Youhanabad, in un libro le storie delle famiglie cristiane ferite
Il volume "Inno di speranza" di Anee Muskan racconta le storie dei fedeli finiti in carcere nel 2015 dopo le violenze che seguirono la strage contro due chiese compiute da altrettanti kamikaze provocando 27 morti. Assolti solo nel 2021 hanno vissuto anni di sofferenza, "ma anche nella miseria hanno testimoniato il Vangelo".
Lahore (AsiaNews) - La vita delle famiglie dei cristiani pachistani segnata dalla tragica vicenda dell’attentato di Youhanabad, nel marzo 2015, è al centro di "Inno di speranza", un nuovo libro della giovane scrittrice cristiana Anee Muskan.
Il 15 marzo 2015 due kamikaze talebani si fecero esplodere nel quartiere cristiano di Lahore, all’ingresso di due chiese causando la morte di 27 persone e il ferimento di altre 70. In reazione a quel gesto alcuni cristiani fermarono e uccisero - in un gesto condannato da tutti i leader cristiani - due musulmani sospettati di essere anche loro tra gli autori o i complici degli attentatori. Mentre la polizia non ha mai arrestato i mandanti degli attacchi terroristici, in carcere sono finiti i membri della comunità cristiana, accusati anche di sommossa, danneggiamento di proprietà pubblica e incendio. Solo nel 2020 queste 41 persone furono assolte e rilasciate.
Da un’idea di Sir Atta-ur-Rehman Saman, vice direttore della Commissione Nazionale per la Giustizia e la Pace, il libro “Inno di Speranza” racconta il caos che seguì le famiglie dei prigionieri di Youhanabad. “Tutti noi conosciamo i martiri e coloro che sono stati celebrati come eroi”, rivela Anne, ma quanto seguì le esplosioni “è rimasto nascosto per gli ultimi 6 anni”. “Dovevo rendere giustizia ad ogni storia e ad ogni protagonista” di quel giorno, continua la giovane, e così “grazie alla Commissione Nazionale per la Giustizia e la Pace, in due anni abbiamo visitato e intervistato 17 famiglie che stavano condividendo la stessa sofferenza”.
Dopo anni, l'eco della duplice esplosione risuonava ancora nelle vite di queste famiglie e “raccontare le loro storie non è stato facile”, osserva l’autrice. Nonostante la sofferenza ormai intrecciata nella loro vita, “era come se i parenti delle vittime sfilassero con un inno di speranza” racconta Anne, spiegando l’origine del titolo. “Anche nella miseria” aggiunge “ho identificato un raggio di speranza”.
Una persona in particolare è stata il barlume di speranza per i famigliari: p. Emmanuel Yousaf Mani. "Fin dall'inizio è stato sempre al loro fianco, anche dopo il rilascio dei prigionieri”, spiega Anne, che ha ricevuto così “un’importante lezione di vita”. “La passione e la devozione di p. Emmanuel riflettono la vera natura del cristianesimo. Scrivendo questo libro ho imparato da lui che cosa significhi vivere il Vangelo nella concretezza della vita di reale”.
Chi leggerà “Inno di Speranza” dovrà “aspettarsi montagne russe di emozioni e preparare dei fazzoletti”, conclude l'autrice, che si augura di essere riuscita a sottolineare la sofferenza e la miseria sopportati da queste famiglie.
29/09/2022 14:01