Papa in Romania: beato chi crede e ha il coraggio di creare incontro e comunione.
Celebrando la messa a Bucarest, Francesco ha sottolineato il valore del “camminare insieme”. “Spesso il problema della fede non è tanto la mancanza di mezzi e di strutture, di quantità, nemmeno la presenza di chi non ci accetta; il problema della fede è la mancanza di gioia”. “Rimpiccioliamo tutto alla misura dei nostri problemi e ci dimentichiamo che non siamo orfani: abbiamo un Padre in mezzo a noi, salvatore potente”.
Bucarest (AsiaNews) – “Beato chi crede e ha il coraggio di creare incontro e comunione”, di promuovere la cultura dell’incontro, che promuove in ognuno il meglio dell’altro e “dove tutti sono ricercati, perché necessari, per far trasparire il Volto del Signore”. E’ centrata sul “camminare insieme” anche la prima messa di papa Francesco in Romania, celebrata oggi pomeriggio nella cattedrale di San Giuseppe di Bucarest.
Francesco vi è giunto venendo dalla cattedrale ortodossa della Salvezza del Popolo con una folla festante che lo ha seguito lungo il percorso, espressione di una visita “storica” della quale parlano giornali e televisioni.
Prendendo spunto dalla odierna festa della Visitazione della Beata Vergine Maria, il Papa ha evidenziato il “camminare” di Maria. “Maria cammina… da Nazareth alla casa di Zaccaria ed Elisabetta: è il primo dei viaggi di Maria che la Scrittura racconta. Il primo di molti. Andrà dalla Galilea a Betlemme, dove nascerà Gesù; fuggirà in Egitto per salvare il Bambino da Erode; si recherà ancora a Gerusalemme ogni anno per la Pasqua, fino all’ultima in cui seguirà il Figlio sul Calvario. Questi viaggi hanno una caratteristica: non sono stati mai cammini facili, hanno richiesto coraggio e pazienza. Ci dicono che la Madonna conosce le salite, conosce le nostre salite: ci è sorella nel cammino”.
“Contemplare Maria ci permette di rivolgere lo sguardo a tante donne, madri e nonne di queste terre che, con sacrificio e nascondimento, abnegazione e impegno, plasmano il presente e tessono i sogni del domani. Donazione silenziosa, tenace e inosservata, che non teme di ‘rimboccarsi le maniche’ e caricarsi le difficoltà sulle spalle per portare avanti la vita dei propri figli e dell’intera famiglia sperando «contro ogni speranza» (Rm 4,18)”.
In Maria che va da Elisabetta c’è, nelle parole del Papa, “la giovane va incontro all’anziana cercando le radici e l’anziana rinasce e profetizza sulla giovane donandole futuro. Così, giovani e anziani si incontrano, si abbracciano e sono capaci di risvegliare ognuno il meglio dell’altro. È il miracolo suscitato dalla cultura dell’incontro”. “Cultura dell’incontro che spinge noi cristiani a sperimentare il miracolo della maternità della Chiesa che cerca, difende e unisce i suoi figli. Nella Chiesa, quando riti diversi si incontrano, quando a venire prima non sono le proprie appartenenze, il proprio gruppo o la propria etnia, ma il Popolo che insieme sa lodare Dio, allora avvengono grandi cose. Diciamolo con forza: beato chi crede (cfr. Gv 20,19) e ha il coraggio di creare incontro e comunione”.
“Maria che cammina e incontra Elisabetta ci ricorda dove Dio ha voluto dimorare e vivere, qual è il suo santuario e in quale luogo possiamo ascoltare il suo palpito: in mezzo al suo Popolo. Lì abita, lì vive, lì ci aspetta. Sentiamo rivolto a noi l’invito del profeta a non temere, a non lasciarci cadere le braccia. Perché il Signore nostro Dio è in mezzo a noi, è un salvatore potente (cfr Sof 3,16-17). Questo è il segreto del cristiano: Dio è in mezzo a noi come un salvatore potente. Questa certezza, come fu per Maria, ci permette di cantare ed esultare di gioia. Maria gioisce perché è la portatrice dell’Emmanuele, del Dio con noi. «Essere cristiani è gioia nello Spirito Santo» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 122). Senza gioia restiamo paralizzati, schiavi delle nostre tristezze. Spesso il problema della fede non è tanto la mancanza di mezzi e di strutture, di quantità, nemmeno la presenza di chi non ci accetta; il problema della fede è la mancanza di gioia. La fede vacilla quando ci si barcamena nella tristezza e nello scoraggiamento. Quando viviamo nella sfiducia, chiusi in noi stessi, contraddiciamo la fede, perché anziché sentirci figli per i quali Dio fa grandi cose (cfr v. 49), rimpiccioliamo tutto alla misura dei nostri problemi e ci dimentichiamo che non siamo orfani: abbiamo un Padre in mezzo a noi, salvatore potente. Maria ci viene in aiuto perché, anziché rimpicciolire, magnifica, cioè, ‘grandifica’ il Signore, loda la sua grandezza. Ecco il segreto della gioia. Maria, piccola e umile, comincia dalla grandezza di Dio e, nonostante i suoi problemi – che non erano pochi – sta nella gioia, perché in tutto si fida del Signore. Ci ricorda che Dio può sempre compiere meraviglie se rimaniamo aperti a Lui e ai fratelli. Pensiamo ai grandi testimoni di queste terre: persone semplici, che si sono fidate di Dio in mezzo alle persecuzioni. Non hanno posto la loro speranza nel mondo, ma nel Signore, e così sono andati avanti. Vorrei rendere grazie a questi umili vincitori, a questi santi della porta accanto che ci indicano il cammino. Le loro lacrime non sono state sterili, sono state preghiera che è salita al Cielo e ha irrigato la speranza di questo popolo”.