03/06/2005, 00.00
CINA
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Amnesty: Pechino faccia i conti con il massacro di Tiananmen

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Amnesty International ha chiesto oggi al governo cinese di "rilasciare tutti coloro che vennero arrestati durante le proteste pro-democrazia del 4 giugno 1989" e di "arrestare i responsabili del massacro".

In un documento rilasciato oggi dall'organizzazione internazionale si legge: "Il ricordo di Tiananmen rimane vivo in maniera chiara nell'opinione pubblica della Cina contemporanea e la popolazione cinese continua ad avere voglia di giustizia".

"Rinnoviamo le nostre richieste verso il governo – si legge ancora - per condurre un'inchiesta indipendente sull'assassinio di studenti disarmati e dimostranti. I responsabili devono essere fermati e consegnati alla giustizia. Chiediamo inoltre a Pechino di rilasciare tutti i detenuti arrestati dopo la violenta repressione della manifestazione e che non hanno mai avuto un giusto processo".

Il regime comunista cinese continua a definire "datate" le preoccupazioni dell'opinione pubblica riguardo al massacro e si ostina nel dichiarare che senza la repressione in piazza Tiananmen la Cina non avrebbe potuto godere di 16 anni di robusta crescita economica. Queste posizioni sono state ripetute da rappresentanti del governo anche ieri.

In 6 settimane a Pechino le truppe dell'esercito nazionale, appoggiate dai carri armati, massacrarono i manifestanti inermi che invocavano democrazia e la fine della corruzione per la società cinese. Il bilancio di quel massacro non è mai stato pubblicato dal governo, ma organizzazione internazionali indipendenti dicono che attorno alla piazza, nelle vie laterali e nei giorni seguenti al 4 giugno sono state uccise alcune migliaia di persone.

"La crescente passione che circonda la questione del 4 giugno è evidente in Cina – conclude Amnesty - e ancora oggi i cittadini vengono arrestati perché cercano di informare il mondo via internet sulla morte o sulla sparizione di loro familiari legati al 4 giugno".

L'organizzazione aggiunge alla richiesta indirizzata a Pechino una lista di persone arrestate dal governo per aver espresso opposizione al modo in cui il governo gestì la protesta pacifica. Amnesty cita inoltre la continua persecuzione nei confronti delle "Madri di Tiananmen", gruppo formato da 125 familiari delle vittime della strage del 4 giugno 1989, guidato da Ding Zilin, il cui figlio venne ucciso durante la repressione del movimento.

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