Ha destato polemiche la rimozione da un monumento della parola russa utilizzata per indicare la carestia provocata da Stalin negli anni Trenta con l'abolizione forzata dei piccoli coltivatori privati. Anche nell'attuale Kazakistan, come in Ucraina, la fame uccise milioni di persone. Dietro alla spiegazione formale della "correzione", i delicati equilibri nei rapporti con Mosca.
Le nuove accuse contro i parenti dell’ex-presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaev, ripropone la questione del culto della personalità dei leader locali. L'analisi di Azattyk Asia: "La trasformazione repentina dei padri della patria in figure da dimenticare riflette il senso stesso della lealtà politica nella nostra regione". I casi del Tagikistan e del Turkmenistan.
La nuove restrizioni introdotte da Pechino per il controllo delle esportazioni dei preziosi minerali essenziali oggi per le armi sofisticate e le applicazioni dell'intelligenza artificiale rilanciano la questione dei giacimenti in Asia Centrale. Astana sostiene di aver aperto una nuova linea di produzione mineraria per oltre 20 milioni di tonnellate. Ma le carenze nei trasporti e nelle infrastrutture rendono ugualmente incerti e rischiosi gli investimenti internazionali.
La rapida urbanizzazione ha tra le conseguenze il pullulare di enormi discariche in contesti in cui solo una piccola percentuale di rifiuti viene riciclata. Nel solo Tagikistan ogni anno si accumulano oltre 2 milioni di materiali di scarto, che occupano nell’insieme oltre 300 ettari di territorio.
Al summit di Dušanbe si è sviluppata la discussione sulla direttrice che collegherebbe direttamente la Russia all’India e all'Iran. Mosca non è in grado di offrire all’Asia centrale i grandi investimenti della Cina e dell’Europa, ma cerca di recuperare in termini di infrastrutture per i trasporti e la logistica.
Per la prima volta da diversi anni in Kazakistan la crescita della popolazione rallenta, e in oltre la metà delle regioni del Paese, soprattutto quelle settentrionali, i numeri indicano piuttosto un calo demografico. E anche in uno dei Paesi con la più bassa densità abitativa al mondo il 63,4% delle persone vivono nelle grandi città.