Per la prima volta da diversi anni in Kazakistan la crescita della popolazione rallenta, e in oltre la metà delle regioni del Paese, soprattutto quelle settentrionali, i numeri indicano piuttosto un calo demografico. E anche in uno dei Paesi con la più bassa densità abitativa al mondo il 63,4% delle persone vivono nelle grandi città.
L'ex ambasciatore a Mosca Eremek Košerbaev nominato come nuovo ministro degli Esteri, con l'intento di "recuperare" le relazioni con i russi dopo le aperture all'Occidente. Licenziato anche l’ambasciatore kazaco negli Stati Uniti, Eražan Ašikbaev, molto legato al precedente ministro Murat Nurtleu. Ma nelle scelte ha pesato anche l'eccesso di assistenti e consiglieri, da tagliare nell'ambito della lotta alla corruzione.
Alla sessione per gli 80 anni delle Nazioni Unite tutti i cinque i capi di Stato hanno sottolineato nei loro interventi come questa regione, per secoli lacerata da conflitti di confine, oggi si posiziona come una delle più pacifiche del mondo con la cooperazione economica in crescita. Posizione comune anche sull'Afghanistan per una fine dell'isolamento attraverso un pragmatismo senza riconoscimenti ufficiali per i talebani.
Postura ideale, sorriso bianco, viso liscio abbinato a folti capelli grigi, o ancora neri e brillanti: dal Turkmenistan all'Uzbekistan o al Kazakistan i capi di Stato appaiono sempre in perfetta forma e pieni di vitalità nelle immagini ufficiali. E c'è anche chi con photoshop fa aggiungere centimetri per non sfigurare accanto alla stazza di Donald Trump.
Il presidente Emomali Rakhmon ha asssegnato nei giorni scorsi alla figlia Ozoda il titolo onorifico di "Lavoratore esemplare del Tagikistan". Ennesimo esempio dell'abitudine dei satrapi dell'Asia Centrale a distribuire con grande generosità ai mebri della propria famiglia alte onorificenze, medaglie e premi di ogni genere.
Il caso di un quindicenne morto in Tagikistan per le conseguenze di una "punizione corporale esemplare" inflittagli dal padre ha riacceso i riflettori sul problema delle violenze domestiche. Secondo alcuni dati nel Paese sarebbero il 60% dei minori di 14 anni a subirle. E nonostante i divieti introdotti per legge, ad accentuare il problema oggi sono i "video dimostrativi" inviati ai parenti o caricati sui social network in cerca di approvazione sociale.