Ankang, risarcita la coppia costretta a subire un aborto forzato
Pechino (AsiaNews) - Il governo cinese ha risarcito con 11.200 dollari la coppia cinese costretta a subire un aborto forzato al settimo mese di gravidanza. Le autorità provinciali di Ankang (Shaanxi) si sono scusate per la seconda volta con una donna di Zhengjia, Feng Jianmei, e con il marito Deng Jiyuan per quanto è accaduto, hanno confermato il licenziamento di due dirigenti e la sospensione con multa per altri 5 impiegati del family planning.
Lo scorso giugno l'agenzia per il controllo della popolazione ha obbligato Feng Jianmei, una donna di 22 anni, ad abortire al settimo mese [v. http://www.asianews.it/notizie-it/Le-autorità-cinesi-si-scusano-per-l'aborto-forzato.-Siete-come-i-nazisti-25035.html]. Feng ha già una figlia di cinque anni e un secondo figlio le è proibito dalla legge. Gli impiegati del family planning l'hanno minacciata di dover pagare una multa di 40mila yuan (circa 4mila euro, quattro anni di salari) o di subire l'aborto. Ma anche l'aborto dopo il sesto mese è proibito.
Nonostante tutto questo, l'aborto è avvenuto e la fotografia della donna distrutta - con accanto il corpicino del figlio - ha fatto il giro di internet. Migliaia di internauti cinesi hanno accusato il governo comunista di comportarsi "peggio dei nazisti" e questa pubblica indignazione ha costretto il regime a fare marcia indietro.
Subito dopo la denuncia, però, il marito di Feng è "sparito". Le autorità lo hanno arrestato con l'accusa di aver parlato con i media stranieri. Ora è stato rilasciato: "Vogliamo soltanto tornare a casa nostra e continuare con la nostra vita. Quello che è avvenuto è una tragedia, ma la vita deve continuare".