Yangon, liberati gli attivisti e studenti intrappolati; 40 arrestati (FOTO)
La maggioranza degli arrestati sono studenti universitari. La popolazione ha cercato di distrarre i militari dalle ricerche. Manifestazioni a North Okkalapa (Yangon), Loikaw, Pekhon, Monywa. A Loikaw un sacerdote ha cercato di fermare i militari. Revocate le licenze a cinque media. Raid nelle redazioni.
Yangon (AsiaNews) – Dopo una notte passata nel quartiere di Sanchaung, bloccati dalle forze di sicurezza ad armi spianate, questa mattina la maggior parte di attivisti e studenti intrappolati è riuscita a fuggire. Secondo diverse testimonianze, i soldati si erano ritirati verso le 6 del mattino. Ma non tutti sono liberi. I social riportano la lista di 40 persone, in maggioranza studenti della East Yangon University, che sono state arrestate (foto 2).
Ieri, nel tentativo di ridurre la pressione sugli attivisti a Sanchaung, diversi gruppi hanno organizzato manifestazioni improvvisate per distogliere le forze dell’ordine.
Fino ad ora la giunta ha fatto uccidere oltre 60 persone e fatto arrestare almeno 2mila. Ma la violenza come deterrente sembra non fermare la popolazione. Anche oggi si registrano manifestazioni in molte città. A North Okkalapa (Yangon), gli studenti universitari di medicina hanno chiesto la liberazione del ministro del governo democratico Zaw Wai Soe (foto 3). A Loikaw, un sacerdote, per evitare che la polizia facesse violenza contro i manifestanti, è andato a trattare con loro (foto 1). A Pekhon la comunità cattolica ha organizzato una processione eucaristica. Il regime ha posto il divieto di ogni raduno con più di cinque persone, ma alla processione si sono radunati in centinaia. Altre centinaia hanno manifestato a Monywa (foto 4).
A causa dello sciopero generale e del movimento di disobbedienza civile, l’economia del Paese è nel caos e questo spiega la frustrazione della giunta militare. Oltre a un livello di violenza sempre più alto, ieri, il governo militare ha revocato la licenza a cinque giornali ed agenzie locali: Mizzima, DVB, Khit Thit Media, Myanmar Now e 7Day News. Fino ad ora queste erano riuscite a seguire e diffondere articoli, foto e filmati sulle proteste.
In una dichiarazione pubblicata su Facebook, Mizzima dice che essa “continuerà a combattere contro il colpo di Stato militare pubblicando e diffondendo attraverso piattaforme multimedia”.
Prima della revoca, Myanmar Now ha diffuso la notizia che il loro ufficio nel centro di Yangon aveva subito un raid dei militari e della polizia. Computer, altri strumenti e dati sono stati sequestrati.
10/03/2021 10:08