10/01/2012, 00.00
RUSSIA – GRECIA
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Arrestato abate del monte Athos. Guerra di influenza fra Mosca e il Patriarcato ecumenico

di Nina Achmatova
L’igumeno Efrem è agli arresti dal 24 dicembre dopo il suo ritorno dal tour in Russia della reliquia della cintura della Vergine. Da Mosca lo definiscono un perseguitato giudiziario, ma per Costantinopoli è una figura controversa che già si era cercato di allontanare.
Mosca (AsiaNews) – Pressioni da parte dell’Unione Europea sulla Grecia, le ambizioni economiche e politiche di un monaco “iperattivo” e le mire espansioniste del Patriarcato di Mosca sul Monte Athos. Sono alcune delle ipotesi con cui in queste ultime due settimane, media, analisti e uomini di Chiesa stanno cercando di spiegare l’arresto dell’igumeno Efrem, abate del monastero Vatopedi. Questo è considerato l’“aristocrazia" del Monte Athos, il più grande e importante della Sacra Montagna, la quale rientra sotto la giurisdizione ecclesiastica del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

Il 24 dicembre, la polizia ha messo agli arresti l’archimandrita per decisione della Corte di appello di Atene nell'ambito di un'indagine avviata nel 2008 su una compravendita sospetta di terreni, a danno dell'erario ellenico. Il caso ha fatto scalpore non solo per l'età avanzata e la salute precaria del priore, ma anche perché inedita in un Paese dove la Chiesa ortodossa ha uno statuto privilegiato, con un'autonomia molto forte proprio per il Monte Athos. Inoltre, Efrem è personaggio di alto livello che nel tempo è riuscito a stringere contatti di rilievo, nel mondo della politica e del business dentro e fuori confine.

Contatti come quelli con le autorità russe e il Patriarcato di Mosca, instaurati anche sfruttando la storica rivalità della Chiesa russo-ortodossa con Costantinopoli, come denunciano fonti all’interno del Patriarcato ecumenico. Appena un mese prima dell’arresto, il priore aveva portato in tour per la Russia la celebre reliquia della cintura della Vergine, visitata da tre milioni di pellegrini in tutta la Federazione. Un’operazione utile per il governo russo, in forte calo di consensi con le elezioni legislative che erano alle porte, ma anche per lo stesso Efrem, partito – raccontano sempre da Costantinopoli – proprio quando il cerchio delle indagini intorno a lui si faceva più stretto.

Il suo arresto è avvenuto, infatti, appena rientrato dalla Russia e ha generato come prima e dura reazione proprio quella del Patriarcato di Mosca. Kirill in persona ha scritto al presidente greco, Karolos Papoulias, per chiederne la liberazione, mentre il metropolita Hilarion, responsabile per gli Affari esteri del Patriarcato russo-ortodosso, ha parlato di “attacco ostile ai monaci dell'Athos e all'intera Chiesa ortodossa”.

In molti hanno notato, invece, il silenzio di Bartolomeo sulla vicenda. Fonti vicine al Patriarca ecumenico spiegano ad AsiaNews che si tratta solo di “prudenza” e ricordano che dopo ripetuti richiami per le sue iniziative in campo finanziario e politico, a Efrem era già stata tolta la gestione amministrativa di Vatopedi, lasciandogli solo quella spirituale. Il Patriarcato gli avrebbe anche “consigliato” di dimettersi, non avendo diritto a imporre la sua volontà.

Per Sergey Rudov , capo della Fondazione degli amici del monastero di Vatopedi e membro della Camera pubblica in Russia, Efrem è un “perseguitato giudiziario”. “Ci sono due ragioni dietro il suo arresto – ha spiegato all’emittente tv ufficiale Ntv – la prima è che, su spinta dell’Ue, la Grecia mira a ridurre lo status di autonomia dell’Athos e la seconda è la crescente influenza dell’ortodossia russa sul Monte Santo”, favorita dallo stesso Efrem e non gradita al Patriarcato di Costantinopoli.
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