29/07/2015, 00.00
CINA
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Zhejiang, il governo manda i monaci buddisti nelle chiese per provocare i fedeli

Protetti dalla polizia, un gruppo di religiosi è entrato nella chiesa cristiana Jijia’er per cantare sutra e bruciare incensi. La comunità protestante porta avanti da giorni un sit-in per evitare la rimozione della croce dalla loro chiesa. Un fedele: “Una provocazione per toglierci di mezzo”. Le prove cancellate dai social network dalle autorità.

Wenzhou (AsiaNews) – Il governo della provincia orientale del Zhejiang ha inviato dei monaci buddisti a bruciare incenso e cantare inni sacri all’interno di una chiesa cristiana di Huzhou, mossa che i fedeli del luogo hanno definito “una provocazione”. La congregazione protestante della chiesa Jinjia’er è infatti impegnata da tempo per impedire la rimozione della croce dal tetto dell’edificio di culto. Lo riporta Radio Free Asia.

I monaci sono entrati in chiesa e hanno iniziato a cantare protetti dalla polizia locale. I fedeli erano nel frattempo impegnati in un sit-in per impedire l’accesso della squadra di demolizione. Una fonte anonima dice: “Siamo cristiani protestanti, e mandare dei buddisti a cantare sutra è una provocazione. Hanno bloccato la porta principale, e la polizia ha dichiarato che avrebbero arrestato chiunque avesse bloccato i monaci con l’accusa di disturbo alla quiete pubblica”.

Il tentativo, prosegue la fonte, “è di farci arrabbiare in modo da spostarci dal sit-in. Pensano che chiunque si oppone alle loro decisioni sia un traditore o voglia rovesciare il Partito comunista”. Nonostante l’incidente sia stato ripreso e lanciato sui social network, le autorità sono riuscite a cancellarne ogni traccia.

Dal 2013, da quando si è stabilito che il Zhejiang sarà un'area di grande sviluppo economico entro il 2020, è stata lanciata una politica volta ad "abbellire" la regione eliminando le strutture illegali. La campagna è chiamata delle "Tre revisioni e una demolizione", indicando così la percentuale di edifici da distruggere, recuperando terreni da utilizzare per un ricco sviluppo edilizio. Secondo il governo provinciale le demolizioni riguardano tutte le comunità e luoghi privati in modo indistinto. Ma è un fatto che la campagna sta prendendo di mira soprattutto i luoghi cristiani.

I fedeli fanno notare che gli avvisi di distruzione sono iniziati a circolare dopo che Xia Baolong, segretario del Partito del Zhejiang all'inizio dell'anno, ha compiuto un'ispezione e ha notato a Baiquan una chiesa con una croce che svettava in modo "troppo evidente" e offensivo alla vista. Vedendo poi in altre città una selva di croci nello skyline, ha dato ordine di "rettificare" quella visione. Da allora, demolire le croci, distruggere statue e radere al suolo chiese è divenuto l'impegno più cospicuo del Partito.

La comunità cristiana non è rimasta a guardare. Lo scorso 24 luglio il vescovo cattolico mons. Vincent Zhu Weifang di Wenzhou, quasi novantenne, e 26 sacerdoti della sua diocesi hanno manifestato davanti alla sede del governo della città per chiedere la fine del programma. Alcune comunità protestanti hanno invece preparato un lungo memorandum che definisce la campagna “poco più di uno scherzo malriuscito”.

Nei giorni scorsi, infine, la comunità cristiana – cattolici e protestanti insieme – hanno lanciato la campagna “Costruisci in casa e porta la croce” per rispondere “in maniera pacifica, non violenta e assolutamente rispettosa della legge” alle continue demolizioni. 

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