlamentari a Islamabad; durante un colloquio fra la deputata e il Primo Ministro, la Rehman ha accettato di archiviare la proposta di modifiche alla “Legge nera”. Intanto uno studente di 17 anni è stato incarcerato con l’accusa di blasfemia, per aver profanato – questa la denuncia del professore – il nome del profeta Maometto in un compito scritto.
La parlamentare pakistana – minacciata di morte dai fondamentalisti islamici per aver proposto una revisione della controversa norma – ha deciso di seguire la linea del PPP e del premier Gilani, che chiude la porta ad ogni discussione di modifica della legge. Lo scorso anno aveva proposto l’eliminazione della pena di morte dalla Sezione 295-C del Codice penale (inerente la blasfemia), scatenando le ire degli estremisti che hanno lanciato una fatwa nei suoi confronti. Sherry Rehman ha spiegato che la proposta di emendamento era volta a “prevenire abusi” nell’applicazione della legge. In una dichiarazione pubblica, la parlamentare parla di “semplici cambiamenti”, per garantire “una possibilità” alle persone incriminate di “dimostrare la propria innocenza” e impedire che “qualcuno possa lanciare false accuse” usando come pretesto “il nome del Profeta Maometto”.
Intanto nel Paese continuano gli abusi legati alla famigerata “legge nera”. La polizia pakistana ha arrestato un liceale di 17 anni, colpevole di blasfemia verso l’islam in un compito in classe previsto per gli esami di fine anno. A denunciare Muhammad Samiullah, rinchiuso nel carcere di Karachi dal 28 gennaio scorso, è stato uno dei professori preposti alla correzione degli elaborati. Pronta la risposta di attivisti e membri della società civile, che invocano l’abrogazione della legge sulla blasfemia. Human Rights Watch (Hrw) si rivolge al governo pakistano, chiedendo l’immediato rilascio del ragazzo. Bede Sheppard, ricercatore di Hrw, conferma i livelli di “intolleranza” caratteristici del Pakistan quando si parla di blasfemia, ma “spedire in galera uno studente – aggiunge l’attivista – per qualcosa che ha scarabocchiato in uno scritto d’esame è davvero spaventoso”.
Contro la crescente islamizzazione della nazione e il legame sempre più stretto fra Stato e religione è intervenuto anche mons. Lawrence Saldhana, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan: il prelato si dice “dispiaciuto” per gli attacchi al papa, le immagini di Benedetto XVI e del ministro Shahbaz Bhatti bruciate e si “dissocia” da “ogni atto violento”. Mons. Saldanha conferma “solidarietà e gratitudine” al ministro cattolico, ma non fa alcun accenno alla legge sulla blasfemia e a ipotesi di modifica della legge.(JK)
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