Papa: in Iraq riaffermate le ragioni della fratellanza e del perdono
Il dialogo di Francesco con i giornalisti nel volo di ritorno da Baghdad. L’incontro con Al-Sistani ha confermato le ragioni della fratellanza e del dialogo; quello con il padre del piccolo Alan Kurdi ha indicato che esiste il diritto a emigrare. Il Libano sarà meta di un prossimo viaggio; quanto all’Argentina, si vedrà.
Città del Vaticano (AsiaNews) – L’incontro con Al-Sistani ha confermato le ragioni della fratellanza e del dialogo; quello con il padre del piccolo Alan Kurdi ha indicato che esiste il diritto a emigrare, accanto a quello a non emigrare; le testimonianze dei cristiani di Qaraqosh sono state toccanti; il Libano sarà meta di un prossimo viaggio quanto all’Argentina, si vedrà. Sono alcune delle considerazioni espresse da papa Francesco in un lungo incontro con i giornalisti sull’aereo che da Baghdad lo ha riportato a Roma, dove è arrivato alle 12.20.
Il viaggio, intanto, “dopo questi mesi di prigione, davvero mi sentivo un po’ imprigionato, questo viaggio è stato per me rivivere. Rivivere perché è toccare la Chiesa, toccare il santo popolo di Dio, toccare tutti i popoli. Un prete si fa prete per servire, al servizio del popolo di Dio, non per carrierismo, non per i soldi”.
E nel giorno della festa della donna, Francesco ha affermato che “dobbiamo lottare, lottare, per la dignità delle donne. Sono coloro che portano avanti la storia, questa non è una esagerazione, le donne portano avanti la storia e non è un complimento perché oggi è il giorno delle donne”. E ancora ha indicato “la fortezza che hanno le donne nel portare avanti la vita, la storia, la famiglia”. “Ma la donna anche oggi è umiliata, andiamo a quell’estremo: una di voi mi ha fatto vedere la lista dei prezzi delle donne (preparata dall’Isis che comprava le donne cristiane e yazide, ndr). Io non potevo credere: se la donna è così, di tale età costa tanto… Le donne si vendono, le donne si schiavizzano. Anche nel centro di Roma il lavoro contro la tratta è un lavoro di ogni giorno. Nel Giubileo sono stato a visitare una delle tante case dell’Opera don Benzi. Ragazze riscattate, una con l’orecchio tagliato perché non aveva portato i soldi quel giorno, l’altra portata da Bratislava nel bagagliaio della macchina, schiava, rapita. Questo succede fra noi, eh! La tratta della gente”.
A una domanda sui rapporti con l’islam e l’incontro con Al-Sistani, Francesco ha risposto rivelando che il documento di Abu Dhabi “è stato preparato con il grande Imam in segreto, durante sei mesi”. E’ stato “un primo passo” e “possiamo dire che questo sarebbe il secondo e ce ne saranno altri”. “L’Ayatollah Al Sistani ha una frase che cerco di ricordare bene: gli uomini sono o fratelli per religione o uguali per creazione. Nella fratellanza è l’uguaglianza, ma sotto l’uguaglianza non possiamo andare”. “Lui – ha detto ancora - è stato molto rispettoso”. “A me ha fatto bene all’anima questo incontro. È una luce, e questi saggi sono dappertutto perché la saggezza di Dio è stata sparsa in tutto il mondo”.
Ancora sul Medio Oriente, il Libano. “Il Libano è un messaggio, il Libano soffre, il Libano è più di un equilibrio, ha la debolezza delle diversità, alcune ancora non riconciliate, ma ha la fortezza del grande popolo riconciliato, come la fortezza dei cedri. Il patriarca Rai mi ha chiesto per favore durante questo viaggio di fare una sosta a Beirut, ma mi è sembrato un po’ poco... Una briciola davanti a un problema, a un Paese che soffre come il Libano. Gli ho scritto una lettera, ho fatto la promessa di fare un viaggio”. “Non ho pensato a un viaggio in Siria, perché non mi è venuta l’ispirazione. Ma sono tanto vicino alla martoriata e amata Siria, come io la chiamo”.
“Ieri – ha raccontato poi - ho voluto ricevere dopo la messa, perché lui lo ha chiesto, il papà di Alan Kurdi”, il bambino morto in un naufragio nel 2015. “La migrazione è un diritto doppio: diritto a non migrare, diritto a migrare. Questa gente non ha nessuno dei due, perché non possono non migrare, non sanno come farlo. E non possono migrare perché il mondo ancora non ha preso coscienza che la migrazione è un diritto umano”. “Servono urgenti misure perché la gente abbia lavoro nei propri Paesi e non debba migrare. E poi misure per custodire il diritto di migrazione. È vero che ogni Paese deve studiare bene la capacità di ricevere perché non è soltanto la capacità di ricevere e lasciarli sulla spiaggia. È riceverli, accompagnarli, farli progredire e integrarli. L’integrazione dei migranti è la chiave”.
Il perdono. “Quello che più mi ha toccato è la testimonianza di una mamma a Qaraqosh”, “una donna che nei primi bombardamenti dell’Isis ha perso il figlio. Lei ha detto una parola: perdono. Sono rimasto commosso. Una mamma che dice: io perdono, chiedo perdono per loro”. “Questa parola l’abbiamo persa, sappiamo insultare alla grande, sappiamo condannare alla grande, io per primo. Ma perdonare… perdonare i nemici, questo è Vangelo puro. È questo che più mi ha colpito a Qaraqosh”.
A Mosul, infine, “Mi sono fermato davanti alla chiesa distrutta, non avevo parole. Da non credere, da non credere… Non solo quella chiesa ma anche le altre chiese, anche una moschea distrutta. Si vede che non era d’accordo con questa gente. Da non credere la crudeltà umana nostra”.