Da oggi sono consultabili gli archivi vaticani del pontificato di Pio XII
E’ ora possibile vedere documenti e note di un periodo che abbraccia gli anni della II Guerra mondiale e quelli a essa successivi della “minaccia” comunista. Prevedibile una particolare attenzione sul rapporto che la Chiesa cattolica ebbe con i regimi nazista e fascista, soprattutto per la controversa questione del “silenzio” di Pio XII sull’Olocausto.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Da oggi l’Archivio apostolico vaticano e altri archivi della Santa Sede aprono alla consultazione dei documenti del pontificato di Pio XII (1939-1958). E’ un evento di portata mondiale per gli studiosi in genere e per gli storici in particolare, dal momento che il pontificato di papa Eugenio Pacelli abbraccia gli anni della II Guerra mondiale e quelli a essa successivi della “minaccia” comunista.
In particolare, è prevedibile una particolare attenzione sul rapporto che la Chiesa cattolica ebbe con i regimi nazista e fascista, soprattutto per la controversa questione del “silenzio” di Pio XII sull’Olocausto.
Sul tema si contrappongono due schieramenti. Da un lato, coloro che sostengono che papa Pacelli fece tutto il possibile per salvare le vite degli ebrei, dall’altro coloro che sostengono che egli avrebbe dovuto condannare pubblicamente la persecuzione e chi la portava avanti.
In proposito si accusa l’allora cardinale Pacelli, divenuto Segretario di Stato, di aver firmato il 20 luglio 1933 il concordato con una Germania nella quale, solo pochi mesi prima Hitler era salito al potere (30 gennaio 1933) e che, quindi, era una sorta di riconoscimento per il nazismo.
Dal punto di vista vaticano, invece, tale accordo ridava alla Chiesa e ai cattolici tedeschi i diritti che erano stati soppressi dalla Germania ai tempi del Concilio Vaticano I.
Peraltro, la sua elezione al Soglio pontificio, il 2 marzo 1939, fu commentata in modo decisamente negativo dalla stampa tedesca nazista o vicina al regime.
Nello stesso anno, è di pochi giorni prima dell’invasione della Polonia, che dette inizio alla II Guerra mondiale (1 settembre 1939) un suo radiomessaggio che esortava a non fare ricorso alle armi affermando che “Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra”.
A proposito della quale è singolare quanto accaduto a proposito dei “silenzi” di Pio XII sull’Olocausto.
Durante la guerra e negli anni immediatamente successivi, personalità di ogni ambiente ebraico espressero in pubblico e in privato gratitudine per quanto la Santa Sede stava facendo o aveva fatto a favore degli ebrei. Si va da Albert Einstein ad Alex Easterman, rappresentante britannico del Congresso mondiale ebraico, dal gran rebbino di Gerusalemme Isaac Erzog al futuro premier israeliano Chiam Weiwmann, dal rabbino capo di Roma, Israel Zolli al segretario generale del Congresso mondiale ebraico, Leon Kubowitzky. E il 10 ottobre 1958, alla morte di Pio XII, Golda Meir, ministro degli Esteri di Israele, afferma: “Durante il decennio del terrore nazista, il nostro popolo ha subito un martirio terribile. La voce del Papa si è alzata per condannare i persecutori e per invocare pietà per le vittime”.
Le poche voci discordanti si raccolgono nel 1963 attorno all’opera del drammaturgo tedesco Rolf Hochhuth “Der Stellvertetrer”, (Il vicario), che accusa Pio XII di complicità con il nazismo nello sterminio degli ebrei.
Da allora i “silenzi” di papa Pacelli sono divenuti argomento di discussione.
Solo qualcuno ricorda che il 20 luglio 1942, i vescovi olandesi pubblicarono una lettera pastorale che condannava apertamente le deportazioni naziste degli ebrei. Alla protesta i nazisti risposero mandando nei campi di concentramento 40mila cattolici di origine ebraica. Tra loro la futura santa Edith Stein.
Da oggi, dunque, si potranno trovare documenti e note frutto di un lavoro di oltre quattordici anni e che coinvolge, oltre all’Archivio vaticano, l’Archivio storico della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, l’Archivio della Congregazione per la dottrina della fede, l’Archivio storico della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli (de Propaganda Fide), l’Archivio storico della Congregazione per le chiese orientali, l’Archivio della Penitenzieria apostolica e l’Archivio storico generale della Fabbrica di S. Pietro.
Per dare un’idea della vastità della documentazione resa disponibile, in Archivio Vaticano saranno consultabili, per quanto riguarda il pontificato di Pacelli, 73 archivi di rappresentanze pontificie, 15 serie della Segreteria di Stato, 21 fondi di Congregazioni romane e di uffici curiali e palatini, 3 dello Stato della Città del Vaticano e altri 8 fondi. Nel complesso, dunque, 120 tra fondi e serie, per un complesso di circa 20mila unità archivistiche. Una sola di queste serie, sicuramente la più vasta, quello degli Affari generali della Segreteria di Stato, comprende quasi 5.000 scatole che sono state riordinate, numerate e descritte da un gruppo di 15 archivisti che hanno prodotto un inventario di circa 15mila pagine, consultabili in forma digitale, nelle quali si riflette un ventennio di vita della Chiesa e della società. (FP)
09/10/2008
17/01/2005
21/12/2009