Yangon: allarme Covid-19, muore il vescovo di Pathein
Mons. John Hsane Hgyi è deceduto a causa del virus. Ieri più di 6mila casi, ma i medici sostengono che i contagi siano molti di più. Le diocesi si sono riconvertite in ospedali. La giunta annuncia rilascio di alcuni detenuti per contenere la diffusione del coronavirus nelle carceri sovraffollate: secondo gli attivisti è una scusa per imprigionare altri oppositori politici.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) - È morto oggi per il Covid-19 mons. John Hsane Hgyi, vescovo di Pathein, nel sud del Myamar. Lo ha riferito p. Florence Aung Kyaw Oo, cancelliere della diocesi, con un messaggio a Radio Veritas Asia, esprimendo il proprio cordoglio: “Siamo tutti rattristati e sconvolti dalla notizia del ritorno alla casa eterna del nostro padre vescovo”.
Il presule di 68 anni soffriva di diabete e aveva contratto il coronavirus all’inizio di questa settimana. Era stato nominato vescovo di Pathein nel 2003. Solo oggi si sono contati 247 decessi per il morbo polmonare; ieri si sono registrati più di 6mila nuovi casi secondo i dati ufficiali della giunta militare, ma i medici birmani sostengono che i numeri del governo siano inferiori ai dati reali.
L’estensione della pandemia è difficile da rilevare perché vengono effettuati solo tra i 12 e i 15mila tamponi al giorno, spiegano gli esperti sanitari. Il Centro Usa per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdcp) ha di recente inserito il Myanmar tra i Paesi con il più alto tasso di pericolosità per quanto riguarda la diffusione del virus.
Al fine di contenere l’aumento di contagi, sono stati vietati i viaggi da un villaggio all’altro, mentre ieri la giunta militare ha annunciato che verranno rilasciati alcuni detenuti imprigionati prima di febbraio per evitare che il virus si diffonda nelle carceri sovraffollate. L’esercito non ha fornito ulteriori dettagli riguardo al rilascio; secondo gli attivisti dell’Assistance association for political prisoners potrebbe essere un escamotage per colpire chi si oppone al Tatmadaw: “Mi fa pensare che stiano liberando spazio all'interno delle prigioni in modo da poter detenere un numero maggiore di oppositori politici”, ha detto un responsabile della ong a Myanmar Now
Nel frattempo gli ospedali cattolici si stanno attrezzando per ospitare i pazienti che non trovano posto nelle strutture sanitarie pubbliche. I pazienti meno gravi vengono infatti respinti e la maggior parte della popolazione è costretta a curarsi in casa e procurarsi in maniera indipendente medicinali e ossigeno. Nella diocesi di Loikaw, nello Stato di Kayah, una piccola clinica gestita dalla Caritas all'interno del complesso della cattedrale è stata convertita in un ospedale da campo. “Chirurghi, medici, infermieri, operatori sanitari, volontari e religiosi stanno offrendo il loro aiuto gratuitamente per i malati”, ha raccontato p. Celso Ba Shwe, amministratore apostolico della diocesi.
Dopo il golpe dei militari del primo febbraio, diversi medici si sono uniti al movimento di disobbedienza civile, rifiutandosi di lavorare negli ospedali controllati dall’esercito. Un medico che ha parlato con Radio Free Asia in condizioni di anonimato ha affermato che la situazione è destinata a peggiorare perché il sistema sanitario è collassato: “Pochissimi operatori sanitari saranno ancora disponibili a lavorare. Se non si agirà al più presto si creerà una situazione molto preoccupante”.
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