04/04/2009, 00.00
FILIPPINE
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Basilan, missionari clarettiani da oltre 50 anni per la pace e il dialogo interreligioso

di Santosh Digal
L’opera dei religiosi ha favorito la nascita di scuole, parrocchie, ospedali, promuovendo il dialogo fra cristiani e musulmani. Il messaggio di pace e sviluppo più forte delle violenze, dei sequestri e dell’assassinio di missionari ed educatori. Progetti educativi per le popolazioni tribali.
Manila (AsiaNews) – La lunga marcia per la pace, il non meno difficoltoso cammino verso lo sviluppo e la grande sfida volta a rafforzare i legami fra cristiani, musulmani e le popolazioni tribali. Sono questi i temi che hanno contraddistinto la presenza missionaria dei sacerdoti Clarettiani, da più di 50 anni a Basilan, isola nel sud delle Filippine.
 
L’opera missionaria dei padri clarettiani ha permesso la costruzione di scuole, la fondazione di parrocchie, la nascita di un ospedale e altri progetti di sviluppo, gettando le basi per un futuro di pace. Padre Eduardo Apungan, missionario clarettiano, ricorda alcune figure che hanno caratterizzato la presenza dei religiosi a Basilan. Fra questi il defunto vescovo mons. Jose Maria Querexeta, p. Angel Calvo, promotore della pace e del dialogo interreligioso, p. Eduardo Monge rapito del Fronte islamico Moro (Milf) e p. Fernando Blanco sequestrato dai gruppi affiliati al movimento fondamentalista di Abu Sayyaf.
 
Il martirio anni fa di p. Rohel Gallardo, ucciso all’interno della Scuola clarettiana a Tumahubong, è divenuto fonte di ispirazione per i giovani missionari dell’isola. Il college a Isabella, 61 anni di vita alle spalle, è il solo istituto educativo a più livelli – scuola materna, elementare, superiore e college – di ispirazione religiosa nell’isola. Esso ospita più di 3mila studenti cristiani e musulmani. La scuola parrocchiale di San Vincente Ferrer, anch’essa a Tumahubong, per due volte è stata rasa al suolo dai fondamentalisti islamici e per due volte è stata ricostruita con l’aiuto di donazioni. Durante il secondo raid gli estremisti hanno rapito diversi studenti e ucciso alcuni professori.
 
P. Apunang sottolinea che nonostante le difficoltà, gli attacchi e le violenze subite i sacerdoti clarettiani credono con forza “che rimanere nell’isola” e “dare una mano agli ultimi fratelli e sorelle cristiani e musulmani” dia un “significato profondo” alla loro missione a Basilan. Senza dimenticare le popolazioni indigene dell’area, che vengono sostenute con numerosi progetti di sviluppo. Tra questi un programma scolastico rivolto a 212 bambini e più di un centinaio di adulti della tribù indigena Badjaus.
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