Zarif: in Medio oriente gli Stati Uniti sostengono ‘dittatori, tagliagole ed estremisti’
Nel discorso sullo stato dell’Unione Trump attacca Teheran. Per Washington è “il Paese al mondo che più di tutti sponsorizza il terrorismo di Stato”. Immediata la replica iraniana: le politiche Usa hanno solo “portato rovina alla nostra regione”. E ricorda i progressi compiuti dalla Repubblica islamica e la presenza di una comunità ebraica.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Gli Stati Uniti sono i primi sostenitori di “dittatori, tagliagole ed estremisti” in Medio oriente. È quanto ha affermato oggi in un tweet il ministro iraniano degli Esteri Mohammad Javad Zarif, in risposta alle parole pronunciate ieri dal presidente Usa Donald Trump durante il tradizionale discorso sullo stato dell’Unione.
Negli ultimi mesi si è registrata una escalation della tensione fra Washington e Teheran. Alla base dello scontro la decisione di Trump del maggio scorso di ritirarsi dall’accordo nucleare (Jcpoa) voluto da Obama, introducendo le più dure sanzioni della storia contro Teheran.
Una decisione che ha provocato un significativo calo nell’economia iraniana - confermato da studi Fmi - e un crollo nel petrolio, obiettivo della seconda parte delle sanzioni in vigore dal 4 novembre. Di recente attivisti, intellettuali e leader religiosi hanno lanciato una campagna contro la politica “belligerante” della Casa Bianca verso la Repubblica islamica.
“L’ostilità degli Stati Uniti - scrive il capo della diplomazia di Teheran - l’ha spinta a sostenere dittatori, tagliagole ed estremisti”, che hanno solo “portato rovina alla nostra regione” mediorientale. A provocare l’attacco di Zarif, le parole pronunciate da Trump secondo cui l’Iran “è il Paese al mondo che più di tutti sponsorizza il terrorismo di Stato”. L’inquilino della Casa Bianca ha quindi aggiunto che la sua amministrazione ha agito in modo deciso per contrastare Teheran.
“È un regime radicale” ha dichiarato Trump, che “fa cose molto cattive”. “Non volteremo lo sguardo - ha aggiunto - davanti a un regime che canta ‘morte all’America” e minaccia di genocidio il popolo ebraico”. Di per sé, le parole di Trump si attagliano alla perfezione al periodo della presidenza di Mahmud Ahmadinejad (2005-2013). La retorica anti-Usa e anti-sionista è pressocché scomparsa con l'attuale presidenza di Hassan Rouhani.
Immediata la replica del ministro iraniano degli Esteri, il quale ha snocciolato i progressi compiuti in questi 40 anni dalla Repubblica islamica, al cui interno vi è una nutrita comunità ebraica. Lo scorso anno in occasione del Nuovo Anno lo stesso Zarif aveva rivolto un messaggio di auguri, rimarcando la distinzione fra popolo ebraico e Stato di Israele.
04/09/2019 08:54