Accuse reciproche fra Damasco e i ribelli sul nuovo massacro di Qubair
Damasco (AsiaNews) - Forze dell'opposizione accusano forze filo-governative di aver massacrato 86 persone, comprese molte donne e bambini, a Qubair e Maarzaf, nella provincia di Hama. Il governo siriano afferma invece che quanto riportato da alcuni media è "totalmente falso". In una dichiarazione letta alla televisione di Stato, si dice che l'attacco è stato compiuto da "terroristi" che vogliono giocare con "il sangue siriano" e cercano di spingere a un intervento militare straniero.
Al momento non è possibile confermare nessuna delle due versioni. Secondo gli attivisti anti-Assad le forze di sicurezza e i carri armati hanno bombardato con violenza le cittadine di Quabair e Maarzaf, ma la maggior parte delle uccisioni sono state compiute da gruppi paramilitari fedeli ad Assad, chiamati "shabiha".
Secondo il governo, "un gruppo di terroristi" ha compiuto il massacro di nove persone. Testimonianze raccolte sul campo confermano la presenza di morti, ma non sanno nulla degli autori.
Questo nuovo massacro avviene a meno di due settimane da un altro, ad Houla, dove sono morte altre 108 persone. Anche per questa strage governo e ribelli si rimbalzano le responsabilità.
Le denunce dei ribelli - fra i quali vi sono molti combattenti stranieri - vengono a fare pressione sull'Onu e sul Consiglio di sicurezza, che si dovrebbe radunare entro stasera. L'ex segretario Kofi Annan, che ha lanciato un piano di pace, che comprende un cessate il fuoco e la transizione del potere in Siria, vuole domandare un maggior impegno delle Nazioni unite per attuarlo. Ma tale piano è stato spesso violato sia dal governo che dai ribelli. Anzi, giorni fa essi hanno dichiarato che non rispetteranno più il cessate il fuoco in vigore dal 12 aprile e hanno lanciato un appello a tutti i Paesi islamici sunniti chiedendo di finanziare con ogni mezzo la "guerra santa" contro il regime di Bashar al-Assad.
Annan vuole creare un gruppo di contatto per la fine delle violenze, coinvolgendo rappresentanti delle grandi potenze e delle potenze regionali. La Russia suggerisce di inserire fra questi anche rappresentanti iraniani. L'Iran è il maggior alleato della Siria e potrebbe avere una grande influenza su Assad. Ma Hillary Clinton, segretario di Stato Usa, ha già detto che implicare Teheran sarebbe "impensabile". La presenza dell'Iran è malvista anche dai molti Paesi arabi integristi e sunniti, come l'Arabia saudita e il Qatar, fra i più attivi nel finanziare i ribelli e la possibile caduta di Assad.
Una testimonianza giunta ad AsiaNews afferma: "Ciò che era un movimento interno al Paese (rivendicazioni e proteste legittime per una maggiore libertà e democrazia), si è trasformato in uno scacchiere internazionale, dove si gioca a più mani un gioco sporchissimo, che nulla ha a che vedere con il bene della Siria e dei siriani, e che a questo punto rischia non solo di metter in ginocchio il Paese e il suo governo, ma anche di vanificare le aspirazioni pacifiche dei veri dimostranti, in una logica di violenza, intolleranza e guerra civile che passa sopra la testa ( e attraverso il sangue versato) di tutti. Troppi interessi in gioco, troppa informazione unilaterale che circola in Occidente. Si aggiunge ora il terrorismo fondamentalista, con le esplosioni devastanti che conoscete, e che si preannuncia lungo a sconfiggere, dato l'appoggio logistico ed ideologico che riceve da Arabia Saudita, Qatar, e non solo".
07/06/2012